Un gran lavoro per la tutela dei medici costretti a stare a stretto contatto con il virus lo hanno fatto, primi in Italia, allo Spallanzani di Roma. Francesco Lufrano, responsabile del servizio di prevenzione e protezione allo Spallanzani di Roma racconta di come ci si è mossi ai primi segnali, preoccupanti, in arrivo dalla Cina. «Già dal 21 gennaio abbiamo iniziato a innalzare il livello di attenzione e di sicurezza dell’Istituto. Siamo poi arrivati a proteggerci creando una tensostruttura di pre-triage, così da poter effettuare eventuali visite e tamponi orofaringei in maniera del tutto sicura». Anche Lufrano ribadisce l’importanza del rispetto della distanza «di un metro e mezzo circa», la necessità di «lavare le mani più volte al giorno», la precauzione di «coprire il volto quando si starnutisce utilizzando la piega del braccio, non la mano».
Rischioso, sul luogo di lavoro, può essere lo scambio di utensili. In un ufficio anche le penne e le tastiere dei pc possono nascondere insidie. Anche se a oggi sappiamo che il virus dovrebbe avere sopravvivenza bassa sugli oggetti, ma queste sono considerazioni che è bene lasciare a epidemiologi e infettivologi. «Quelli che adesso chiamate eroi – è lo sfogo di Lufrano – sono in realtà sempre gli stessi in trincea contro altre patologie. Noi siamo qui e non indietreggeremo, voi dateci una mano, restate a casa».
Fonte: Il Mattino – Speciale Salute & Prevenzione