Tempo di lettura: 4 minutiA San Antonio, negli Usa, si è appena concluso l’appuntamento scientifico annuale più importante per la ricerca clinica sul cancro al seno. Le notizie sui risultati aggiornati dello studio DESTINY-Breast03 sono incoraggianti. Un farmaco innovativo, trastuzumab deruxtecan, ha dimostrato di rallentare la progressione di un tumore avanzato particolarmente aggressivo (del tipo Her 2- positivo). Inoltre, anche la sopravvivenza globale è aumentata in modo statisticamente significativo. Il 77,4% delle pazienti era vivo a due anni, rispetto al 69,9% delle pazienti trattate con lo standard di cura T-DM1, con una riduzione del rischio relativo di morte del 36%. In altre parole, è quadruplicata la sopravvivenza libera da progressione di malattia rispetto allo standard di cura.
Carcinoma mammario HER2+ metastatico, un nuovo farmaco
Trastuzumab deruxtecan (T-DXd) ha prodotto una riduzione del 36% del rischio di morte. Inoltre ha migliorato la sopravvivenza libera da progressione di 22 mesi rispetto alla cura standard Trastuzumab emtansine (T-DM1), in pazienti precedentemente trattate con terapie anti-HER2. Trastuzumab deruxtecan è un anticorpo monoclonale farmaco-coniugato specificamente ingegnerizzato per essere diretto contro il recettore HER2.
Il nuovo farmaco ha inoltre dimostrato un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da progressione e della sopravvivenza globale rispetto alla chemioterapia. I dati emergono dallo studio di fase 3 DESTINY-Breast02, che ha valutato trastuzumab deruxtecan come terapia di seconda linea nel setting HER2 positivo in un setting avanzato.
Il profilo di sicurezza di trastuzumab deruxtecan osservato nello studio DESTINY-Breast03 è risultato in linea con gli studi clinici precedenti, e non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza. Eventi avversi correlati al trattamento (TEAE), di grado 3 o superiore, si sono verificati nel 47,1% delle pazienti che hanno ricevuto T-DXd.
Tumore al seno, Lo studio di fase 3 DESTINY-Breast03
Trastuzumab deruxtecan (T-DXd) ha portato ad un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo della sopravvivenza globale (OS) rispetto a trastuzumab emtansine (T-DM1). Sono i risultati aggiornati dello studio di fase 3 DESTINY-Breast03. Lo studio riguarda pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo non resecabile e/o metastatico precedentemente trattate con trastuzumab o un taxano. I risultati e l’analisi primaria dello studio di fase 3 DESTINY-Breast02, presentati al San Antonio Breast Cancer Symposium (#SABCS), e i dati aggiornati di DESTINY-Breast03 sono stati pubblicati anche su The Lancet.
“Le pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2 positivo sottoposte a precedenti terapie, nella maggioranza dei casi vanno incontro a una progressione della malattia in meno di un anno”. Lo sottolinea Giuseppe Curigliano, Professore di Oncologia Medica all’Università di Milano e Direttore Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano -. È notevole e consistente il beneficio riscontrato in tutti gli endpoint chiave di efficacia nei pazienti che hanno ricevuto trastuzumab deruxtecan in DESTINY-Breast03″.
Lo studio ha incluso 524 pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo metastatico precedentemente trattato con trastuzumab e chemioterapia. “Trastuzumab deruxtecan ha significativamente ridotto il rischio di morte rispetto a trastuzumab emtansine (T-DM1), un altro anticorpo coniugato anti HER2 e precedente standard di cura. Questo vantaggio è stato osservato anche nelle donne con metastasi cerebrali. Non solo. La superiorità di trastuzumab deruxtecan è emersa inoltre in termini di risposte obiettive e di controllo di malattia”.
Gli studi precedenti
Con il follow-up aggiuntivo in DESTINY-Breast03, trastuzumab deruxtecan ha continuato a dimostrare un miglioramento clinicamente significativo della sopravvivenza libera da progressione (PFS). Il miglioramento della PFS mediana è di 22 mesi rispetto a T-DM1, riaffermando il risultato statisticamente significativo della precedente analisi ad interim.
