Alzheimer, proteina Kibra potrebbe restituire la memoria
La malattia di Alzheimer e il suo impatto sulla memoria e la cognizione, è al centro di una ricerca che potrebbe rivoluzionare le terapie. Gli scienziati del Buck Institute for Research on Aging, in collaborazione con l’Università della California e di New York, hanno intrapreso una strada nuova, focalizzandosi sulla proteina Kibra. L’obiettivo è invertire i problemi di memoria associati alla malattia neurodegenerativa, che colpisce almeno 600 mila pazienti solo in Italia.
Alzheimer e ruolo della proteina Kibra
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul “Journal of Clinical Investigation“. Lo studio, al momento condotto sui topi, fa emergere il ruolo della proteina Kibra nella formazione dei ricordi e nella funzione delle sinapsi, le connessioni vitali tra i neuroni. La ricerca apre prospettive nuove su come intervenire sulle sinapsi danneggiate, al fine di restituire la memoria ai pazienti di Alzheimer.
Ricerca su Tau e Beta-Amiloide
Questa patologia neurodegenerativa rappresenta la prima forma di demenza nel mondo. Attualmente, molte iniziative di ricerca si concentrano sulla riduzione delle proteine tossiche, tau e beta-amiloide, nel cervello per rallentare il progredire della malattia. Sebbene alcune terapie monoclonali che prendono di mira l’accumulo di queste proteine tossiche siano già state approvate in America, i risultati sono ancora controversi. Il team guidato da Tara Tracy ha deciso di esplorare una via diversa, concentrandosi sul ripristino della memoria e delle sinapsi.
Proteina necessaria per formare i ricordi
La proteina Kibra, carente nei cervelli affetti da Alzheimer, è stata individuata come essenziale per la formazione dei ricordi attraverso le sinapsi. Il team di ricerca ha rilevato che livelli più bassi di Kibra sono associati a un deterioramento del dialogo tra neuroni. I ricercatori hanno anche notato una correlazione significativa tra i livelli di tau e Kibra nel liquido cerebrospinale, suggerendo un ruolo fondamentale di questa proteina nell’influenzare tau nel cervello.
Kibra come Biomarcatore
Misurando le concentrazioni di Kibra nel liquido cerebrospinale umano, gli scienziati hanno scoperto una correlazione tra livelli più alti di Kibra e una maggiore gravità della demenza. Questo ha portato alla considerazione di Kibra come un potenziale biomarcatore di disfunzione sinaptica e declino cognitivo, offrendo nuove prospettive per la diagnosi e il monitoraggio dell’Alzheimer.
Ripristino della memoria
Attraverso esperimenti su topi con una versione funzionale ridotta di Kibra, i ricercatori hanno osservato un’inversione del deterioramento della memoria associato all’Alzheimer. Nonostante Kibra non risolva l’accumulo di proteina tau tossica, il suo potenziale nel ripristinare la funzione sinaptica e la memoria è stato confermato dai risultati.
Alzheimer, prospettive future e sfide
Sebbene la ricerca sia ancora in fase preclinica, i risultati danno speranza per trattamenti mirati e più efficaci contro l’Alzheimer. Tuttavia, la strada verso sperimentazioni umane è ancora lunga. Insieme ad altre terapie in sviluppo, la possibilità di utilizzare Kibra per riparare le sinapsi rappresenta una nuova frontiera nella lotta contro questa malattia.