Tempo di lettura: 3 minutiIl 30-40 per cento dei tumori circa si potrebbe evitare con una dieta varia e uno stile di vita più sano. Le abitudini più salutari avrebbero di conseguenza delle ricadute positive sull’ambiente. Che cosa ha a che fare la prevenzione dei tumori a tavola con la salute del pianeta lo ha spiegato una ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Lancet Planetary Health.
Si tratta di un legame piuttosto forte. Negli ultimi 50 anni, le modifiche dei sistemi alimentari hanno prodotto un cambiamento nutrizionale. “Il conseguente aumento dell’obesità e delle malattie non trasmissibili (inclusi tumori, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari) ha dato il via a una vera e propria crisi globale” – spiegano gli autori. “La produzione di cibo – aggiungono – lascia inoltre una grande ‘impronta’ ambientale: aumenta le emissioni di gas serra, l’uso di acqua e di suolo e contribuisce al degrado dell’ambiente”.
Il legame tra dieta e cancro
La scienza ha ormai da tempo dimostrato il legame tra dieta e cancro. Secondo le stime, ben il 30-40 per cento circa dei tumori potrebbe essere prevenuto con un’alimentazione varia ed equilibrata e uno stile di vita più sano, evitando il fumo e la sedentarietà.
Dall’altra parte è dimostrato anche il violento impatto della filiera alimentare (dalla produzione al consumo degli alimenti) sull’ambiente che ci circonda: l’agricoltura dedicata ad alimentare il bestiame degli allevamenti, è infatti responsabile di una grande percentuale delle emissioni di gas serra (fino al 25 per cento circa), del 70 per cento circa dell’uso di acqua e si estende per oltre un terzo delle terre coltivabili.
Fino ad ora pochi studi avevano indagato insieme l’impatto del cibo e dei sistemi alimentari sulla salute umana e su quella ambientale allo stesso tempo. Oggi i ricercatori della Eat-Lancet Commission, hanno definito La Dieta per la Salute Planetaria, ovvero un regime alimentare di riferimento per arrivare a proteggere la salute sia umana sia dell’ambiente.
La ricerca fa parte dello studio EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), iniziato negli anni Novanta del secolo scorso e in parte sostenuto anche da Fondazione AIRC. I ricercatori che collaborano a EPIC ancora oggi seguono oltre 500.000 persone in 10 paesi europei, alla ricerca di nuovi possibili legami tra nutrizione, cancro e, da oggi, anche salute del pianeta.
La dieta per la salute planetaria
La dieta per la salute planetaria si basa prevalentemente su alimenti di origine vegetale, quindi frutta, verdura, legumi e frutta secca. Possono essere presenti nel piatto anche proteine di origine animale (come i latticini) ma in proporzione molto minore rispetto a quelle vegetali. Infine, i ricercatori sottolineano l’importanza di fare attenzione alle quantità: il fabbisogno di calorie giornaliero dipende da diversi parametri, come età, genere e attività fisica praticata, ma in generale si raccomanda per gli adulti di non superare le 2.500 chilocalorie al giorno, perché mangiare troppo porta a pericolosi incrementi di peso e a produzione eccessiva di cibo, che spesso genera sprechi inutili e dannosi per l’ambiente. Queste stesse regole valgono anche per ridurre il rischio di ammalarsi di tumore e rispecchiano in modo quasi perfetto le raccomandazioni del World Cancer Research Fund (WCRF) per la prevenzione oncologica: mantenere il peso nella norma, prediligere una dieta a base vegetale, ridurre carne, insaccati, bevande zuccherate e alcol (con un invito a eliminare del tutto almeno alcuni di questi componenti dalla dieta, come gli insaccati o l’alcol).
Inoltre, c’è un altro fattore di rischio conseguente: i maggiori livelli di gas serra e di consumo di suolo sono infatti legati a tassi più elevati di tumori. Aderendo alle raccomandazioni della dieta EAT-Lancet, secondo i ricercatori sarebbe possibile prevenire dal 19 al 63 per cento dei decessi e dal 10 al 39 per cento dei tumori in un periodo di rischio di 20 anni. Per quanto riguarda, invece, l’impatto che avrebbe sull’ambente, le emissioni di gas serra legate alla produzione di cibo potrebbero dimezzarsi e il consumo di suolo potrebbe ridursi anche del 62 per cento.
In altre parole, la sfida per la salute umana è legata indissolubilmente a quella ambientale.