Cancro. Chi è più povero ha un rischio di morte del 20% in più
Secondo nuove ricerche chi è più povero, anche se in regime di Ssn con cure gratuite, ha un rischio di morte per tumore più alto del 20%. La sopravvivenza media della popolazione italiana affetta da malattie neoplastiche è aumentata nel corso degli anni. Secondo il più recente rapporto AIOM – AIRTUM sui Tumori in Italia, nel 2015 le persone vive dopo una diagnosi di tumore erano 3.037.127, ovvero circa il 5% dell’intera popolazione italiana, con una sopravvivenza media a cinque anni dalla diagnosi di un tumore maligno del 57% fra gli uomini e del 63% fra le donne. Parallelamente, cresce la ricerca sui nuovi farmaci oncologici, che rappresentano il 30% del totale.
Al problema delle lunghe attese per i farmaci innovativi, si accompagna il problema della cosiddetta “tossicità finanziaria” che rappresenta un problema noto già da vari anni negli Stati Uniti, dove la compartecipazione diretta dei pazienti (out-of-pocket ovvero di tasca propria) alla spesa per i farmaci antineoplastici è sotto accusa, per via dell’aumento smisurato dei costi. Nel corso degli anni, sono molti gli studi che hanno dimostrato come i problemi economici incidano in maniera negativa sulla qualità della vita dei pazienti americani e sono anche stati recentemente pubblicati dati che dimostrano come i pazienti oncologici americani che si dichiarino in bancarotta abbiano un rischio di morte aumentato di circa l’80% rispetto a quelli che non hanno problemi economici.
In Italia, pur essendo in regime di SSN che non prevede compartecipazione alla spesa per farmaci antineoplastici, secondo il Rapporto Favo, si sono riscontrati dati simili, seppure con effetti di dimensioni minori a quanto avviene negli Stati Uniti.
In particolare, in un pool di 16 sperimentazioni (3670 pazienti) in cui era stato utilizzato uno strumento che indaga i problemi economici, è stato riscontrato che per i pazienti con difficoltà economiche alla diagnosi, la terapia ha meno probabilità di produrre l’auspicato beneficio in qualità della vita, e che per i pazienti che peggiorano i propri problemi economici durante la terapia vi è un rischio di morte più elevato del 20 per cento.