Tempo di lettura: 4 minutiSi fa un gran parlare di prevenzione, ma troppo spesso non si riesce ad andare oltre le raccomandazioni e le dichiarazioni di intenti. Da un lato le istituzioni, che non sempre riescono a mettere in piedi programmi di prevenzione omogenei su tutto il territorio nazionale; dall’altro i cittadini, che non essendo mai stati formati sul valore del “prendersi cura della propria salute” non hanno realmente interiorizzato questa esigenza. In un contesto così frammentato, la prevenzione diventa più che altro un complicato puzzle di analisi e controlli realizzati in maniera casuale ed estemporanea. Ecco perché sta facendo molto discutere e sta suscitando grande interesse una proposta lanciata dal network editoriale PreSa – Prevenzione e Salute, indirizzata alla ministra Giulia Grillo e al ministro per l’Istruzione Marco Bussetti. In cosa consiste l’idea? Introdurre la figura del medico in classe, coinvolgendo gli specializzandi in medicina e chirurgia, per insegnare ai ragazzi a prendersi cura di loro stessi ed educarli per l’appunto alla prevenzione, indirizzandoli in maniera concreta verso stili di vita e comportamenti sani.
Costo zero
Aspetto interessante di questa proposta è nella sua sostenibilità economica, perché non comporterebbe oneri aggiuntivi per le casse dello stato e non finirebbe per gravare sugli insegnanti. I medici specializzandi delle università italiane potrebbero dedicare una piccola parte del percorso formativo alla promozione della salute nelle scuole. Al di là di quelle che sono le patologie tipiche dell’età giovanile (infezioni respiratorie, infezioni delle vie urinarie e gastroenteriti per i giovanissimi) esistono molte malattie che tenderanno a svilupparsi nel corso della vita proprio a causa di pessimi stili di vita. Malattie sulle quali si può giocare d’anticipo grazie alla cultura della salute.
L’opinione dei medici
Annalisa Passariello, ricercatore alla Federico II di Napoli e specialista in Oncologia pediatrica, vede il progetto con favore. «Partire dalle scuole è una buona idea – dice – perché oggi le criticità sono molte. Nel nostro paese si è fatto e si fa molto in termini di prevenzione, tuttavia non c’è ancora la giusta attenzione verso le malattie croniche e le patologie neurodegenerative, che coinvolgono moltissime persone. Agire sin dall’infanzia per trasmettere messaggi corretti potrebbe fare la differenza. Penso all’obesità giovanile, che in Campania è un problema già a partire dall’età scolare». La pediatra spiega che grandi resistenze arrivano da parte dei familiari e superata la pubertà, è molto difficile che un ragazzino possa rimettersi in linea con il peso. «Un bambino al quale viene insegnato il valore della prevenzione – aggiunge – può essere un bambino che educa i genitori e la famiglia. Non sarà la panacea di tutti i mali, ma, ma sarebbe un buon inizio».
Il percorso
Passariello è convinta che il medico in classe sia un progetto da sposare, ma solo se strutturato per gli specializzandi come parte specifica di un percorso di formazione. «Dovrebbe coinvolgere – precisa – gli specializzandi che abbiano scelto branche connesse con le problematiche dell’infanzia e dell’adolescenza». Quanto alle forze in campo, il Miur per il 2018 ha comunicato un aumento dei posti disponibili per le specializzazioni rispetto all’anno scorso: si è passati da 6.676 a 6.934. Di questi sono 6.200 quelli finanziati con risorse statali; 640 sono finanziati da fondi regionali e 94 con risorse di altri enti pubblici o privati.
Educare alla salute
Convinto che «la promozione della dimensione positiva della salute sia sempre di più una necessità irrinunciabile», Anche il professor Italo Angelillo, ordinario di Igiene alla Scuola di Medicina e Chirurgia all’università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, ritiene che «fronteggiare le malattie non basta», si deve lavorare «per recuperare il ruolo della persona nella gestione della propria salute. E’ necessario, quindi, un percorso educativo che, attraverso la conoscenza induca comportamenti coerenti con un modello di vita improntato al benessere». Angelillo, che e anche direttore del dipartimento di Medicina Sperimentale alla Vanvitelli sposa l’idea di un intervento precoce, già dai primi anni di vita. Unico «strumento idoneo a sviluppare nelle nuove generazioni l’attenzione verso i fattori dai quali dipende il benessere individuale e della collettività». Dunque, la scuola come «luogo ideale in cui poter maturare convinzioni, opinioni, conoscenze, atteggiamenti e abitudini e per instaurare un dialogo sulla salute e sui corretti stili di vita». La presenza del medico in classe, attraverso il continuo rapporto coni ragazzi, avrebbe proprio l’obiettivo di facilitare la diffusione dei messaggi di prevenzione.
Stili di vita
«E’ dimostrato – prosegue Angelillo – che un numero limitato di comportamenti contribuisce in larga misura a determinare alcune tra le maggiori cause di morte, come le malattie cardiocircolatorie, il cancro e gli incidenti. Questi comportamenti, spesso maturati in giovane età, comprendono il consumo di tabacco, di sostanze psicotrope, di alcol, le diete non salutari, un’attività fisica e comportamenti sessuali inadeguati. Il medico in classe può fornire nozioni attraverso un processo formativo e non informativo, coinvolgendo l’alunno con un’interazione attiva. In particolare, per la lotta ai danni dal tabagismo, la migliore strategia è la prevenzione. Le morti e le malattie fumo-correlate, tuttavia, sono prevedibili e prevenibili e si conosce, infatti, quali danni provoca l’uso di tabacco e come fare per evitarne le conseguenze». Angelillo sottolinea quanto sia importante anche l’attività fisica nella prevenzione di molte malattie cronico-degenerative: malattie cardiovascolari, malattie respiratorie, obesità, diabete mellito, osteoporosi e alcune forme di cancro. Un altro esempio è l’educazione alimentare, che deve mirare a promuovere stili di vita corretti al fine della prevenzione dell’obesità infantile e, di conseguenza, delle patologie cronico-degenerative. Infine, conclude Angelillo, «la promozione della salute sessuale e l’adozione quindi di comportamenti sicuri, per prevenire la trasmissione delle infezioni, sviluppando approcci per promuovere lo scambio di buone pratiche ed informazioni per affrontare importanti aspetti della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. L’educazione alla salute con il medico in classe deve aiutare a produrre un efficace cambiamento dei comportamenti di salute, potenziando le azioni virtuose, ma anche attuando un percorso in cui si mantenga stabile il cambiamento salutare nel proprio stile di vita».