Le donne subiscono ancora un impatto negativo anche quando si parla di appropriatezza delle cure. Le disparità riguardano tutta la sfera sanitaria, quindi la donna come paziente, ma anche come medico e ricercatrice. In particolare, la variabile di genere spesso non viene considerata nella ricerca epidemiologica e nello sviluppo della digital health. Le studentesse di medicina sono quante gli studenti maschi, o di più, da quasi 30 anni. Il numero di donne medico è in continua crescita, ma sono meno del 30 per cento nella chirurgia. Solo l’8,3 per cento delle donne medico riveste un incarico dirigenziale, a fronte del 20,6 per cento dei colleghi maschi. I numeri sono messi in evidenza dalla nona edizione del Libro Bianco sulla salute della donna. Il report ha indagato la disparità di genere nell’ambito della salute e della ricerca scientifica.
Equità di genere
Il volume realizzato da Fondazione Onda con il contributo incondizionato di Farmindustria è stato presentato ieri al Senato su iniziativa della Sen. Maria Domenica Castellone. La nona edizione si intitola: “Verso un’equità di genere nella salute e nella ricerca”. Le diseguaglianze, analizzate in ottica di genere, sono state acuite dalla pandemia da Covid – 19 e dalla crisi internazionale. «Uguaglianza ed equità sono due dei pilastri del nostro Servizio Sanitario Nazionale, talvolta erroneamente intesi come sinonimi», ha affermato Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda.
«L’uguaglianza presuppone di poter fruire dei medesimi diritti, indipendentemente da qualsiasi differenza, mentre l’equità si basa sulla modulazione degli interventi in relazione alle differenze, alle specificità, ai bisogni. L’uguaglianza è dunque il presupposto, il punto di partenza, mentre l’equità rappresenta l’obiettivo finale, il punto di arrivo, che consente di garantire a tutti le medesime opportunità, tenendo conto delle differenze. Proprio sulla valorizzazione delle differenze si basa la Medicina di genere, con l’obiettivo di assicurare pari opportunità nell’ambito della prevenzione, della diagnosi e della cura, ed è questo quindi il fil rouge del Libro Bianco 2023. Doverosi i ringraziamenti a Farmindustria, alle Istituzioni e ai numerosi Autori. L’auspicio è che le idee, le esperienze condivise e le evidenze a supporto possano stimolare riflessioni e nuove progettualità per tendere a un’equità di genere nella salute e nella ricerca a garanzia di una maggior appropriatezza degli interventi di prevenzione, diagnosi e cura con beneficio non soltanto dei pazienti, ma anche della sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale».
Donne discriminate nella cura e sul lavoro
Il volume parte da un approfondimento sull’uguaglianza di genere come obiettivo dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nella prima parte viene analizzato l’impatto delle disuguaglianze sulla salute, in termini di morbosità e mortalità tra uomini e donne. Aumenta soprattutto se è correlato agli altri determinanti sociali di salute, come il livello di istruzione. Le donne rappresentano ancora quasi i due terzi dei 771 milioni di adulti analfabeti. Per quanto riguarda la sfera occupazionale e le condizioni lavorative, a livello mondiale, a parità di qualifica, vengono assunti più uomini che donne. In particolare, le donne assunte, a parità di mansione, hanno spesso una retribuzione inferiore agli uomini.
Impatto sulla gravidanza, disabilità e malattie rare
Il volume sottolinea la necessità di interventi equi nelle diverse fasi della vita e in contesti differenti. Le donne in Italia diventano madri più tardi che in passato, con un’età media al parto sempre più alta (oggi 32,4 anni). La gravidanza non è più il momento centrale nella vita di una donna. Spesso è vissuta come una limitazione alla propria realizzazione personale e professionale. Disuguaglianze di genere incidono notevolmente sia sul desiderio di gravidanza sia sulla attuazione del progetto riproduttivo. Le donne hanno al contempo un’aspettativa di vita maggiore rispetto agli uomini. Nel sesso femminile gli anni di sopravvivenza hanno un carico di disabilità molto elevato (la maggior parte degli anziani è donna). Questi dati richiedono un cambio strutturale delle politiche sanitarie, mette in evidenza il report. L’approccio di genere nella pratica clinica e nella cura, nella formazione, nella ricerca e nella comunicazione produrrebbe anche un risparmio per il SSN. Il volume si sofferma sull’impatto del genere in tema di differenze di salute per vari contesti, tra cui le malattie rare, la disabilità, la violenza, la popolazione straniera e carceraria. L’ottica di genere è il punto da cui partire per impostare politiche orientate a un futuro senza disuguaglianze.