“Nello studio DESTINY-Breast01, trastuzumab deruxtecan aveva dimostrato un’importante e duratura attività antitumorale in pazienti HER2-positive fortemente pretrattate”. Lo sottolinea Giampaolo Bianchini, Responsabile del Gruppo mammella, Dipartimento di oncologia dell’IRCSS Ospedale San Raffaele di Milano -. Ciò supportava “il razionale dello studio DESTINY-Breast03 che includeva prevalentemente pazienti in seconda linea di terapia –.
In questo studio, la sopravvivenza libera da progressione è quadruplicata rispetto alla terapia di riferimento, arrivando a 28,8 mesi, un miglioramento di quasi 2 anni. Un vantaggio di entità mai osservata prima nel carcinoma mammario, associato anche ad un miglioramento significativo della sopravvivenza. Trastuzumab deruxtecan si candida quale nuovo standard di cura per le pazienti in seconda linea di terapia per il carcinoma mammario metastatico HER2-positivo” – conclude Bianchini.
L’altro studio, DESTINY-Breast02
Trastuzumab deruxtecan ha dimostrato una riduzione del 64% del rischio di progressione della malattia o di morte rispetto al trattamento scelto dal medico (trastuzumab più capecitabina o lapatinib più capecitabina). Sono i risultati dell’analisi primaria dello studio di fase 3 DESTINY-Breast02, nelle pazienti con tumore al seno HER2-positivo non resecabile e/o metastatico precedentemente trattato con T-DM1. La PFS mediana per le pazienti trattate con trastuzumab deruxtecan è stata di 17,8 mesi rispetto a 6,9 mesi per quelle trattate con la terapia scelta dal medico, come valutato dal BICR.
Il trattamento con trastuzumab deruxtecan ha anche mostrato una riduzione del 34% del rischio di morte rispetto alla terapia scelta dal medico, con una OS mediana di 39,2 mesi con trastuzumab deruxtecan rispetto a 26,5 mesi con la terapia scelta dal medico. “Anche lo studio DESTINY-Breast02 sottolinea il ruolo che trastuzumab deruxtecan avrà come trattamento per le donne con tumore del seno metastatico –. Lo sottolinea Valentina Guarneri, Direttore della Oncologia 2 dell’Istituto Oncologico Veneto – IRCCS di Padova e Professore Ordinario di Oncologia Medica all’Università di Padova -.
Sono state arruolate circa 600 pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo metastatico precedentemente trattato con TDM-1. Trastuzumab deruxtecan ha quasi triplicato la sopravvivenza libera da progressione, raggiungendo 17,8 mesi rispetto a 6,9 mesi nelle pazienti trattate con la terapia a scelta dello sperimentatore. Questi risultati confermano l’efficacia di questa classe di farmaci a target molecolare, che hanno già dimostrato risultati di estremo interesse clinico anche in fasi più precoci di malattia”.
I dati dello studio DESTINY-Breast02 confermano quelli dello studio di fase 2 DESTINY-Breast01. Quest’ultimo ha supportato le prime approvazioni di trastuzumab deruxtecan in pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2-positivo che hanno ricevuto due o più precedenti regimi di trattamento a base di anti-HER2. Nello studio DESTINY-Breast02 il profilo di sicurezza degli eventi avversi più comuni con trastuzumab deruxtecan è risultato in linea con gli studi clinici precedenti e non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza.
Nel 2020 55mila nuovi casi di tumore al seno
“Nel 2020, in Italia, sono stati stimati circa 55mila nuovi casi di tumore della mammella, la neoplasia più frequente in tutta la popolazione – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. Oggi nei casi in cui è presente l’iper-espressione del recettore HER2, è possibile utilizzare farmaci molto efficaci che colpiscono selettivamente le cellule malate risparmiando così quelle sane. È questo il caso degli anticorpi coniugati, come trastuzumab deruxtecan. I dati aggiornati degli studi DESTINY-Breast03 e DESTINY-Breast02 evidenziano il potenziale di questa terapia innovativa. Nel trattamento di seconda linea delle pazienti con carcinoma metastatico HER2 positivo è in grado di controllare la malattia, migliorare la qualità di vita e ritardare il tempo al deterioramento clinico”.