Centinaia di foto e un solo slogan: «vorrei ma non posso». E’ l’adesione simbolica dei medici campani al Sanità Day, lo sciopero nazionale indetto per dire basta ai tagli al servizio sanitario pubblico e per protestare contro il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale. L’esigenza di organizzare una forma alternativa di sciopero è nata in Campania proprio da anni di turn over che hanno ridotto all’osso il personale. Se tutti i medici avessero deciso di incrociare le braccia non sarebbe venuta meno solo l’elezione (interventi programmati) ma anche l’emergenza. Così, molti camici bianchi si sono limitati a farsi immortalare con un cartello di protesta.
Il sindacato
Bruno Zuccarelli, segretario regionale dell’Anaao Assomed spiega che «andare avanti così non è più possibile. A livello nazionale, e ancor di più in regioni come la Campania, ci sono difficoltà organizzative che ricadono sul lavoro di tutti i giorni. In regione le dotazioni organiche sono ridotte all’osso dal blocco del turnover, in Campania anche solo cercare di applicare le regole europee sull’orario di lavoro è stato, ed è, un grosso problema. Questo per non parlare dei precari, che non vedono un futuro ma che sono chiamati a reggere le sorti dell’intero sistema. Mi chiedo se sia possibile andare avanti in questo modo, con medici che sono costretti a cumulare ore di straordinario, a lavorare notte e giorno anche in età avanzata, spesso senza la possibilità di andare in ferie e di riposare. Forse è il momento di chiederci quale sanità vogliamo per il Paese. Siamo talmente responsabili – continua Bruno Zuccarelli – che ad un richiamo all’ultimo momento del Direttore Generale dell’Istituto Pascale, per non rallentare l’attività assistenziale per i pazienti neoplastici, non abbiamo scioperato! Così però si lede un legittimo diritto costituzionale».
Liste d’attesa
Nonostante in Campania si sia registrata un’adesione responsabile, sono moltissimi gli interventi d’elezione che sono saltati. Questo significa che nelle prossime settimane gli interventi si cumuleranno a quelli in programma, creando inevitabilmente un allungamento delle liste d’attesa. Tra le situazioni al limite c’è quella del Pascale, dove la direzione generale ha scelto di precettare tutti i camici bianchi, con l’obiettivo di non creare problemi o ritardi a pazienti che sono colpiti da tumore.