Sonno e bambini, un binomio da incubo! Già, chi ha un figlio piccolo si sarà fatto almeno una volta una domanda: «quando inizierà a dormire in modo regolare?». Questo perché gattonare, camminare, imparare a stare seduti non sono le uniche tappe importanti dello sviluppo di un bambino, che deve anche iniziare a dormire per lunghi periodi la notte. L’attesa dei genitori, va detto, è più che altro legata alle diverse nottate in bianco. Ma in alcuni casi c’è anche preoccupazione. Molti potrebbero attendersi che il loro piccolo inizi a dormire in modo regolare a partire già dai sei mesi, ma a volte questo non accade neppure raggiunto un anno di età: quindi mamma e papà non dovrebbero preoccuparsi troppo, perché lo sviluppo del bimbo rimane comunque sano.
Lo studio
Ad analizzare le tappe di sviluppo dei piccoli e la correlazione con il sonno è una ricerca canadese e singaporiana, che ha coinvolto tra le altre la McGill University e il Singapore Institute for Clinical Sciences, pubblicata sul numero di dicembre della rivista Pediatrics. Gli studiosi hanno preso come riferimento sei-otto ore di sonno senza risveglio, esaminando le abitudini relative a 388 bambini di sei mesi e 369 di un anno. A 6 mesi di età, secondo quanto riferito dalle madri, il 38% dei piccoli in genere non dormiva ancora per almeno 6 ore consecutive di notte; più della metà (57%) non per 8. A 12 mesi, il 28% non dormiva ancora per 6 ore a notte, e il 43% per 8. I ricercatori hanno anche esaminato se i neonati che si svegliavano di notte avessero maggiori probabilità di andare incontro a problemi di sviluppo cognitivo, linguistico o motorio, non trovando alcuna associazione. Inoltre non sono emerse correlazioni tra il risveglio dei neonati di notte e l’umore postnatale delle mamme.
L’allattamento
La ricerca ha anche evidenziato che i bambini che si svegliavano durante la notte avevano un tasso di allattamento al seno significativamente più alto, il che potrebbe offrire diversi benefici. Il tema dell’allattamento è delicato e complesso. in Italia, nonostante l’attenzione e le azioni volte a promuoverlo, il numero medio di mesi di allattamento esclusivo è di 4,1. A confondere è anche l’espressione “a richiesta” che può creare fraintendimenti e indurre le neomamme a considerare il compito dell’allattamento al seno per lo più come un obbligo di disponibilità continua verso il figlio, ogni volta in cui inizia a piangere, mentre le indicazioni sono volte a favorire un percorso di allattamento gradualmente guidato dalla madre, in cui il bambino impara ad autoregolarsi. Il 17% dei pediatri riscontra molto frequentemente che l’avvio dell’allattamento al seno è vissuto dalle neomamme come impegnativo e faticoso.