Degli organoidi, vale a dire repliche in miniatura di organi e tessuti umani, sono stati usati per testare l’efficacia di farmaci anticancro. Sembra uscita da un film di fantascienza la sperimentazione avviata all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (Ire) di Roma. A beneficiarne sono dei pazienti con tumore in stato molto avanzato, che sono stati trattati in seguito proprio grazie all’analisi molecolare sugli organoidi.
Organoidi: una rivoluzione nella ricerca oncologica
Insomma, la novità consiste nel riprodurre in laboratorio una miniatura perfetta dell’organo malato, una replica tridimensionale capace di comportarsi proprio come farebbe nel corpo. Questo è esattamente ciò che fanno gli organoidi, “avatar” biologici in grado di riprodurre la complessità genetica e biologica di organi e tessuti umani, in particolare quelli affetti da tumori. Grazie a questa tecnologia all’avanguardia, la ricerca sul cancro ha fatto un salto in avanti importante, permettendo di testare l’efficacia dei farmaci in modo rapido, sicuro e soprattutto personalizzato.
Come degli avatar
Gli organoidi sono proprio come degli avatar, modelli tridimensionali derivati dai tessuti tumorali dei pazienti. A differenza delle classiche colture di cellule su piastre bidimensionali, gli organoidi ricreano fedelmente la struttura e il comportamento del tumore, permettendo agli scienziati di osservare come risponde ai farmaci in un ambiente che imita quello reale. In sostanza, queste “repliche in miniatura” offrono un quadro dettagliato e realistico del tumore, rendendo possibile testare trattamenti prima di applicarli al paziente, migliorando l’efficacia delle terapie e riducendo gli effetti collaterali.
La piattaforma Opera Phenix Plus
A supportare questa rivoluzione c’è la piattaforma Opera Phenix Plus, un sistema avanzato che permette di analizzare in modo dettagliato l’efficacia dei trattamenti su colture cellulari e organoidi. Ad oggi, ha elaborato ben 5,2 terabyte di immagini, corrispondenti a 1.405 analisi approfondite. Questa enorme mole di dati aiuta i ricercatori a comprendere meglio come i diversi tipi di tumori rispondono a una gamma di farmaci, inclusi i classici chemioterapici e i trattamenti più innovativi a bersaglio molecolare.
I trattamenti testati
Un esempio concreto? Due pazienti, una donna con tumore ovarico e un uomo affetto da tumore gastrico, entrambi in stadio avanzato e con recidive, hanno beneficiato direttamente di questa tecnologia. Grazie agli organoidi derivati dai loro tumori, gli oncologi sono stati in grado di testare circa 20-30 farmaci diversi e scoprire con precisione quali fossero più efficaci. Il risultato? I pazienti hanno ricevuto il trattamento migliore, evitando terapie inutili o potenzialmente dannose.
Benefici per i pazienti e per il Sistema sanitario
Testare i farmaci su organoidi non è solo un vantaggio per il paziente, ma anche per il Sistema sanitario. Evitando la somministrazione di terapie inefficaci, si risparmiano tempo e risorse preziose, limitando anche gli effetti collaterali che potrebbero insorgere da trattamenti non idonei. In un contesto di risorse limitate e necessità di trattamenti sempre più mirati, questa tecnologia si sta rivelando un vero e proprio punto di svolta.
Il workshop internazionale
Proprio su questi temi si concentrerà il sesto Workshop Ire sulla Oncologia Traslazionale, un appuntamento imperdibile per esperti di tutto il mondo. Oggi e domani (23 e 24 settembre), i maggiori luminari della ricerca oncologica si riuniranno per discutere le ultime scoperte sugli organoidi. Giovanni Blandino, Direttore della Unità di Ricerca Oncologica Traslazionale all’Ire, ha spiegato come questo approccio innovativo abbia già fornito risultati sorprendenti: “Abbiamo coltivato organoidi tumorali prelevati da pazienti complessi e li abbiamo sottoposti a farmaci chemioterapici e a bersaglio molecolare. I risultati ci hanno fornito informazioni precise sulla sensibilità del tumore, consentendo di personalizzare la terapia prima ancora di somministrarla al paziente.”
Un futuro di terapie personalizzate
Secondo Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell’Ire, gli organoidi stanno aprendo nuove strade per comprendere fenomeni complessi come la resistenza ai farmaci, lo sviluppo delle metastasi e l’interazione tra il tumore e il sistema immunitario. Al workshop internazionale si parlerà proprio di come accelerare il passaggio dalla ricerca preclinica alla clinica, puntando a soluzioni terapeutiche sempre più personalizzate.
In un futuro non troppo lontano, grazie agli organoidi, potremmo arrivare a una vera e propria rivoluzione nella cura del cancro: trattamenti su misura per ogni paziente, riducendo al minimo i rischi e massimizzando le possibilità di guarigione. Una speranza concreta che, grazie a queste tecnologie, si sta trasformando in realtà.
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