Sarebbe da imputare alla carenza di iodio (quasi assente nelle regioni di montagna perché proprio quest’ultime per la loro posizione geografica ne impediscono la circolazione) e alle cattive abitudini alimentari (troppo formaggio grasso ad alto contenuto di lattosio, molti salumi e piatti calorici) la bassa aspettativa di vita degli abitanti della Valle d’Aosta. A confermarlo sono i dati forniti dall’Osservatorio salute dell’istituto Superiore di Sanità che ha classificato la Valle d’Aosta al quartultimo posto per longevità, seguita solo da Siclia, Calabria e Campania. Se la media nazionale dell’aspettativa di vita è 82,5 anni e 83 nel nord del Paese, in Valle d’Aosta è di 80,2 anni, quanto quella degli abitanti del sud Italia. Una cifra così bassa non si registrava dall’immediato dopoguerra.
Il Trentino Alto Adige, con 84,1 anni, è la regione con l’aspettativa di vita più alta mentre quella con l’aspettativa più bassa è la Campania con 80,1 anni. In Valle d’Aosta ad incidere su questo dato è anche l’alto tasso di tumori, molti dei quali, ancora senza cura, provocati in particolare dal frequente uso di alcool e fumo.
Al sud, dove il numero di decessi causato da tumori è più alto che al nord, si fa ancora troppo poca prevenzione e sono poche anche le campagne dedicate al miglioramento della qualità della vita. Ma in Valle d’Aosta le cose sono diverse. Qui, molto è stato fatto e da quindici anni gli enti pubblici (Ulss Valle d’Aosta in particolare) e associazioni dedicano in modo sistematico risorse e tempo ad iniziative e programmi di prevenzione. Ecco perché, questa attività, ancora di più in contesti dove altri fattori anche naturali intervengono maggiormente sulla salute, diventano strumento fondamentale per abbassare il rischio di mortalità prima dei 65 anni.