Mai come in questi mesi il nodo della spesa sanitaria, anche in merito all’introduzione dei nuovi Lea, ha innescato una valanga di polemiche. Ingenerando moltissimi dubbi e confusione nei cittadini. Andiamo verso un sistema sanitario più efficiente, o siamo nella direzione di una sanità in stile USA? In questo dibattito si innesta con prepotenza un altro tema, quello del costo dei farmaci. Sentiamo parlare ormai sempre più spesso di farmaci di nuova generazione, capaci di guarirci da malattie come l’epatite C, o di combattere con più efficienza il cancro. Un mondo attorno al quale girano cifre che sembrano incredibili. Per fare chiarezza, e anche per capire se “spendendo di più in realtà non si stia spendendo meno”, il professor Francesco Saverio Mennini, direttore del centro Eehta del Ceis all’Università Tor Vergata di Roma è intervenuto in diretta radiofonica a Good Morning Kiss Kiss, nello spazio che la trasmissione dedica alla Salute in partnership con PreSa – network editoriale di Prevenzione e Salute.
Quanto si spende in Italia per i farmaci? Il professore ha spiegato che, come spesa pubblica, il nostro Paese si attesta attorno ai 18 miliardi. «Una cifra che può sembrare enorme, ma non è così. Bisogna infatti rapportarla ai 113miliardi che si spendono per l’intero Sistema per rendersi conto che siamo in linea, se non addirittura al di sotto, dei principali Paesi europei». Mennini ha anche chiarito che la spesa per questi farmaci non può essere considerata un costo sic et simpliciter perché si nella maggior parte dei casi si tratta di farmaci che generano un enorme risparmio nel tempo.
Sul nodo dei prezzi, il paragone è tutto. «L’Italia – ha spiegato il professore – si muove su linee di prezzo che sono paragonabili , ma spesso anche più bassi di quelli di Pesi come Inghilterra, Francia, Germania e, in parte, anche della Spagna. Il problema non può essere affrontato dal punto di vista del “costo troppo alto”, perché i farmaci innovativi pur avendo dei costi incrementali hanno anche benefici incrementali».
In questo ragionamento è importante concentrarsi sull’impatto che i farmaci innovativi hanno sulla società e sul sistema sanitario. «Questi farmaci- conclude – hanno un livello di efficacia superiore al passato. Questo significa ridurre i costi sanitari diretti nel medio o lungo periodo. Basti pensare che oggi dall’epatite C si guarisce. L’impatto non è meno importante e positivo per quel che riguarda i costi sociali, perché se il paziente guarisce o migliora sensibilmente non pesa più sul sistema assistenziale. Sarà inoltre in grado di lavorare e quindi si riduce anche la perdita di produttività».