Tempo di lettura: 3 minuti«Il confronto tra le variegate realtà italiane e le esperienze europee può essere proficuo per mutuare le differenti linee guida adottate dalle diverse istituzioni ospedaliere-museali italiane ed europee, funzionali alla salvaguardia e valorizzazione dei rispettivi patrimoni culturali, ma anche per focalizzare l’attenzione sulla imprescindibile prospettiva della configurazione dell’ospedale del futuro, che rispetti le peculiarità specifiche degli ospedali storici». Non ha dubbi Gennaro Rispoli, presidente di turno dell’Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani (ACOSI) che, il 24 novembre, vedrà Napoli come sede del prossimo convegno nazionale dell’Associazione.
La centralità degli Ospedali storici
Un evento che si centrerà sul tema “L’Ospedale e la città” peri promuovere il confronto tra relatori, esperti conoscitori delle diverse realtà storicamente documentate, rappresentate dai più antichi ospedali d’Italia. Il convegno vuole insomma essere un momento di riflessione sulla centralità del ruolo degli Ospedali nella storia, attraverso le diverse esperienze che coniugano la secolare funzione sanitaria a quella di valorizzazione del loro patrimonio culturale. Ripercorrere la storia degli ospedali, dei luoghi ed antiche istituzioni della salute d’Italia significa ripercorrere la storia della scienza, della medicina, della carità e dell’arte del nostro Paese; mettere in evidenzia attraverso la storia della sanità quella dell’intera società civile, ponendo al centro il contenitore di ogni esperienza: l’ospedale, appunto.
Rapporto osmotico
Rispoli ricorda che dal Medioevo fino ai giorni nostri, tra la città e l’ospedale è sempre esistito un dinamico scambio, quasi un rapporto osmotico; gli ospedali, qualunque sia stata l’iniziativa fondativa, religiosa o laica, pubblica o privata, sono stati istituiti per rispondere ad una precisa esigenza di accoglienza e di assistenza; nel corso del tempo si sono trasformati per soddisfare nuove esigenze, legate alla trasformazione del tessuto sociale in cui sono incardinati, ma sempre per rispondere ai bisogni dei pazienti e dei cittadini; oggi più che mai l’Ospedale ha un rapporto diretto con la città e i sui abitanti che sono pazienti e fruitori e che valutano la propria esperienza di cura e assistenza come un’esperienza di benessere. Napoli con la sua tradizione medico-sanitaria e le sue antiche strutture è l’esempio di questa simbiosi.
Patrimonio Unesco
I complessi della Real Santa Casa della SS. Annunziata, di Santa Maria del Popolo degli Incurabili e di Santa Maria della Pace sono la testimonianza tangibile del rapporto tra le antiche corsie ospedaliere e la storia artistica ed economico-sociale della città. Questi ospedali insistono nel Centro Storico partenopeo, iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco dal 1995. Le magnifiche strutture hanno apportato qualcosa di nuovo al paesaggio urbano unendo alla loro funzione sanitaria quella di arricchimento del proprio contesto. Questa circostanza implica una nuova missione degli antichi ospedali, alcuni dei quali hanno cessato o modificato l’antica funzione assistenziale integrando la nuova funzione di conservazione, valorizzazione e divulgazione del complesso patrimonio materiale e immateriale, rappresentato dalla storia dell’assistenza, della solidarietà e della scienza medica. Queste istituzioni possono assumere il ruolo di attivatore sociale ed economico rinnovando i rapporti cultura-turismo, cultura-ospitalità verso traguardi più innovativi e più adatti alla città, superando l’esclusiva attivazione di iniziative confinate al contesto dell’intrattenimento e del tempo libero, legati ai circuiti turistici tradizionali.
La rete ACOSI
Il convegno è organizzato dal Museo delle Arti Sanitarie – Ospedale degli Incurabili di Napoli, che riveste il ruolo di Presidente pro tempore ACOSI per l’anno 2024 ed è tra i soci fondatori insieme a: Ospedale Santa Maria Nuova di Firenze, Ospedale Civile SS. Giovanni e Paolo di Venezia, Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, Ospedale Santo Spirito in Sassia di Roma. Dal 2019 la rete degli Ospedali storici italiani si è estesa e al convegno saranno presenti i rappresentanti istituzionali di tutte le realtà che fino ad oggi hanno aderito: AOU SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo (Alessandria), AUSL di Bologna, DG ASST Spedali Civili di Brescia, IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli (Bologna), AUSL Romagna, Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori (Monza), “AULSS 3 “Serenissima” (Venezia), AO San Giovanni Addolorata (Roma), AOU “San Giovanni e Ruggi d’Aragona” – Scuola Medica Salernitana (Salerno), AORN Antonio Cardarelli (Napoli), Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico (Milano), ASST di Lodi Azienda Ospedaliera dei Colli (Napoli), AUSL Toscana Centro, Ente Ospedaliero Ospedali Galliera (Genova), ASL Roma 1 – AO S. Spirito in Sassia (Roma), Museo delle Arti Sanitarie, Referente per i beni storico-sanitari della Campania e ASL Napoli 1 Centro.
pubblicato su IL MATTINO il giorno 3 novembre 2024 a firma di Raffaele Bellotti con la collaborazione del network editoriale PreSa – Prevenzione Salute
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