Che siano frasi o disegni, i tatuaggi sono orma una moda che ha conquistato tutti. Per alcuni addirittura è un modo di esprimersi, di dire al mondo «hey, sono così». Quello che in pochi si chiedono al momento della decisione di fare un tatuaggio è: «Farà male alla salute?». E invece la domanda non sarebbe del tutto superflua. Certo, diciamolo subito, non si può parlare di una tecnica pericolosa. Tuttavia, è bene sapere che i tatuatori iniettano nella pelle sostanze estranee al nostro corpo, sostanze che in altre circostanze guarderemmo con diffidenza. «I coloranti, tra cui il blu cobalto, il rosso, il giallo- spiega la dermatologa della Federico II Gabriella Fabbrocini – contengono la parafenildiamina, (che si trova all’ interno del marrone), nonché tracce di metalli come zinco, nichel, ferro. Tutto questo potrebbe indurre una reazione infiammatoria. Farsi un tatuaggio significa anche esporsi ad un maggior rischio, soprattutto nel tempo di pruriti, eczemi, allergie al nichel, soprattutto per chi ne soffre già o per chi è portatore di eczema atopico e quindi presenta un rischio elevato di xerosi marcata e desquamazione in alcune aree (interno braccia, zona intorno agli occhi e cavi poplitei).
Nascondere i nei
Un recente studio parla dell’alta prevalenza di linfonodi ingrossati in un gruppo di soggetti che avevano praticato grandi tatuaggi e ipotizza quindi una stimolazione sull’immunità da parte di questi antigeni (coloranti e simili) che possono indurre una persistente reazione infiammatoria. Ma al di là di questo c’è anche un problema pratico, quando si ha tatuaggi su di una parte che va oltre il 30 il 40 % del proprio corpo, il dermatologo ha grandi difficoltà a portare a termine una scrupolosa osservazione. «Molto pericoloso – aggiunge la Fabbrocini – praticare un tatuaggio all’altezza di un nevo giunzionale melanocitico (frequentissimi nei giovanissimi), perché non se ne apprezzeranno più le sue modificazioni se non quando è troppo tardi. Senza parlare poi, del rischio di granulomi li dove è stato iniettato l’inchiostro e la difficoltà alla rimozione quando queste opere d’arte (perché è innegabile che certe volte ci sia una qualità del disegno non elevatissima) vogliono essere rimosse».
Cicatrici e inestetismi
Il più delle volte per rimuovere un tatuaggio venuto a noia ci si deve accontentare di convivere con una cicatrice non esattamente gradevole, nonostante esistano laser ad alessandrite che promettono miracoli per tatuaggi estesi. Su alcuni colori i risultati sono praticamente nulli. Ma perché l’esigenza di rappresentare qualcosa sul proprio corpo in maniera così permanente? Molti psicologi la interpretano come una non accettazione di sé stessi o come una difficoltà di comunicazione verbale, malattia del nostro secolo. Forse incentivare le giuste campagne conoscitive sulla problematiche all’interno delle scuole attraverso materiale informativo potrebbe essere utile ai dermatologi per stabilire un primo contatto con gli adolescenti che spesso, pur chattando tutta la giornata, hanno difficoltà relazionali. Ma questa è un’altra questione.
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