Si stima che in Italia più di 1,2 milioni di persone pratichino regolarmente Yoga. Dal 2015, in concomitanza con il solstizio d’estate (21 giugno), si celebra in più di 170 paesi la Giornata internazionale dello Yoga, istituita dall’ONU su richiesta del primo ministro indiano Narendra Modi. La giornata ha lo scopo di promuovere la non violenza e avvicinare le nazioni allo yoga, facendo conoscere i benefici per la salute fisica e mentale (tra cui la gestione della rabbia, dello stress e della depressione o contro i problemi di postura). L’esperta Valentina Limetti, introduce uno dei temi principali alla base della pratica, quello della non violenza, partendo dal racconto di un episodio di aggressione tra giovani osservato in prima persona.
«C’è aria di Natale in Italia, e non vedevo l’ora di vivere questa atmosfera nei miei ultimi giorni in India, dove questa festività non è parte della tradizione religiosa e della cultura popolare.
Esco nelle vie del centro della mia città natale, incontro amici che non vedevo da mesi e mi nutro di abbracci, chiacchiere e risate. All’improvviso però qualche energia compressa da tempo sfocia in modo fulmineo in un moto di violenza, una rissa tra giovani, volendo semplificare, che crea un panico generale. Una tristezza profonda mi avvolge e mi spinge a tornare a casa ed oggi a condividere un principio cardine dello yoga.
Ahimsa è il primo passo per la liberazione che si ottiene con la pratica dello Yoga.
Questo termine sanscrito è presente al primo posto tra gli Yama, che potremmo definire come norme di comportamento corretto – da seguire – riportate negli “Yoga Sutras” (aforismi sullo yoga) del saggio Patanjali.
La parola sanscrita Himsa significa Violenza, pertanto la A privativa dà al termine il significato di NON VIOLENZA.
Ogni essere umano è per natura violento, in modo e grado diverso.
La violenza non è solo quella fisica, ma si esprime nei pensieri, nei sogni, nelle parole dette e non e nelle azioni intraprese nei confronti di noi stessi e verso il prossimo, nella scelta delle sostanze che ingeriamo, siano esse aria, cibo, bevande e chi più ne ha meno ne metta. Il primo passo dunque per avere esperienza di non violenza è accettare questa caratteristica innata e trascendere, scegliendo in ogni istante di non essere violento; questo è il percorso dello Yogi.
Sii consapevole che un pensiero può uccidere così come una azione, ed il primo a morire potresti essere te stesso, che dopo aver dato sfogo a tale pensiero, parola o azione potresti accusarne il vuoto insostenibile che ne rimane.
La violenza è frutto di ignoranza (errata conoscenza) e rabbia, entrambe originate da paura di ciò che non si conosce e soprattutto della perdita di ciò che si conosce. Liberarsi di questa paura è dunque il primo passo per fare esperienza di non violenza, nonché primo importante tassello per la conquista della gioia, quella indescrivibile, estatica e distaccata dalla materia.
Per Natale, dunque, se avete un pensiero positivo, comunicatelo adesso, in questo preciso momento; se il vostro pensiero è negativo tramutatelo subito in un positivo verso voi stessi, poiché la violenza e il violento sono in ultimo la stessa cosa e in definitiva chi ne porta la cicatrice potresti essere te stesso. Pertanto LIBERATENE E SORRIDI!
Questo è il mio augurio per un radioso Natale!».
Dott.ssa Valentina Limetti
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