Per il 42 per cento degli adolescenti italiani è normale condividere informazioni private o pubblicare foto e immagini personali attraverso i social network e nelle chat. Il 12 per cento di loro, ovvero oltre 1 adolescente su 10 (circa 2 per ogni classe), è stato vittima della diffusione di materiale intimo e privato in rete. I teenager sono spesso esperti di tecnologia digitale, si muovono con facilità tra app, social network e video, ma appaiono ignari dei pericoli del web e non conoscono il valore della privacy. I dati messi in luce dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza sono stati raccolti su un campione di circa 5000 adolescenti italiani di età compresa tra i 13 e i 19 anni. Con internet e la comunicazione digitale la vita delle persone è cambiata. In particolare internet veicola le relazioni e condiziona l’umore di molti adolescenti. Per Maura Manca, Presidente dell’ Osservatorio Nazionale Adolescenza. «La comunicazione digitale – spiega la psicoterapeuta – è quasi totalitaria, il 99% degli adolescenti, ormai, utilizza le chat di messaggistica istantanea (WhatsApp) per ‘parlare’ con gli amici, con i genitori e i conoscenti». Se da un lato, però, ci sono numerosi ragazzi che ne sfruttano le potenzialità in modo positivo, dall’altro, spiega Manca: «è diventato anche il covo dell’espressione di ciò che i ragazzi hanno dentro, di una inefficace educazione digitale, di uno scarso contatto umano e riconoscimento delle emozioni dell’altro, di un’empatia che sembra volata via con il vento. Adolescenti che vivono troppo le relazioni nel digitale e scarseggiano negli aspetti più umani».
Uno degli aspetti più pericolosi della rete, oltre al cyberbullismo e il bullismo, è la diffusione del materiale intimo e privato in rete. I dati dell’osservatorio fanno riflettere. «I ragazzi non sono educati al senso dell’altro e nel momento in cui stanno davanti ad uno schermo di sentono leoni, perché non guardano negli occhi l’altro – spiega la presidente – è un male indiretto, è un male di cui non si conosce la reale portata, che nella loro testa nasce come un gioco, come un divertimento, come una ricerca di un ruolo e di un’affermazione sulle spalle di un’altra persona».
Dai dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza emerge un’altro aspetto preoccupante: il 12% degli adolescenti, ovvero oltre un adolescente su 10 (circa 2 per ogni classe), è stato vittima della diffusione di materiale intimo e privato in rete e sui social network.
«Sono numeri apparentemente bassi, ma che in realtà sono allarmanti per le conseguenze che possono avere, talvolta anche tragiche, perché se tra quel materiale ci sono video intimi che li coinvolgono in atti sessuali, diventa una vergogna troppo grande, ingestibile da un punto di vista emotivo, che può portare a forti crisi depressive o a gesti estremi come il suicidio». «La piattaforma dei social network – continua la presidente – rimane il luogo preferito dai cyber-diffamatori, per prevaricare in maniera digitale i compagni più deboli (circa il 7%)».
Un altro numero allarmante è legato al sexting, cioè il fare sesso attraverso l’invio nelle chat di video o foto sessualmente espliciti che in un solo anno è passato dal 6,4% al 10%.
«Sta diventando – spiega Manca – una pratica sempre più diffusa di conquista dell’altro, di divertimento, di provocazione, di sesso, con ragazze che si espongono a rischi elevatissimi e adolescenti che creano addirittura database nei telefonini, che invece di scaricare foto ed immagini pornografiche, si inviano quelle delle compagne e delle amiche. A volte vengono inviate come una sorta di biglietto da visita, dove il corpo in qualche modo la fa sempre da sovrano, puntando sul sesso e sull’estetica. Questo significa che questi adolescenti sono potenzialmente tutti a rischio diffusione materiale intimo in rete, inconsapevoli delle reali conseguenze delle proprie azioni. La revenge porn è il problema del futuro, oggi siamo ancora ad un 5% delle adolescenti che si sono accorte di esserne state vittime, che sono comunque minacciate, a cui vengono chiesti anche favori sessuali in cambio di non diffondere quelle immagini». «I cellulari di troppi adolescenti sono a luci rosse, sono carichi di materiale intimo, sono bombe ad orologeria pronte a scoppiare in ogni momento, perché in rete basta una scintilla che l’effetto è spaventosamente dilagante e non arrestabile – conclude la presidente.