“Make Blood Cancer Visible”. E’ questo il nome della campagna di sensibilizzazione sulle malattie ematologiche che ha preso il via anche in Italia. Settembre infatti è il mese della sensibilizzazione. L’idea è stata quella di paragonare la lotta alla malattia come un incontro di boxe, un incontro che oggi si può vincere.
«I tumori ematologici – spiega il professor Fabrizio Pane, Presidente della Società Italiana di Ematologia – sono molto sottostimati, rappresentano il 15% di tutte le neoplasie. Grazie all’efficacia di cure studiate in funzione della biologia molecolare e del profilo farmacogenomico della malattia, oggi possono essere affrontanti con più sicurezza. Medici di medicina generale e specialisti fanno rete sul territorio per garantire al paziente il migliore percorso terapeutico possibile sia in fase inziale che avanzata della malattia. Ma l’indicazione, per raggiungere l’obiettivo, è di rivolgersi a centri di alta specialità che attuano terapie scientificamente accreditate».
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Questi tumori, che nell’insieme costituisco il 15% di tutti i tumori, sono oggi più curabili grazie anche ai progressi ed alle nuove conoscenze sulle alterazioni molecolari che sono presenti a livello genomico in questi tumori che consentono di definire specifiche sottocategorie di malati, e dall’altro alla farmacogenomica, che ha aiutato a ‘profilare’ la terapia, definendo cioè la cura più adatta alla natura del tumore. Si apre dunque la strada verso trattamenti ‘cuciti su misura’ per ogni paziente, attuabili presso centri validati, accreditati e di alta specializzazione. “Certamente – spiega sempre il prof. Pane, che dirige anche l’UOC in Ematologia Clinica alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli – i tumori del sangue, come tutte le malattie, non si curano affidandosi a ciarlatani, pseudomedici, promotori di metodi ‘alternativi’, come dimostrato anche dalla cronaca più recente”.
Nuove possibilità diagnostiche
Al centro dell’attenzione, oggi, anche la possibilità di individuarli in modo più rapido, ponendo la dovuta attenzione a sintomi come tumefazioni in aree del corpo superficiali, in sedi accessibili alla autopalpazione e quindi spesso scoperti dallo stesso paziente, che spesso sono di pertinenza linfonodale, sebbene alcuni siano semplicemente legati a stati infiammatori, febbricola o infezioni ricorrenti. Meno frequente è, invece, la familiarità genetica per i tumori del sangue. Ecco il motivo vero di questa campagna di sensibilizzazione. «Al primo campanello di allarme o a un semplice sospetto – spiega il presidente – è utile effettuare un esame emocromocitometrico (esame completo del sangue) e rivolgersi al medico di medicina generale e, se necessario, a centri di alta specialità per un approfondimento diagnostico accurato. Alcuni tipi di tumori del sangue, come le leucemie acute con andamento molto grave che giungono in tempi brevi in osservazione al pronto soccorso, mentre tra gli altri tipi di neoplasie ematologiche che si manifestano in modo molto più insidioso sono molto più frequenti i casi di ritardo diagnostico. In questi casi, nonostante l’evidenza di alcune anomalie all’esame emocromocitometrico, si osserva che tali anomalie che dovrebbero indurre ad un opportuno approfondimento. La tempestività diagnostica e terapeutica – aggiunge il professor Pane – è dunque fondamentale per garantire i migliori risultati di efficacia della cura».