Tempo di lettura: 3 minutiEra il 27 marzo 1992 quando l’Italia, con la legge 257/92, vietò l’utilizzo dell’amianto e la produzione di manufatti contenenti amianto, anticipando di 13 anni il divieto emanato dall’Unione Europea.
Oggi, a trent’anni dal bando, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) hanno organizzato un incontro per discutere e definire le iniziative realizzate e quelle ancora da intraprendere. I temi sono quelli di sanità pubblica connessi al tema dell’amianto.
Le vittime dell’amianto
Secondo le stime, il carico sanitario in Italia ammonta a circa 4.400 decessi annui dovuti all’esposizione ad amianto nel periodo 2010-2016: 3.860 uomini e 550 donne. Di questi, 1.515 sono persone decedute per mesotelioma maligno (più dell’80% dei mesoteliomi è causata dall’amianto), 58 per asbestosi (malattia polmonare causata da inalazione di fibre di amianto), 2.830 per tumore polmonare e 16 per tumore ovarico.
L’ISS ha anche analizzato i dati sulla mortalità precoce (prima dei 50 anni) per mesotelioma: nel periodo 2003-2016 in Italia sono stati registrati circa 500 decessi. Si tratta verosimilmente di persone che da bambini hanno vissuto in aree italiane contaminate da amianto e/o che sono stati esposti indirettamente a fibre di amianto in ambito domestico a causa delle attività professionali dei genitori o connessa ad attività ricreative. Questi casi rappresentano il 2,5% del totale dei decessi per mesotelioma nello stesso periodo.
Il monitoraggio attivo
Dai primi anni ’90, l’ISS fa un’attività di sorveglianza epidemiologica della mortalità per mesotelioma a livello comunale sull’intero territorio nazionale.
Dal 2002 è attivo presso l’INAIL il Registro Nazionale dei Mesoteliomi (ReNaM) che, attraverso i Centri Operativi Regionali, fa una costante attività di registrazione, monitoraggio e sorveglianza epidemiologica dei soggetti con mesotelioma.
Nel 2016 è stato istituito un Tavolo inter-istituzionale presso la Presidenza del Consiglio, nell’ambito del quale il Ministero della Salute ha coordinato il Nucleo Tecnico Amianto – Gruppo “Salute”. Durante i lavori del Gruppo è emersa l’esigenza di una condivisione di dati epidemiologici delle diverse fonti informative accreditate e la necessità di una corretta informazione sull’attuale carico di malattie amianto-correlate nel nostro Paese.
Al fine di rispondere a tali quesiti e fornire una stima del carico di malattie amianto-correlate in Italia è stato istituito un Gruppo di lavoro inter-istituzionale ad hoc, coordinato dall’ISS, che ha operato negli ultimi anni attraverso l’integrazione delle banche dati disponibili a livello nazionale (mortalità causa-specifica dell’ISS e incidenza mesoteliomi del ReNaM) e il loro utilizzo sulla base delle conoscenze epidemiologiche sviluppate nell’ambito di studi sulla popolazione generale e sui lavoratori ex-esposti ad amianto.
“Molto è stato dunque fatto – sottolinea il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro – tuttavia, dai dati epidemiologici emerge il perdurare di un carico di malattie attribuibili ad esposizioni ad amianto nel nostro Paese, evidenziando che le esposizioni passate e l’amianto residuo rimangono un problema di sanità pubblica sul quale è urgente intervenire. L’esperienza e la cultura dell’amianto maturate in Italia possono inoltre essere certamente d’esempio per i numerosi paesi dove l’amianto è ancora in uso”.
Oltre a fornire un aggiornamento sulle attività intraprese, pertanto, la giornata consente di riaprire il dibattito su quanto rimane ancora da fare.
Dal 1 luglio 2025 tutti gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno aver provveduto all’eliminazione dei “prodotti” di amianto (Regolamento UE 2016/1005) e l’eradicazione delle malattie amianto-correlate rientra tra le priorità “ambiente e salute” dell’OMS per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.
La maggior parte dei casi di mesotelioma è causata da esposizione ad amianto in ambito lavorativo, ma gli effetti di esposizioni ambientali sono riconosciuti, con una stima a livello globale dei casi di mesotelioma «ambientali» tra il 5 e il 20% di quelli totali.
Per questo dovrebbe, inoltre, essere riaperto il dibattito, promosso dal Parlamento Europeo con la risoluzione dell’ottobre 2021 “per la protezione dei lavoratori dell’amianto”, nella quale si sollecitano gli Stati membri ad intraprendere tutte le azioni volte all’eliminazione degli effetti sulla salute delle potenziali esposizioni ad amianto professionali ed ambientali.
La giornata è quindi un’occasione per riprendere la programmazione delle attività che ha subito un rallentamento per l’emergenza COVID-19, consolidando i rapporti collaborativi e operativi inter-istituzionali, rispondendo alle istanze propositive ed acquisendo i contributi di tutte le parti interessate.