Dall’applicazione della Legge Sirchia, 15 anni fa, ad oggi i fumatori in Italia sono diminuiti di circa un milione. Era il 10 gennaio 2005: con il divieto del fumo nei locali pubblici chiusi entrava la legge che prese il nome dal Ministro della Salute che la propose. Si trattava dell’applicazione su tutto il territorio nazionale di quanto previsto dalla Legge n. 3 del 16 gennaio 2003 (art. 51) “Tutela della salute dei non fumatori”, ovvero del principale intervento normativo in Italia in materia di tabacco.
Fumo: il mercato delle sigarette in 15 anni
Nel corso di questi quindici anni di applicazione della legge antifumo, le vendite di sigarette tradizionali sono passate da circa 92.822 tonnellate nel 2005 a circa 67.460 tonnellate nel 2018, con una diminuzione pari al 27,3%. Per contro, si è registrata una importante impennata nelle vendite del tabacco trinciato (incluso il tabacco da pipa) che nel medesimo arco temporale ha fatto registrare un incremento pari ad oltre il 500%.
I consumi: sigarette tradizionali, sigaretta elettronica e prodotti a tabacco riscaldato
Secondo l’ultima indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità sull’abitudine al fumo degli italiani, i fumatori sono 11,6 milioni, ovvero il 22,0% della popolazione (15+ anni). Gli uomini sono 7,1 milioni (28,0%) e le donne 4,5 milioni (16,5%). Oggi in Italia fumano 970.000 persone: nel corso degli ultimi 15 anni i tabagisti sono passati da 12.570.000 del 2005 a 11.600.000 fumatori nel 2019 facendo registrare un minimo storico di 10.800.000 fumatori nel 2012. Tale diminuzione è riferibile soprattutto alla diminuzione nel numero delle fumatrici, che è passato dal 5.660.000 del 2005 a 4.500.000 nel 2019 (1.160.000 fumatrici in meno). Nel corso dei successivi tre anni dall’entrata in vigore della legge antifumo, si è assistito ad una diminuzione costante del numero di fumatori che nel 2008 erano scesi fino a rappresentare il 22% della popolazione (26,4% gli uomini, 17,9% le donne). Si trattava probabilmente di un fenomeno legato a quei fumatori che intenzionati a smettere, avevano trovato nell’entrata in vigore della nuova legge e dei suoi divieti, una spinta alla cessazione. Questo effetto non si è purtroppo protratto negli anni successivi, tanto che le percentuali di fumatori rilevate nel 2008 sono assolutamente sovrapponibili a quelle registrate nel 2019.
La diminuzione nelle vendite delle sigarette tradizionali registrata nel corso degli ultimi 15 anni è sicuramente attribuibile da una parte ad una variazione nei consumi (il 18,3% dei fumatori consuma sigarette rollate a mano), ma anche all’ingresso sul mercato di nuovi prodotti quali le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato. Nel 2019, il consumo (prevalente o occasionale) di sigarette elettroniche contenenti nicotina ha riguardato il 4,6% dei fumatori, mentre quello di prodotti a tabacco riscaldato il 3,5%. La comparsa sul mercato negli ultimi anni dei prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale non ha contribuito a ridurre la prevalenza dei fumatori, infatti i consumatori di sigarette elettroniche o di sigarette a tabacco riscaldato sono fondamentalmente fumatori duali o non fumatori.
Nello specifico gli utilizzatori (abituali e occasionali) di sigaretta elettronica sono l’1,7% degli italiani (circa 900.000 persone) e di questi circa l’80% sono fumatori, dunque consumatori duali che fumano la sigaretta tradizionale contemporaneamente alla sigaretta elettronica; i prodotti a tabacco riscaldato sono utilizzati dall’1,1% degli italiani (circa 600.000 persone).
