Tutti i giorni in palestra, tanta attenzione all’alimentazione e cura spasmodica della propria pelle. Poi, arrivate alla prova dello specchio, tutto è rovinato a causa di una vena varicosa. Per molte donne un vero e proprio incubo. Ne abbiamo parlato con uno dei massi esperti in Italia, il dottor Lanfranco Scaramuzzino, ed è proprio lui a suggerire qualche prezioso consiglio.
«Oggi – dice – grazie all’avvento degli ultrasuoni è possibile mappare accuratamente il sistema venoso, questo ha reso possibile lo sviluppo di nuove tecniche chirurgiche definite conservative, la scleroterapia ad esempio viene fatta con farmaci meno aggressivi e rischiosi, ma sopratutto è aumentata la possibilità per gli specialisti del settore di confrontarsi e di mettere a punto tecniche sempre più precise e meno invasive».
Il problema è solo estetico o anche funzionale?
«Nelle fasi iniziali solo estetico, ma poi diventa un rischio per la salute perché si può incorrere in complicazioni tipiche di questa malattia come tromboflebiti, ulcere, ipodermite e sindrome post flebitica. Ai primi campanelli d’allarme meglio rivolgersi ad un flebologo».
Si tratta di un problema ereditario?
«Non è dimostrata una precisa ereditarietà ma è senz’altro riconosciuta una familiarità; è molto probabile che in una famiglia in cui la madre sia affetta da vene varicose alcuni dei figli possano presentare una situazione varicosa».
Fattori di rischio?
«Mi spiace dirlo ma la gravidanza è uno dei fattori di rischio principali. Questo perché i cambiamenti ormonali e l’aumento di volume dell’utero possono determinare un significativo aggravamento della malattia. Per questo le pazienti con questo problema devono essere seguite fino al termine della gestazione. Altri fattori di rischio sono l’obesità, la sedentarietà, gli squilibri ormonali, la terapia sostitutiva ormonale in menopausa e una trombofilia familiare».
Cosa determina questa malattia?
«Si tratta di vene dilatate e tortuose nelle quali aumenta la pressione venosa per un malfunzionamento delle valvole che non riescono a trattenere il sangue, di conseguenza invece che andare dal piede verso il cuore tende a refluire in basso».
Quindi basterebbe sostituire le valvole per arrestare la malattia?
In un certo senso si, in realtà molto spesso non sono ammalate o assenti le valvole, ma è la parete della vena che tende a dilatarsi e quindi non permette più il combaciare delle alette delle valvole. L’idea di sostituire le valvole non è nuova, già da molti anni si segue anche questa strada e sono utilizzati al giorno d’oggi anche degli interventi che propongono una ricostruzione delle principali valvole».
Un consiglio per prevenire l’insorgere della malattia?
«Innanzitutto una corretta alimentazione ricca di fibre e vitamina C, e molta attenzione al peso. Bisogna sempre verificare l’appoggio del piede che rappresenta una pompa periferica e la cui efficienza è particolarmente importante per il benessere delle vene; vanno perciò evitate tutte quelle scarpe, molto di moda ora, che non consentono di flettere correttamente il piede. Banditi i tacchi a spillo. La scarpa ideale è il classico mocassino da donna con un tacco di circa 3 – 4 centimetri. Il consiglio migliore è quello di camminare il più possibile».