Entrata nella storia della Scuola di Medicina e Chirurgia della Federico II di Napoli per essere la prima presidente donna, Maria Triassi ha già dato il via ad in percorso che si innesta nel solco di quanto fatto dal professor Luigi Califano, ma che punta anche a rafforzare l’innovazione e a consolidare l’interazione tra Scuola di Medicina, Ateneo e Azienda
Professoressa Triassi, qual è il rapporto tra attività assistenziale e di ricerca?
«Un rapporto inscindibile. Che deve però essere sorretto da una collaborazione tra Ateneo, Scuola di Medica e Direzione dell’Azienda. Bisogna colmare le carenze di organico e di risorse con le quali quotidianamente facciamo i conti e che compromettono la didattica e la ricerca di qualità. Ritengo sia assolutamente necessario, di concerto con gli organi accademici, tentare una ridefinizione dell’interazione, intesa come gestione condivisa per gli spazi e le risorse. In questo modo sarà possibile evitare che le scelte assistenziali vadano a sacrificare anche le attività scientifiche e didattiche che negli anni a venire vanno invece fortemente potenziate».
Chiederete anche risorse straordinarie al MIUR?
«Sì, ma puntiamo anche a fondi europei per interventi straordinari di ristrutturazione, ammodernamento tecnologico e ridefinizione di percorsi: sarà difficile ma ci dobbiamo provare. Il presupposto è un rafforzare le sinergie, che sole, possono consentire di mantenere una Sanità Universitaria all’altezza della formazione dei professionisti, di cui tanto abbiamo bisogno. Solo così si potrà ottenere un miglioramento della didattica, delle strutture, degli strumentali e del personale della Scuola di Medicina».
Quali sono le sfide che questa pandemia porterà ad affrontare?
«Oggi i grandi Atenei pubblici sono impegnati in un notevole sforzo emergenziale per garantire la didattica. Quando questo momento emergenziale sarà finito, faremo i conti con la concorrenza tra Atenei stessi e con le Università Telematiche. È necessario un forte ammodernamento della didattica, anche con l’uso di nuove tecnologie, di cui in parte la Scuola di Medicina si è già dotata (manichini, simulazioni, laboratori) ma soprattutto valorizzando, durante le lezioni, le interattività con gli studenti e valorizzando tirocini e attività pratiche. Sarà necessario anche mettere a punto strumenti di valutazione dell’efficacia della formazione: i professionisti che formiamo devono essere veramente in grado di essere eccellenti e pronti per il lavoro. Come primi obiettivi mi sono posta: 1) la valutazione di efficacia ed efficienza della didattica e del suo ammodernamento; 2) l’adeguamento degli spazi e delle strutture per le esigenze della nuova Sanità Universitaria, al servizio della scienza e della formazione».