Un’alimentazione malsana può provocare anche deficit cognitivi. Lo dimostrano i dati di alcuni studi, da cui emerge una ricaduta negativa su attenzione e concentrazione dopo soli cinque giorni di dieta grassa. In sostanza, se una dieta sana fa bene al cervello perché può aumentare la produzione di neuroni, al contrario una insalubre può danneggiarne la catena di montaggio.
Il cibo incide sul cervello
Le molecole contenute nel cibo, una volta ingerite non stazionano nell’intestino. Vengono trasportate e interagiscono indirettamente anche con il sistema nervoso. Tuttavia, non è il singolo pasto a creare dei danni, ma l’abitudine a mangiare in modo non sano. Gli effetti quindi sono a lungo termine, anche se le ripercussioni su attenzione e concentrazione si osservano dopo soli cinque giorni di dieta grassa. Per quanto riguarda i casi di obesità, alcuni studi dimostrano che la neuroinfiammazione che si associa al peso eccessivo possa essere alla base dei deficit cognitivi.
Dieta: grassi e zuccheri attivano infiammazione
Troppi grassi e zuccheri possono causare infiammazione e stress ossidativo. Di conseguenza aumenta il rischio di danneggiamento delle molecole all’interno delle cellule. Il cervello è molto sensibile a questi processi. Inoltre, un regime ipercalorico può attivare la microglia, che fa insorgere infiammazione sia nell’ippocampo che nell’ipotalamo. La microglia è composta da cellule responsabili della “sorveglianza immunitaria” del sistema nervoso centrale, quando si attivano innescano una risposta infiammatoria.
Michela Matteoli, docente di Humanitas University e direttrice dell’Istituto di Neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche, lo ha spiegato nel suo libro, uscito a settembre, ‘Il talento del cervello’ (Sonzogno editore, collana Scienze per la vita). La neuroscienziata ha descritto le strategie che ciascuno può adottare per preservare e potenziare le funzioni cognitive.
L’area del cervello in cui si formano nuove memorie è l’ippocampo. quella responsabile del controllo della nutrizione e del peso corporeo è l’ipotalamo. In pratica, l’infiammazione del primo influenza negativamente le capacità cognitive, rendendo difficile pianificare, concentrarsi o ricordare. L’infiammazione del secondo, invece, può alterare il comportamento alimentare, addirittura inducendo l’individuo a mangiare ancora di più.
Dieta e plasticità del cervello
Il cervello ha un punto di forza: la plasticità, cioè la proprietà di modificare se stesso e di autoripararsi. È il motivo per cui può evolversi nel corso dell’intera esistenza, espandendosi, letteralmente, e costruendo nuovi collegamenti tra i neuroni. Un talento unico. L’autrice spiega le grandi potenzialità della nostra mente, ma parla anche del nemico principale del sistema nervoso: l’infiammazione cronica, che provoca invecchiamento precoce e innesca patologie come l’Alzheimer, il Parkinson e la depressione.
Ci sono specifici nutrienti e alimenti responsabili di aumentare il rischio di infiammazione del cervello. Altri invece possono potenziare la capacità di memoria e concentrazione. Tra i primi – quindi da ridurre il più possibile – ci sono zuccheri e carboidrati raffinati, in quanto un eccesso di glucosio non è positivo per il cervello. Inoltre vanno ridotti i cibi fritti, in quanto portano all’organismo un carico infiammatorio. Altri alimenti dannosi sono gli insaccati (pancetta, salame, salsiccia). Questi prodotti spesso contengono nitrati, che possono alterare il microbiota intestinale, il cosiddetto secondo cervello. Risulta rischioso anche l’alcol, un uso e abuso cronico può ridurre addirittura il volume delle meningi.
La dieta ‘Mind’
Unisce elementi della dieta mediterranea e della Dash – un regime alimentare senza sale per chi soffre di ipertensione. La dieta Mind è stata pensata per sostenere la salute cognitiva soprattutto in età avanzata. Dai dati raccolti su persone che hanno aderito alla dieta con costanza, emerge che la Mind comporta un rischio inferiore del 53% di sviluppare il morbo di Alzheimer e un declino cognitivo più lento.
In particolare ci sono dieci alimenti individuati come benefici in certe quantità. Si tratta ad esempio dei cereali integrali, (tre porzioni al giorno); legumi (quattro pasti a settimana); olio extravergine di oliva, come condimento principale; verdure a foglia verde (tutti i giorni); frutta, frutti di bosco e frutta secca (in alternanza come spuntini quotidiani).
Lo stile di vita da solo non compensa alimentazione malsana
L’azione dei fattori che influenzano il sistema nervoso è sinergica e continua, sottolinea la neuroscienziata. Questo concetto è stato studiato con il team dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr di Pisa in un protocollo chiamato ‘Train the brain’. I ricercatori hanno esaminato un campione di volontari con decadimento cognitivo lieve, ai quali è stato sottoposto a un mix di attività fisica e cognitiva. La combinazione si è dimostrata efficace nel ridurre il declino e la perdita di volume della materia grigia. Da qui, così come da altri studiati nel mondo, sono state tratte sei strategie fondamentali per tenere in forma il cervello. Sono: stimolazione mentale; movimento; corretta alimentazione; vita sociale; riduzione dello stress e sonno. In sostanza l’esercizio fisico e l’allenamento mentale sono molto potenti se associati a una dieta sana per il cervello.
In conclusione, una dieta sana può mantenere in salute il cervello, riducendo l’infiammazione, aumentando la produzione di nuovi neuroni e influenzando positivamente la plasticità delle sinapsi. Tuttavia, non può risolvere il problema delle neurodegenerazioni. Un fattore determinante è anche la genetica, ma adottate strategie di prevenzione è efficace per ridurre il rischio di infiammazione.