Il nostro orologio biologico influisce sulla nostra salute fisica e mentale. Sono sempre più frequenti gli studi che lo dimostrano. Gli ultimi due, appena usciti, quasi in contemporanea, sono stati realizzati in Inghilterra e in America e sono centrati sul rapporto tra orario del sonno e frequenza della depressione. La premessa delle ricerche è il cronotipo che può essere suddiviso in due categorie: i mattinieri, geneticamente portati ad alzarsi presto (“allodole”) e i notturni, che amano far tardi la sera (“gufi”). I ricercatori hanno preso in analisi un campione vastissimo, 840 mila l’Università del Colorado a Boulder e 450 mila l’Università di Exeter (Gb), attingendo i dati da pre-esistenti bio-banche. Il primo studio è stato pubblicato su Jama Psychiatric e quello inglese su Molecular Psychiatry.
In uno degli studi, un terzo delle persone si dichiaravano allodola e solo il 9 per cento gufo. Ma prima ancora era stata fatta dai ricercatori di Exeter la mappatura di 351 geni legati all’essere mattinieri o tiratardi. Poi, usando un processo statistico chiamato Randomizzazione Mendeliana, avevano esaminato se tali geni siano casualmente associati con sette disturbi mentali e livelli di benessere, inclusa la depressione maggiore.
“Jetlag” sociale e i benefici per i mattinieri
Gli studiosi hanno anche considerato il “social jetlag”, cioè di jetlag o sfasamento orario tra i propri tempi e quelli della società. Su 85.000 partecipanti alla Uk Biobank, dov’erano disponibili i dati sul sonno di ciascuno (rilevati con un dispositivo elettronico al polso), hanno misurato le variazioni sul “modello” di sonno nei giorni di lavoro e nei giorni liberi, scoprendo che dove lo sfasamento orario era più forte tra l’orologio interno e l’orologio sociale, più facilmente si riscontravano depressione, ansia, più bassi livelli di benessere. Alla luce di questa evidenza quindi, essere mattinieri protegge maggiormente da depressione e disagio. L’ipotesi più valida è che i mattinieri siano esposti alla luce più ore, con benefici quindi sull’umore. La dottoressa Celine Vetter della Colorado University, nel 2018 aveva già condotto una ricerca sul tema coinvolgendo 32 mila infermiere mostrando che le “allodole” tra di loro nel giro di 4 anni si erano ammalate di depressione il 27 per cento in meno. Tuttavia per i nottambuli l’abitudine a svegliarsi presto è molto difficile da prendere perché se non lo prevede l’orologio genetico che sta nel nostro ippocampo (il “master clock”, non tuttavia l’unico) è come andare contro il proprio istinto. Resta il fatto che ad alzarsi presto si guadagna in salute: lasciare il letto un’ora prima al mattino “dona” il 23 per cento di possibilità di non incorrere in una depressione. Se si va a letto prima, così da alzarsi due ore prima del consueto, può arrivare addirittura al 40 per cento di rischio in meno.