L’alimentazione incide sui principali fattori di rischio cardiovascolare (diabete, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, obesità) e sugli eventi cardiovascolari (infarti del miocardio e ictus cerebrali) che, da soli, costituiscono il 20% delle morti degli europei che avvengono prima dei 65 anni. “Ma queste morti – fa notare Stefania Maggi, dell’Istituto di neuroscienze del Cnr di Padova, nonché presidente della Fdm – che possiamo a ben ragione considerare premature, sono in gran parte prevenibili anche attraverso una sana alimentazione, che, ancora una volta, vuol dire soprattutto Dieta mediterranea”. La Dieta mediterranea, infatti, continua a rappresentare un punto di riferimento imprescindibile stante le tante dimostrazioni di efficacia nella prevenzione delle malattie. A tal riguardo però, è opportuno sottolineare un aspetto che riguarda uno dei pilastri della sana alimentazione, i cereali. Se pane, pasta, riso, polenta, couscous sono alla base della sana piramide alimentare e vanno consumati quotidianamente, è anche vero che le evidenze ci suggeriscono che dobbiamo decisamente preferire quelli integrali. “I cereali integrali – continua la Maggi – oltre ad essere, come quelli raffinati, fonte di carboidrati complessi, proteine e vitamine del gruppo B, si distinguono perché, al contrario di questi ultimi, sono anche ricchi in fibre, fitosteroli e antiossidanti quali la vitamina E, le lignine e i sali minerali come magnesio e selenio”. Grazie alle fibre, i cereali integrali contribuiscono a ridurre l’ipercolesterolemia, il diabete, il sovrappeso, l’obesità, per il loro ruolo nel ridurre l’assorbimento di zuccheri e colesterolo e per il senso di sazietà dovuto al rallentamento dello svuotamento gastrico. Inoltre contribuiscono a prevenire i tumori del colon, per la facilitazione del transito intestinale, grazie ai fitosteroli che riducono l’assorbimento del colesterolo e grazie agli antiossidanti che contrastano l’azione deleteria dei radicali liberi dell’ossigeno su membrane, mitocondri e Dna.
Il ruolo dei cereali integrali. Gli studi
Innumerevoli studi dimostrano che con soli 50 grammi al dì di cereali integrali possiamo ridurre la mortalità cardiovascolare intorno al 20%, quella per tumori oltre il 10% e quella per tutte le cause intorno al 15%. “Per raggiungere questa quantità – afferma Roberto Volpe dell’Unità di prevenzione del Cnr di Roma, nonché rappresentante della Siprec e dell’Ehn – sono sufficienti solo 3 porzioni al giorno e, considerando che una porzione è rappresentata da 3-4 fette biscottate o da 3-4 cucchiai di cereali da colazione o da una fetta di pane o da un piatto di 80 grammi di pasta o riso, è ben comprensibile come non sia difficile raggiungere tale obiettivo. Eppure, nonostante i benefici, in Italia, come in molti altri Paesi europei, consumiamo solo sui 10 g di cereali integrali al giorno, ben lontani dai consigliati 50 g al giorno che, in Europa, vengono raggiunti solo dai Paesi finnoscandinavi, dall’Olanda e, recentemente, anche dalla Germania. Pertanto, tutti dobbiamo impegnarci per diffondere la cultura dei cereali integrali e il loro consumo anche in Italia e in altri Paesi europei”.
A tal riguardo, l’Unità di prevenzione e protezione del Cnr di Roma, in stretta collaborazione con altre strutture del Cnr quali l’Ibe di Bologna e l’Ispa di Bari e con la Siprec, la Fdm, l’Ehn di Bruxelles e la Wgi di Vienna, ha partecipato in questi giorni a tutta una serie di iniziative che vanno dal “7th Whole Grain Summit 2021”, al “Whole Grains: a game changer for public and planetary health” della Presidenza slovena del Consiglio dell’Unione europea 2021, al “Time4Child”, a “Scienza@Tavola” e a “Nutri-Box” del Cnr, al “Whole Grain and the Mediterranean Diet” della Fdm. “Inoltre – conclude Volpe – altrettanto importante è il lavoro che stiamo svolgendo a livello europeo sull’etichettatura degli alimenti, affinché i cereali integrali siano differenziati da quelli raffinati e valorizzati, al fine di promuoverne un acquisto consapevole e informato da parte del consumatore”.