Si chiama effetto Pigmalione e si potrebbe riassumere così: se un insegnante pensa che uno studente sia meno dotato e meno capace, inconsapevolmente lo tratterà in modo diverso da come farà con uno studente che ritiene brillante e meritevole. Si tratta di differenze di comportamento molto difficili da percepire, ma che a lungo andare creano delle conseguenze. Infatti, lo studente considerato meno bravo tenderà ad avere risultati peggiori, mentre lo studente considerato “migliore” otterrà risultati più brillanti. Per gli psicologi è uno degli effetti psicologici più importanti da tenere in considerazione nel rapporto con i bambini.
Siamo quello che crediamo di essere
L’effetto Pigmalione, detto anche Rosenthal è l’effetto psicologico della “profezia che si autoavvera”. Una persona ritenuta più capace tenderà ad avere risultati migliori (inconsciamente verrà stimolato il suo potenziale di sviluppo), un soggetto ritenuto meno capace, finirà (altrettanto inconsciamente) per essere inibito e conseguirà risultati inferiori. Nel 1972, lo psicologo Theodor Rosenthal decise di fare un esperimento presso l’Oak School, in California. All’inizio dell’anno scolastico, un’equipe di psicologi indicò agli insegnanti i bambini più intelligenti delle loro classi; gli psicologi motivarono il fatto sulla base dei risultati in veri test d’intelligenza. Gli psicologi, in realtà, avevano estratto a caso i nomi dei ragazzi; dunque, la loro intelligenza era solo una credenza, di cui gli insegnanti erano stati persuasi. Al termine dell’anno scolastico, però, questi ragazzi mostrarono di aver ottenuto risultati più elevati della media e perfino un incremento del QI. Rosenthal spiegò questo effetto chiamando in causa le aspettative degli insegnanti, che, convinti (erroneamente) dell’elevato potenziale dei ragazzi li avevano stimolati di più rispetto al resto della classe. L’esperimento ha dimostrato come le credenze condizionino le aspettative. Un insegnante che crede che un alunno sia svogliato o che non possa raggiungere risultati elevati finirà per investire meno energie su di lui e si accontenterà di traguardi mediocri. In seguito al celebre esperimento di Rosenthal, numerosi altri psicologi hanno indagato l’effetto Pigmalione, anche dal punto di vista del soggetto (in questo caso erano gli insegnanti ad influenzare i risultati dei loro allievi); attraverso questi esperimenti si è definito con precisione sempre maggiore il meccanismo della “profezia che si autoavvera”, dimostrando quanto l’autostima di ciascuno e le credenze personali siano fondamentali per raggiungere gli obiettivi. Ogni azione genera delle conseguenze, soprattutto quando si interagisce con un bambino. In altre parole, nessuno studente è perduto se ha un insegnante che crede in lui (Rosenthal R., Jacobson L., 1992, Pygmalion in the classroom, Irvington).