Fatto il vaccino la domanda che tutti si pongono è: “Avrò sviluppato gli anticorpi”. Già, perché al di là dell’efficacia dei vaccini, sulla quale ormai non ci sono più dubbi, c’è da valutare la risposta immunitaria di ciascuno. O almeno, questo è ciò che pensano i più. Ecco perché a distanza di qualche settimana dalla seconda dose (o della prima nel caso di un monodose) sono in molti a sottoporsi al prelievo di sangue per il test. Ma è una scelta sensata? Secondo molti esperti, il parere non è unanime, sottoporsi ad un sierologico non è sbagliato, ma l’esito non può essere considerato dirimente, perché la protezione dall’infezione non è legata solo all’azione degli anticorpi, ma dalla cooperazione con altri tipi di meccanismi, come la memoria cellulare.
I TEST
A confondere ancor più le acque c’è il fatto che in commercio si trovano oggi moltissimi test diversi, da quelli rapidi a quelli da eseguire presso i laboratori diagnostici, e non tutti hanno la stessa valenza. La corsa ai sierologici, va detto, non è cosa che riguarda solo l’Italia, anche negli USA i cittadini hanno fatto incetta di questi test, facendo crescere un business da milioni di dollari. Il fenomeno è tanto diffuso da spingere l’FDA a pubblicare un avviso per dissuadere gli utenti ad abusare di queste verifiche. Ecco la raccomandazione: «La FDA ricorda i limiti dei test sierologici nelle persone che hanno ricevuto la vaccinazione. Possono giocare un ruolo importante nell’identificare persone che possono aver avuto l’infezione da Sars-CoV-2. Tuttavia non va utilizzato per misurare l’immunità o la protezione contro il Covid-19, specialmente dopo aver ricevuto il vaccino». Insomma, sull’utilità di sottoporsi ad un sierologico dopo aver fatto un vaccino gli esperti sembrano divisi.
ANTICORPI NEUTRALIZZANTI
Una buona notizia, da prendere però con le pinze, arriva da un importante studio pubblicato su Nature Medicine. Secondo questa ricerca, la quantità di anticorpi neutralizzanti sviluppati in seguito a un vaccino anti-covid o a una guarigione naturale è altamente predittiva del livello di protezione immunitaria che si avrà nel tempo. A breve potrebbe insomma bastare una semplice analisi del sangue per capire come la copertura offerta dai vaccini cambi nel corso dei mesi, quanto a lungo un guarito si possa considerare protetto da nuove infezioni, o quanto un nuovo vaccino ancora in fase di test sia efficace contro la CoViD-19.