“Nelle mani del Gallo”: questo il titolo del recente incontro a cui hanno preso parte Danilo Gallinari, campione di pallacanestro della nazionale e NBA, e il dottor Giorgio Pivato, Responsabile di Chirurgia della Mano di Humanitas, organizzato in Humanitas University. Al centro della chiacchierata la salute delle mani e l’importanza della prevenzione.
Gallinari ha spiegato quanto le mani siano per lui fondamentali e di come se ne prenda cura quotidianamente, proprio come il resto del corpo. Ha poi ringraziato il dottor Pivato, con il quale ha intrapreso un percorso di cura dopo un infortunio alla mano destra del marzo 2018.
Il dottor Pivato ha sottolineato che se da un certo punto di vista i pazienti sono tutti uguali, da un altro punto di vista questo non è vero: “Le aspettative sono completamente differenti e non si può confezionare lo stesso vestito per tutti. Di fronte a un atleta del calibro di Danilo la pressione è diversa, perché sai che le sue mani fanno cose eccezionali e questo alza la posta in gioco. Sono mani che fanno la stessa cosa e allo stesso modo da tantissimi anni e dunque vanno curate nel miglior modo possibile ma senza cambiarne la meccanica perché questa influisce sulla gestualità”.
Mani e sport. L’importanza della condivisione tra medico e paziente
Il dottor Pivato ha poi precisato quanto sia importante che medico e paziente condividano fin da subito il percorso di cura e di come il paziente debba essere consapevole di quale sia la situazione e di cosa lo aspetti.
“Danilo e io abbiamo fatto un percorso, abbiamo iniziato a raccontarci qual era il problema alla mano e di quali potessero essere le diverse soluzioni. Quando Danilo ha capito, ha iniziato a chiedermi cosa lo avrebbe aspettato, cosa avrebbe dovuto fare, quale sarebbe stato il suo ruolo attivo prima ancora di chiedermi i risultati che avremmo ottenuto. Messo poi di fronte al ventaglio delle scelte, ha deciso consapevolmente perché aveva in mano gli strumenti per farlo”, ha raccontato lo specialista. L’instaurarsi di questo tipo di interazione è fondamentale perché il paziente sa cosa succederà, sa cosa deve fare, è preparato e così segue il medico, non perde fiducia, non si stupisce e non si allarma.
I rischi della pallacanestro
“Come in ogni sport la distinzione tra professionisti e amatori è fondamentale”, ha ricordato il dottor Pivato. “Nella pallacanestro, il professionista ha ormai una grande esperienza che gli consente di saper difendere le proprie mani, di saper ricevere un passaggio fatto in un certo modo, di prevenire il rischio e di capire a istinto se la palla che arriva può far male e quindi come prenderla. L’amatore fa più fatica in questi termini. I professionisti poi giocano ad altissima energia, un’energia che a livello amatoriale non si raggiunge, e dunque si fanno più male.
I traumi di più frequente riscontro sono distorsioni alle dita e fratture, a livello amatoriale le distorsioni sono le più frequenti.
È importante giocare con consapevolezza, saper fare i bendaggi giusti per difendere le piccole articolazioni della mano e se capita qualcosa che sfugge dal normale, come un dolore che si perpetua o si aggrava, è bene effettuare un controllo perché la diagnosi precoce salva anche dal chirurgo”, ha ricordato il dottor Pivato.
I progressi della Chirurgia
“Il valore aggiunto dell’approccio ricostruttivo è poter confezionare sul singolo paziente il tipo di intervento e cercare di ridurre al minimo l’invasività del gesto, non solo in termini di effettuare un piccolo taglio chirurgico, ma anche nel permettere al paziente di tornare al lavoro il più breve tempo possibile, che nel caso di Danilo Gallinari significa tornare in campo.
Abbiamo un grande aiuto dalla tecnologia, oggi disponiamo di sistemi per stabilizzare le fratture una volta impensabili in termini di mininvasività. Un tempo, anziché effettuare l’intervento si optava per il gesso accettando un periodo lungo di immobilizzazione e un compromesso di guarigione. Oggi grazie a mezzi di sintesi (viti, placche) sempre più performanti, meno invasivi e che possono essere lasciati in sede, possiamo spingere un po’ di più l’indicazione chirurgica, come nei casi come Danilo, perché è quella che ti permette poi di tornare a giocare. Viti e placche sono come gessi interni che se ben posizionati permettono al paziente un uso immediato della propria mano”, ha spiegato lo specialista.
La giornata-tipo di Gallinari e l’incontro con i pazienti di Humanitas
Danilo Gallinari ha poi raccontato alcuni dettagli rispetto alla propria giornata e a come si prepara a una partita. Si parte con gli allenamenti alle 10 di mattina e la condivisione del piano partita con la squadra e gli allenatori, la mattina poi si chiude con una parte di allenamento individuale facoltativa. Nel pomeriggio ci si ritrova nel palazzetto un paio di ore prima della partita, si procede alla seduta di fisioterapia di preparazione, poi Danilo va in palestra a fare pesi per 15-20 minuti con il preparatore atletico, passa un’ora in campo a fare qualche tiro, 45 minuti prima della partita si fa un meeting di squadra e poi, dopo l’urlo di squadra, si entra in campo.
L’appuntamento in Humanitas è stato anche per Danilo occasione per incontrare due giovani pazienti in day hospital oncologico e i pazienti AYA, giovani pazienti oncologici dai 19-36 anni con un programma particolare di socialità.
“È stato un incontro bellissimo, in America facciamo incontri del genere tutti gli anni. Per me è sempre un onore perché sono loro i veri eroi che combattono vere battaglie, sono esempi da seguire. Incontri di questo tipo servono anche a noi atleti per capire quali possono essere le difficoltà della vita, perché chi non ha quei problemi spesso vive la giornata con preoccupazioni che non sono davvero tali in confronto. Incontrarli e parlare con loro ti fa affrontare la vita con più tranquillità e leggerezza”, ha concluso Danilo Gallinari.