Il fiuto dei cani “batte” anche i test rapidi. Proprio così: gli amici a quattro zampe riconoscono le persone positive al Covid con una sensibilità del 98-100%, quindi superiore a quella dei ‘tradizionali’ test antigenici rapidi che è pari all’87%-98%. Si tratta dei cani da rilevamento al centro del progetto “Screendog” coordinato dall’Università Politecnica delle Marche (Univpm) e che coinvolge gli atenei di Macerata e Camerino (Unicam), unità sanitarie (una delle Marche e una della Sardegna) e cinofile. Lo studio “C19-screendog” ha validato un protocollo per l’addestramento di cani specializzati, dimostrando un valido sistema di screening diretto su persona, senza ricorrere al prelievo di campioni biologici.
Fiuto dei cani abbatte costi e tempi. Lo studio
La diagnosi di Covid-19 prevede esami e test invasivi che richiedono tempo e soprattutto costi. Recenti ricerche scientifiche pubblicate su prestigiose riviste internazionali hanno già dimostrato che i cani da rilevamento sono in grado di riconoscere campioni di sudore ascellare prelevati da soggetti positivi al Sars-Cov-2 con sensibilità e specificità comparabili o superiori a quella dei migliori test rapidi. Lo studio “C19-screendog” ha permesso di testare 1251 soggetti e di mostrare una sensibilità dei cani specializzati al rilevamento del Covid19 tra il 98 e il 100% (maggiore rispetto ai test antigienici rapidi che hanno una sensibilità di 87-98%).
Nella prima fase dello studio sono stati raccolti i campioni di sudore per l’imprinting nei drive in (AV3 Marche e ASSL Sassari): i campioni sono stati conservati nei laboratori di ricerca UNIVPM e ATS Sassari. Successivamente i cani sono stati educati dai cinofili a distinguere i campioni positivi (sedendosi) dai negativi. Infine, si è passati alla validazione del test ai drive in: questa fase conclusiva, la più importante, è stata fondamentale per dimostrare che i cani sono capaci di segnalare persone positive in una situazione reale dove non è più il campione di sudore ad essere annusato, ma la persona stessa.
In 5 mesi sono stati testati 1251 soggetti, tra vaccinati e non, di cui 206 positivi. “I risultati ottenuti sono sorprendenti – commentano gli autori – al di sopra delle aspettative”. Il grafico indica la sensibilità del test se eseguito da un solo cane o da due cani (quando il primo cane dava una risposta dubbia), messe a confronto con i test antigenici rapidi attualmente in uso.
Grazie alla collaborazione dei ricercatori veterinari di UNICAM, è stata inclusa nello studio l’analisi del benessere dei cani in tutte le fasi: nessun indicatore comportamentale di stress, stanchezza o esaurimento è stato rilevato durante tutte le fasi, inclusa la sessione di screening.
Questo è il primo studio in Italia in cui la validazione del test di screening con i cani da rilevamento è stata eseguita direttamente su persona (senza raccolta del campione di sudore) su una coorte numerosa di soggetti (1251). È anche il primo studio in cui si è valutata l’opportunità di usare due cani nella stessa seduta per aumentare la sensibilità del test che è fondamentale per lo screening di popolazione, obiettivo per il quale potrà essere utilizzato C19-screendog.