Anche le parole sono parte della cura. Non è un modo di dire, né il tentativo di vestire di scienza ciò che scienza non è. Per comprenderlo occorre familiarizzare con quello che la comunità scientifica defnisce “narrative-based medicine”, ovvero la medicina basata sulla narrazione. La medicina narrativa. Non tanto un insieme di tecniche, bensì un cambio di paradigma nell’approccio alle cure. La possibilità di esplorare, attraverso il racconto sia dei medici, sia dei pazienti, l’esperienza individuale della malattia.
OLTRE L’EVIDENZA
Parlare di medicina narrativa significa, in altri termini, andare oltre l’evidenza di un approccio basato solo sulla dimensione biologica. Sia chiaro, non si rinuncia in alcun modo ad una medicina “evidence-based”, basata su prove scientifiche rigorose, ma si compie un passo in più. Gli esseri umani sono fatti anche di emozioni, sensazioni, stati d’animo, paure e speranze. Elementi impalpabili, che tuttavia hanno un effetto molto concreto sulle terapie e sulla capacità dell’organismo di reagire.
UN PO’ DI STORIA
Il primo a comprendere che alcuni racconti potevano essere utili per raccogliere e interpretare informazioni sull’esperienza dei pazienti è stato Arthur Kleinman. Una teoria ripresa in Italia da Sandro Spinsanti, tra gli accademici che più hanno studiato e promosso questa pratica e disciplina. Nel 2014 si è svolta a Roma una conferenza di consenso sulle linee di indirizzo per l’utilizzo della medicina narrativa in ambito clinico-assistenziale. Nel documento finale si legge questa definizione: “Con il termine di medicina narrativa (mutuato dall’inglese “narrative medicine”) si intende una metodologia d’intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura. Il fine è la costruzione condivisa di un percorso di cura personalizzato (storia di cura)”.
MEDICO PAZIENTE
Questo approccio, basato sulla medicina narrativa, guarda in sostanza ad un dialogo nuovo tra medico e paziente, attraverso colloqui liberi, ma anche libri o racconti che consentono ad entrambi di condividere le attività di base del “fare medicina”, ovvero la diagnosi e la cura. La narrazione libera permette infatti di individuare elementi più precisi, che non emergono nel corso di una normale anamnesi strutturata.
HI-TECH
Come ogni aspetto della nostra vita, anche la medicina narrativa ha fortemente beneficiato dell’avvento delle nuove tecnologie. Ne è un esempio la piattaforma DNM sviluppata in Italia con il contributo del Center for Digital Health Humanities. Uno studio italiano, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of International Medical Research, ha dimostrato che l’utilizzo di questo tipo di piattaforma è possibile nella pratica clinica quotidiana e porta vantaggi sia per i medici che per i pazienti. Allo stesso modo, anche i social network possono diventare potenti strumenti di medicina narrativa. Piattaforme che possono mettere in contatto centinaia di migliaia di persone, medici e pazienti, o anche pazienti che tra di loro usano il racconto come strumento di miglior comprensione di una condizione spesso complessa.