Gender gap nella ricerca
L’ultima parte del volume, incentrata sul gender gap nella sanità, nella ricerca scientifica e nell’innovazione digitale, evidenzia quanto ancora sia lunga e tortuosa la strada da percorrere per raggiungere un’effettiva parità. La variabile “sesso e genere” non viene adeguatamente considerata neanche nella ricerca epidemiologica. Le analisi spesso riportano un dato complessivo, che non fa emergere le eventuali differenze fra uomini e donne. Cellule maschili e femminili reagiscono in modo diverso a stimoli chimici e ambientali. Eppure nella maggioranza degli studi preclinici non viene riportato il sesso dell’organismo da cui le cellule derivano. L’identificazione di sesso/genere consente interventi mirati e migliori percorsi di prevenzione, diagnosi e cura.
Opportunità di carriera per le donne
Dal 1995 le studentesse studiano medicina in misura uguale o maggiore rispetto agli studenti maschi. Eppure la presenza di donne medico è inferiore al 30 per cento nella chirurgia. Solo l’8,3 per cento delle donne medico riveste un incarico dirigenziale, a fronte del 20,6 per cento dei colleghi maschi. La scarsa presenza femminile nelle posizioni apicali è il risultato di una serie di barriere a livello individuale, interpersonale, istituzionale e comunitario. Questi ostacoli impediscono alle donne di raggiungere l’ultimo livello superiore di leadership.
Dati mondiali dicono che è crescente il divario di genere nelle carriere scientifiche. La parità è maggiore nel periodo del dottorato, ma a partire da cinque anni dall’inizio della carriera il divario si accentua a favore dei maschi. Le ragioni sono molteplici, dalla gravidanza, a ragionamenti economici o di stabilità del lavoro, alle discriminazioni culturali. Nella scelta dei corsi universitari, sotto la forte influenza di motivi culturali, le ragazze prediligono le materie umanistiche o sociali rispetto alle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) dove invece la diversità di genere può stimolare soluzioni più innovative e comprensive.
Donne nella digital health
Il divario di genere riguarda infine anche la digital health. I benefici non sono ugualmente distribuiti tra uomini e donne a causa di diverse forme di disparità. Riguardano, ad esempio, la rappresentatività del pubblico femminile nei campioni sui quali algoritmi di machine learning vengono istruiti. Affrontare questo divario è fondamentale per raggiungere i benefici per la salute ed evitare l’ulteriore acuirsi delle disuguaglianze sanitarie, sottolinea il report.
Industria farmaceutica, esempio virtuoso
«L’equità di genere nella salute e nella ricerca è prioritaria. Nelle aziende farmaceutiche la presenza femminile è pari al 45 per cento del totale degli addetti e a oltre il 50 per cento nella R&D», ha commentato Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria. «Un settore che crea le stesse opportunità, attraverso un modello di welfare aziendale che prevede misure concrete per il padre e la madre».
«L’inclusione è parte della nostra cultura e del nostro valore. Come industria abbiamo il privilegio di poter investire in innovazione – ha continuato Cattani nel suo intervento. L’innovazione scientifica e tecnologica porta con sé la cultura che automaticamente abbatte le barriere, crea diversità e quindi ricchezza».
«Servono fondi per la medicina di genere perché dà un segnale culturale, soprattutto ai giovani. Quel 50% di equity che abbiamo nelle nostre aziende si riflette di fatto anche nella parte salariale e questo è l’aspetto più importante. La politica e i Governi dovrebbero avere l’umiltà di ascoltare quei settori che rappresentano delle eccellenze perché hanno le competenze e la visione strategica e possono metterle a disposizione. Tutto può essere messo a fattor comune in un sistema Paese, ognuno per le proprie aree di eccellenza e di competenza ma serve capacità di ascolto e dialogo. Queste iniziative preziose, come altre, hanno uno sbocco che è la responsabilità sociale – ha concluso – e chi traina la produzione e l’export del Paese ha una responsabilità superiore».
«Fondazione Onda è da sempre in prima linea nella diffusione della medicina di genere e da anni collabora con l’Istituto Superiore di Sanità per portare avanti obiettivi comuni», ha detto Elena Ortona, Direttore centro di riferimento medicina di genere, Istituto Superiore di Sanità, «primi tra tutti l’eliminazione delle disuguaglianze, il raggiungimento dell’equità e appropriatezza nelle cure. Considero la pubblicazione del Libro Bianco un passo importante per il raggiungimento di questi obiettivi e per operare un cambiamento di prospettiva che veda la persona al centro dei percorsi di cura».