Un medico in manette sulla pubblicità di un gruppo societario che si occupa della consulenza legale dei pazienti. In un altra pubblicità una donna che sembra essere stata torturata e che porta in volto una mascherina da chirurgo. Poi lo slogan «malasanità, denunciando la combatti». Sono le immagini che hanno dato il via ad una nuova feroce polemica tra medici e avvocati. «Sgradevoli azioni pubblicitarie svolte da legali o società facenti capo a legali» denuncia in una nota Biagio Papotto, segretario generale Cisl Medici, che ha inviato una lettera in proposito al Consiglio nazionale Forense, all’Ordine degli Avvocati di Napoli e a quello di Roma.
La rivolta del sindacato
Per Papotto il messaggio che se ne ricava è che tutti i medici sono dei delinquenti che meritano il carcere. «I fatti rappresentati sono gravissimi. Nessuno intende negare la giustizia della tutela legale per chi dovesse restare effettivamente vittima di casi di malpractice sanitaria – osserva Papotto – ma non si può e non si deve accettare che l’immagine di decine di migliaia di professionisti venga accostata a figure delinquenziali che perpetrano violenze gravi sulle persone. Ne va del rispetto non solo della professione medica ma anche e soprattutto di valori protetti dalla nostra stessa Costituzione». Ragioni per le quali la Cisl Medici chiede al Consiglio nazionale Forense, all’Ordine degli Avvocati di Napoli e a quello di Roma di «intervenire con sollecitudine e duramente per richiamare i responsabili di tali azioni e costringerli ad eliminare le campagne pubblicitarie che hanno lanciato. Speriamo e confidiamo in un vostro fattivo intervento che – conclude nella missiva – credo, sia anche nel vostro interesse di categoria».
Appello al legislatore
Va oltre il presidente dell’Ordine dei medici di Napoli Silvestro Scotti, che chiede un intervento del Legislatore affinché si riesca a normare un settore «ormai fuori controllo». Scotti ricorda anche che la stragrande maggioranza di cause intentate contro i medici finiscono con una piena assoluzione e che ogni euro speso per la difesa da questa cause spesso temerarie viene sottratto alle casse del sistema sanitario nazionale.