Ora che il virus non è più un pericolo da guardare al Tg e l’Italia intera è costretta a fare i conti con l’emergenza, come si può convivere con l’epidemia della paura? Non è semplice gestire l’ansia generata da un nemico che non si riesce a vedere e contro il quale non esistono armi efficaci. Per David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, visualizzare tre concetti può essere d’aiuto. «In primo luogo, esistono comportamenti protettivi efficaci. Secondo, la maggior parte delle persone ha solo conseguenze modeste e, terzo, non si deve mai dimenticare che è possibile gestire la paura. Anzi, un giusto atteggiamento psicologico ci aiuta ad avere una paura che ci spinge a fare le cose giuste». Uno dei problemi più sentiti è dato dalla perdita della quotidianità. «Viviamo in un contesto di emergenza e dobbiamo capire cosa comporta sul piano sociale e psicologico ma può aiutarci a far crescere la solidarietà: proteggere gli altri e noi stessi è qualcosa che va di pari passo. Vinceremo questa battaglia se sapremo affrontarla come comunità, non come singoli». Lazzari aggiunge che c’è poi un’emergenza mediatica alla quale si deve fare fronte. «In passato ci sono state epidemie più gravi, ma hanno avuto meno amplificazione perché non c’erano i social. Esporsi troppo alle notizie negative genera uno stato di allarme permanente nell’organismo.
È bene informarsi, ma usiamo le tecnologie per passare ore positive, per condividere qualcosa con i nostri cari in questi giorni di forzata permanenza in casa». C’è poi uno strano risvolto, in alcuni la crisi sembra aver alleviato ansie e fobie pregresse. È un po’ quello che si potrebbe definire “effetto dinosauro”. Per usare le parole di Lazzari: «Una minaccia più grande che rimpiazza quelle più piccole. L’adrenalina che nasce da questa emergenza può mettere in secondo piano le ansie con cui conviviamo di solito. Ma il fenomeno non vale per tutti, in alcuni casi capita il contrario, le persone si sentono ancor più intrappolate». Ed è proprio un’indagine realizzata dall’Ordine nazionale degli psicologi che è emerso che il 75% degli italiani dice che è stressato per questa emergenza. È importante non vergognarsi a chiedere aiuto quando serve. Una riflessione condivisa da Rossella Aurilio, presidente della Società italiana di psicologia e psicoterapia relazionale (Sippr). Aurilio spiega che anche solo dover vivere in un ritmo e in un tempo diverso dal solito è qualcosa che sta generando grandi ansie. «Non è facile starsene faccia a faccia con il proprio io. Credo però che sia anche un’opportunità perché la nostra routine spesso non ce lo consente. O peggio, siamo noi che cerchiamo di sfuggire a questo confronto».
La presidente Sippr ribadisce che alcune personalità, soprattutto con tratto ansioso, hanno difficoltà a guardarsi dentro. «Sono donne e uomini che hanno la giornata sempre molto piena e ben organizzata, proprio per sfuggire a quella sottile angoscia legata al dover avere a che fare con la parte profonda di sé». Il problema è che oggi, e chissà per quanto, stare a casa è la sola scelta sensata. La sola opzione. Dunque, come fare? «Dentro di noi albergano grandi risorse: dobbiamo andare oltre il disagio iniziale, riattivare le reti relazionali. In questo momento – prosegue Aurilio – le relazioni familiari tornano in primo piano e questo può essere un bene». Il passaggio successivo deve essere quello di ritrovare attraverso il dialogo e la convivenza, anche se “forzata”, una sintonia perduta.
E poi ci sono i social che in questa fase possono essere, se usati bene, di grande aiuto. «Abbiamo la possibilità di essere vicini gli uni agli altri come mai prima. Questo virus sta riuscendo nell’impresa di far diventare veramente sociali i social. Abbiamo sempre parlato della solitudine della rete, oggi che siamo isolati nelle nostre case la rete ci avvicina». La cura per ansie e paure, comprensibili visto il momento, è insomma quella di condividere. La Sippr sta attivando dei numeri di ascolto legati all’emergenza in ciascuna sede regionale. «Una linea che cercherà di dare un sostegno – conclude Aurilio – a chi soffre, a chi ha bisogno di avere un confronto e un conforto per le ansie generate dalla pandemia. Non perdiamo mai di vista una certezza: questa crisi finirà presto».
Fonte: Il Mattino – Speciale Salute & Prevenzione