Contro il dolore postoperatorio scende in campo la nanotecnologia. Si apre così una nuova frontiera che presto potrebbe trovare impiego anche nel controllo del dolore cronico. Lo studio, sia in vivo che in vitro, si basa su tecnologia miniaturizzata ed è a tutti gli effetti il battesimo del fuoco per la BIOGENAP, nato 18 mesi fa con un accordo tra Università di Parma e Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Il progetto punta alla definizione di un nuovo dispositivo basato su tecniche che sono sulla scala del miliardesimo di metro, talmente piccole da poter essere anche iniettate con una siringa. In questo caso l’obiettivo è quello di arrivare a creare una sorta di “analgesico tecnologico” da utilizzare nella ferita chirurgica. Il progetto permetterà anche di approfondire come nuovi protocolli clinici terapeutici possano essere più utili per la gestione della terapia del dolore postoperatorio.
Il finanziamento
Il progetto “Nano-No-Pain” vede come coordinatori scientifici per l’Università di Parma il professor Guido Fanelli, il dottor Massimo Allegri e il dottor Dario Bugada e per il CNR-IMEM il dottor Salvatore Iannotta. A rendere possibile l’avvio delle attività è stato il finanziamento di 225mila euro cofinanziato dalla Regione Emilia Romagna per circa 70mila euro. Si parte entro due mesi con il lavoro del gruppo di ricerca dell’Università di Parma e dal gruppo di ricerca CNR-IMEM.
Verso la fantascienza
Il progetto che verrà realizzato dal BIOGENAP ricorda un po’ quanto proposto in un vecchio film Hollywoodiano. Come spesso accade la realtà punta dritta verso la fantascienza. Nel caso della pellicola «Salto nel buio», il protagonista si trovava coinvolto in un esperimento scientifico che prevedeva la miniaturizzazione dei una vera e propria navicella, iniettata poi (per errore) in un corpo umano. Qui siamo anni luce da quel risultato, ma la possibilità di iniettare nanotecnologie all’interno del corpo umano è un campo che promette grandi risulti.