«L’obiettivo del Governo è proteggere la salute dei lavoratori e al tempo stesso sostenere tutto il mondo del lavoro in questo drammatico momento».
Sottosegretario Stanislao Di Piazza, qual è la linea adottata per arginare le conseguenze economiche della pandemia?
«Un passo per nulla banale è il protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del coronavirus negli ambienti di lavoro. Intesa raggiunta con le parti sociali che consente alle imprese di tutti i settori, attraverso gli ammortizzatori sociali e la riduzione o sospensione dell’attività, la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro».
Si punta sullo smart working, se possibile.
«Non solo, l’intesa prevede siano incentivate le ferie e i congedi retribuiti, sospese le attività di reparti aziendali non indispensabili alla produzione. Vanno assunti protocolli anti contagio. Dove non è possibile rispettare la distanza di sicurezza, devono essere fornite le protezioni individuali e deve esserci una sanificazione costante degli ambienti».
Mascherine e guanti sono però una nota dolente.
«La Protezione civile sta facendo un lavoro enorme per risolvere il problema e sta ottenendo risultati importanti. Si sta anche lavorando affinché non siano bloccati all’estero materiali destinati all’Italia. Sono arrivate 2 milioni di mascherine, altre arriveranno presto».
Possibile che in Italia non ci sia chi le produce?
«Con il nuovo decreto, all’articolo 5, il Governo prevede incentivi importanti per quelle aziende, anche piccole, che intendono farlo. Per fornire mascherine ai medici e a tutti i lavoratori che operano al di fuori del comparto sanitario».
Cosa farete per controllare che le prescrizioni a tutela dei lavoratori siano rispettate?
«Sono le prefetture che devono vigilare, noi certamente terremo alta l’attenzione».
Cosa dice a chi non rispetta le prestazioni?
«Che migliorare la qualità di vita dei lavoratori, dare loro sicurezza, significa riuscire ottenere risultati imprenditoriali migliori. Sono certo che le aziende si attrezzeranno, perché c’è tanta buona volontà da parte di tutti». Cosa ci insegnerà questa crisi? «Sicuramente che va ripensata la centralità del welfare. E anche in un Paese come il nostro, con uno dei sistemi sanitari migliori al mondo, si deve guardare sempre più alla sanità come a un investimento e non a un costo».
Fonte: Il Mattino – Speciale Salute & Prevenzione