I casi di bronchiolite sono in costante aumento, in molti casi si tratta di casi facilmente risolvibili, ma in tanti altri si rende necessario il ricovero. A lanciare l’allarme sono i medici pediatri che mettono sul chi va là rispetto ad un’epidemia stagionale da Virus respiratorio sinciziale (VRS) che si annuncia particolarmente severa. Il virus, infatti, colpisce in modo grave soprattutto i neonati ed è la causa principale proprio della bronchiolite. Ogni anno, in tutto il mondo, la bronchiolite causata dal VRS porta alla morte di circa 100mila bambini con meno di cinque anni, rendendo urgente la necessità di prevenzione e trattamento.
Cos’è la bronchiolite e chi colpisce
La bronchiolite è un’infezione acuta che colpisce le vie respiratorie inferiori, in particolare i bronchioli, i piccoli rami dei bronchi nei polmoni. È causata principalmente dal VRS e si manifesta in neonati e bambini piccoli, generalmente sotto i due anni di età. La fascia più a rischio è quella dei neonati nei primi sei mesi di vita, il cui sistema immunitario non è ancora completamente sviluppato.
Campanelli d’allarme
I sintomi della bronchiolite possono iniziare come quelli di un comune raffreddore, ma tendono a peggiorare rapidamente, specialmente nei soggetti più vulnerabili. Tra i sintomi più comuni ci sono:
- Difficoltà respiratorie, con respiro affannoso e rapido.
- Tosse persistente e fischi durante la respirazione (sibilo).
- Febbre, anche se non sempre presente.
- Riduzione dell’appetito e problemi a nutrirsi, soprattutto nei neonati.
- Irritabilità e letargia.
Nei casi più gravi, la bronchiolite può portare a insufficienza respiratoria, richiedendo il ricovero ospedaliero. Lo scorso anno, solo in Italia, si sono registrati circa 15mila ricoveri per bronchiolite, di cui 3mila hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva, e ci sono stati 16 decessi.
La prevenzione: una nuova speranza per ridurre i ricoveri
Quest’anno, però, c’è un elemento di novità che potrebbe rappresentare una svolta importante nella lotta contro il VRS e la bronchiolite nei neonati. Grazie a un nuovo anticorpo monoclonale, che ha dimostrato di ridurre fino al 90% delle ospedalizzazioni, il Ministero della Salute ha annunciato l’intenzione di rendere disponibile il trattamento preventivo gratuitamente in tutte le Regioni italiane.
L’interesse verso questo farmaco è grande, tanto che medici e pediatri auspicano di poter iniziare le somministrazioni già a partire dal mese di novembre. Il trattamento sarebbe destinato a tutti i neonati, con particolare attenzione a quelli nati durante la stagione epidemica, che solitamente si estende per 5-6 mesi, coprendo tutto l’inverno.
Le polemiche e le azioni per garantire l’equità di accesso
Nonostante l’entusiasmo per questa nuova profilassi, non sono mancate le polemiche. Alcune forze politiche hanno criticato la prima comunicazione del Ministero, che invitava le Regioni in piano di rientro a gestire autonomamente la somministrazione gratuita del farmaco. Questo è stato percepito come un potenziale rischio di disparità tra Nord e Sud, in un contesto già segnato dalle differenze regionali nei servizi sanitari. La risposta del Ministero è arrivata prontamente con una nuova circolare che ha chiarito che il farmaco sarà reso disponibile senza alcun onere per le famiglie su tutto il territorio nazionale.
Le prospettive per il futuro
La prevenzione universale della bronchiolite rappresenta un obiettivo chiave per il sistema sanitario italiano. Il presidente della Società Italiana di Neonatologia, Luigi Orfeo, ha sottolineato che questa profilassi potrebbe “cambiare la storia di questa infezione”, riducendo drasticamente il numero di ricoveri e i casi gravi.
L’immunizzazione tramite un’unica somministrazione stagionale rappresenta un enorme passo avanti rispetto alle terapie utilizzate finora, che richiedevano più dosi e venivano somministrate solo ai neonati più a rischio. Il nuovo farmaco potrebbe dunque segnare un importante cambiamento nella gestione dell’epidemia di bronchiolite, proteggendo i più piccoli e prevenendo le complicazioni più gravi.
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