Ricerca scientifica, accesso alle terapie innovative e corretta informazione: sono alcuni dei temi che la Sanità italiana si trova ad affrontare. Il punto sulle sfide più urgenti, in vista del nuovo anno, è stato fatto al convegno “Salute e sanità: Le sfide per l’Italia nello scenario globale”. L’evento è stato promosso dalla Fondazione Mesit, e sostenuto dalle Università di Tor Vergata, di Roma Tre e da Crispel.
La pandemia ha fatto emergere molte criticità. Una delle riforme più urgenti riguarda “l’accesso a innovazioni terapeutiche che sono in grado di modificare la prognosi e la cura di molte malattie: dai tumori alla sclerosi multipla – sottolinea Marco Trabucco Aurilio, presidente della Fondazione Mesit. Tuttavia, “in Italia il primo ostacolo dei cittadini ad accedervi è la burocrazia, che non è al passo con l’innovazione”.
Sanità: disuguaglianze territoriali e liste d’attesa
Le risorse per la sanità, anche in vista degli investimenti futuri che verranno introdotti con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sottolinea Francesco Saverio Mennini, presidente Società Italiana Health Technology Assessment (Sitha),”vanno adeguate al fabbisogno”.Oggi “non sono sufficienti a risolvere problemi che spesso hanno radici lontane”. Una delle difficoltà è l’accesso alle cure che varia da regione a regione, anche per quelle oncologiche.
“La conseguenza del ritardo all’accesso a terapie e a prestazioni sanitarie – precisa Mennini – è che i cittadini sono spesso costretti a migrazioni regionali per poter esercitare un diritto riconosciuto dalla Costituzione”. Un fenomeno che si verifica soprattutto dal Sud verso il Nord del Paese.
Le sfide da affrontare nel post pandemia sono tante, ribadisce Guerino Massimo Oscar Fares, professore di diritto della Salute all’Università degli Studi di Roma Tre. Tra cui: “il mancato accesso alle innovazioni in modo uguale da parte di tutti i cittadini, le liste d’attesa cresciute ulteriormente con l’emergenza Covid”. Inoltre, resta “il problema della carenza di personale sanitario nella sanità pubblica. E ancora la lotta all’antibiotico resistenza”. Per vincere le sfide, “è necessario aumentare il finanziamento della sanità e portarlo ai livello di altri grandi paesi europei”.
Italia leader nel settore farmaceutico
L’Italia è leader nella produzione di farmaci davanti alla Germania. Tuttavia, per mantenere il primato, il nostro Paese deve superare alcune problematiche. “L’aumento del costo delle materie prime e dei prezzi dell’energia sta costituendo un freno. Soprattutto vanno superate alcune misure che regolano la spesa farmaceutica pubblica, come il payback che penalizza fortemente la competitività del settore rispetto all’industria europea”, sottolinea Marcello Cattani, presidente di Farmindustria.
Recepire il regolamento europeo sui trial clinici “è ormai un’urgenza, considerando che gli studi clinici sono un beneficio economico per il Servizio Sanitario nazionale e un beneficio concreto per i cittadini che diventano destinatari del frutto della ricerca scientifica”.
Le aziende farmaceutiche sono driver di produzione e spingono l’export italiano, come confermano i dati Istat. Tuttavia, precisa Cattani, “manca una visione strategica e politica per avere voce in Europa. Senza un salto culturale di visione strategica del settore farmaceutico saremo sempre sfavoriti rispetto a altri Paesi che credono nell’innovazione”.
Per supportare l’innovazione scientifica è essenziale “superare i limiti imposti spesso dalla burocrazia” ma anche “investire in salute uscendo dallo schema della singola legge di bilancio, legata a una programmazione a corto raggio, e invece programmare già ora per i prossimi anni”.
Il nostro Paese, spiega Guido Rasi, già direttore dell’Agenzia europea dei medicinali e dell’Agenzia italiana del farmaco, “sconta la mancata approvazione del regolamento europeo sulle sperimentazioni cliniche, ormai diventata cogente perché ostacola la nostra partecipazione a ricerche scientifiche internazionali”.
Sanità digitale
L’utilizzo dei dati è tra i punti centrali della Sanità del futuro. “La medicina digitale significa molte cose, come telemedicina, farmaci digitali, algoritmi curativi – spiega Andrea Grignolio, docente di Storia della Medicina e Bioetica all’ospedale Vita e Salute San Raffaele di Milano . “La sua implementazione è facilitata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma è possibile solo se nella popolazione c’è informazione”. Infatti, “se manca l’alfabetizzazione sanitaria e scientifica, le innovazioni non riescono a prendere e diminuisce anche l’aderenza alle terapie prescritte dal medico”.