I nuovi prodotti e il rispetto della Legge
Tra i principali effetti ottenuti dalla legge antifumo nel corso degli anni, vi è quello legato al ruolo educativo che essa ha avuto nel sensibilizzare la popolazione nei confronti dei danni provocati dal fumo passivo. Già nel 2005 il 90% degli italiani si dichiarava favorevole alla creazione di spazi per fumatori nei locali pubblici e al divieto di fumare al di fuori di essi. Nel 2006, ad un anno dall’entrata in vigore della nuova legge, l’88,2% degli intervistati nell’indagine dell’ISS dichiarava che il divieto di fumo nei locali pubblici veniva sostanzialmente rispettato. Dopo 15 anni dall’entrata in vigore della legge, il rispetto del divieto di fumo nei luoghi chiusi è diventato un comportamento adottato nella maggior parte dei casi e in tutta Italia: secondo i dati Passi relativi al 2018, infatti, il divieto di fumo nei locali pubblici è totalmente rispettato in circa il 73% dei casi. L’introduzione sul mercato dei prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale (sigaretta elettronica e prodotti a tabacco riscaldato) ed una legislazione che deve adeguarsi ai nuovi scenari del mercato di questi prodotti, stanno rimettendo in discussione l’educazione al comportamento rispettoso nei confronti dei non fumatori. Il 62,6% degli utilizzatori di sigaretta elettronica ed il 62% dei fumatori di sigarette a tabacco riscaldato si sentono infatti liberi di usare questi prodotti nei luoghi pubblici (mezzi di trasporto pubblici, privati, locali, bar, ecc).
I prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale svolgono anche un ruolo nell’iniziazione alla dipendenza da nicotina nei non fumatori. Il 6,4% di chi non fuma, infatti, certamente o probabilmente inizierebbe ad utilizzare un nuovo prodotto da fumo, diverso dalle sigarette tradizionali, se questo fosse meno dannoso per la salute. Allo stesso modo, il 58,4% dei fumatori certamente o probabilmente non utilizzerebbe questo prodotto in maniera esclusiva, andando ad aggiungere quindi il nuovo prodotto alla sigaretta tradizionale.
La Legge Sirchia e la consapevolezza dei fumatori, aumentano le telefonate al numero verde ISS
Dopo l’applicazione della Legge Sirchia il numero delle telefonate dei cittadini che chiedevano aiuto per smettere di fumare al telefono verde è aumentato sistematicamente passando dai 2.600 contatti annui nel 2005 a 11.100 nel 2019. Tale incremento, significativo negli ultimi anni è stato dovuto anche ad una ulteriore disposizione legislativa che ha visto l’inserimento del Numero Verde sulle confezioni dei prodotti del tabacco.
La diffusione più capillare dell’informazione ha infatti determinato un ampliamento del bacino di utenza del servizio raggiungendo popolazioni che in passato più difficilmente contattavano il TVF, come i giovani e gli anziani.
Presso l’ISS è attivo sin dal 2000 il TVF un servizio di counselling telefonico in materia di tabagismo. Si tratta di un Servizio anonimo e gratuito, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 16.00.
Dal 2005, accanto alla richiesta di aiuto per smettere di fumare, l’utenza – fumatori, cittadini e esercenti di locali pubblici – contattava il servizio per chiarimenti inerenti gli obblighi della legge appena entrata in vigore dunque l’osservanza del divieto.
Negli anni il divieto di fumo è diventato un comportamento osservato nella maggior parte dei casi e ad oggi circa il 90% delle telefonate giunge da fumatori che chiedono aiuto per smettere di fumare.
Con l’entrata nel mercato dei prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale (sigaretta elettronica e prodotti a tabacco riscaldato), non ancora adeguatamente regolamentati, sta riemergendo un interesse dei cittadini riguardo i chiarimenti sui divieti di fumo ovvero la possibilità di consumare questi prodotti dove oggi non è possibile utilizzare sigarette tradizionali.
La Legge e i Centri Antifumo
Attualmente i Servizi per la cessazione di fumo di tabacco sono 294 Centri (236 afferiscono al Servizio Sanitario Nazionale; 54 alla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori; 4 afferenti al privato sociale). Dalle informazioni raccolte presso i Centri Antifumo emerge che una delle principali motivazioni che ha spinto l’utenza a chiedere aiuto per smettere di fumare per qualche anno a partire dal 2005 è stata la conseguenza diretta del divieto di fumo mentre oggi risulta essere il benessere psicofisico.