Alle 11.40 del 27 febbraio 2017 “dj Fabo” ha smesso di vivere. Un caso che ha infiammato l’opinione pubblica e ha riaperto il tema del testamento biologico. Fabiano Antoniano, 39 anni, «ha morso un pulsante per attivare l’immissione del farmaco letale: era molto in ansia perché temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato», ha raccontato Cappato.
Diritto ad una fine dignitosa
Dopo la morte di Fabiano Antoniano il direttore dell’Osservatorio Regionale Cure Palliative e Medicina del Dolore Sergio Canzanella ha parlato dell’esigenza di «integrare l’articolo 32 della Costituzione, affinché oltre al diritto alla salute, includa anche il diritto ad un fine vita dignitoso. Questa è la proposta che verrà presentata da un pool di esperti che verrà trasmessa alle massime cariche dello Stato: la Repubblica tutela altresì, laddove la perdita della salute sia irreversibile e si accompagni alla fine della vita, un percorso senza dolore in cui sia sempre rispettata la dignità dell’essere umano. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge, poi, non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. In questo modo, si mira ad includere un nuovo concetto nella Costituzione italiana, vale a dire l’obbligo da parte dello Stato di assicurare a chi non può essere più curato, in quanto considerato malato terminale, il diritto a non soffrire e conseguentemente conservare, nell’ultimo periodo della propria vita, la dignità della persona umana».
La situazione in Campania
In fatto di fine vita, all’ombra del Vesuvio ci sono oggi 9 hospice per le cure palliative (due ad Avellino, tre a Caserta, tre a Salerno e uno a Napoli). Strutture che accolgono 109 persone ricoverate per fine vita. Va detto che in Campania esiste un progetto regionale che mira alla realizzazione di altri 5 hospice, così da arrivare a 400 posti letto. Sarebbe importante, anche perché in Campania l’incidenza dei tumori è di 735 casi per 100mila abitanti ogni anno (415 maschi – 320 femmine) e il tasso standardizzato di mortalità per tumore è di 368 per 100mila abitanti ogni anno. Il numero dei malati terminali è di circa 19.400, dal momento che il 90% dei malati deceduti per tumore (21.311) attraversano una fase terminale di malattia caratterizzata da un andamento progressivo irreversibile. A questi vanno aggiunti coloro che, pur affetti da una patologia neoplastica, non sono ancora in fase d’inguaribilità e quelli affetti da forme inguaribili di patologie non oncologiche, come quelle neurologiche, polmonari, infettive e metaboliche. Insomma, un numero enorme.
Le cure palliative
Sono la cura attiva e globale prestata alla persona malata quando la malattia non risponde più a terapie che mirano alla guarigione. Il controllo del dolore e degli altri sintomi, dei problemi psicologici, sociali e spirituali assume quindi un’importanza primaria. Le cure palliative rispettano la vita e considerano il morire un processo naturale. Il loro scopo non è quello di accelerare o differire la morte, ma quello di preservare la migliore qualità della vita possibile fino alla fine per il paziente e la sua famiglia.