L’impegno dell’Ospedale Bambino Gesù nelle sue missioni a Karak, Giordania, non è solo un contributo simbolico, ma rappresenta un vero e proprio sostegno essenziale per molte famiglie. Suor Adele Brambilla e suor Alessandra Fumagalli, durante un collegamento video con il professor Tiziano Onesti, hanno sottolineato come le famiglie percorrano anche 300-400 chilometri solo per ottenere un consulto, trovando risposte che altrove non riescono a ricevere.
La collaborazione del Bambino Gesù con la Giordania
La collaborazione tra l’Ospedale Bambino Gesù e l’Ospedale Italiano di Karak (OIK), gestito dalle suore missionarie comboniane, ha avuto inizio nel 2013. Questa partnership è nata grazie a un appello radiofonico che offriva consulenze gratuite da parte degli specialisti di neuropsichiatria e neuroriabilitazione pediatrica del Bambino Gesù. La risposta è stata immediata: 150 famiglie si sono presentate fin da subito. Da allora, più di 800 bambini sono stati curati e sono state effettuate circa 2300 visite.
Il ruolo delle suore missionarie comboniane
Le suore missionarie comboniane gestiscono l’OIK dal 1939, quattro anni dopo la sua fondazione. Karak, situata a circa 140 km dalla capitale Amman, accoglie tantissimi profughi siriani e iracheni e le suore sono impegnate a mantenere l’ospedale come luogo di dialogo interreligioso, accogliendo e curando persone di diverse fedi, con un’attenzione particolare ai più poveri ed esclusi.
La missione a Karak
Dal 20 al 28 giugno, gli specialisti del Bambino Gesù, tra cui i neuropsichiatri Fabio Quarin e Giovanni Valeri, hanno visitato 45 pazienti a Karak, di cui 30 in follow-up. Durante la missione, hanno anche svolto attività di formazione con due terapiste locali. Il progetto si basa su tre criteri fondamentali: intervento centrato sulla famiglia, intervento basato sulle risorse della comunità e capacity building per genitori e terapisti locali. Questi principi hanno reso il progetto un modello per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che lo ha scelto come progetto pilota per la salute mentale infantile in Giordania.
I tre criteri fondamentali
- Intervento centrato sulla famiglia: In un contesto dove le strutture sanitarie sono scarse, la famiglia diventa la risorsa principale per la cura del bambino.
- Intervento basato sulle risorse della comunità: Utilizzare le risorse locali per creare un supporto sostenibile e continuo.
- Capacity building: Trasferimento di conoscenze e buone pratiche sia ai genitori che ai terapisti locali per garantire un miglioramento duraturo delle competenze.
Le prospettive future
Durante il video collegamento, il presidente Onesti ha garantito che il progetto continuerà e sarà ampliato. È prevista una maggiore strutturazione del programma di formazione e l’utilizzo della telemedicina per migliorare l’accesso alle cure. Una nuova missione dedicata alla neuroriabilitazione è già programmata dal 9 al 15 luglio.
Il sostegno dell’Associazione Alessandro Parini
La missione a Karak ha ricevuto il supporto dell’Associazione Alessandro Parini, nata in memoria del giovane avvocato scomparso in un attentato a Tel Aviv. Enzo Parini, presidente dell’Associazione, ha affermato che il loro impegno mira a fornire supporto sanitario e sviluppare competenze essenziali per la cura dei bambini. Questo intervento in Giordania è il primo in memoria di Alessandro, che aveva visitato e amato profondamente il Paese.
Verso un futuro migliore
Le missioni dell’Ospedale Bambino Gesù a Karak sono molto più di una semplice goccia nell’oceano. Offrono un sostegno vitale a molte famiglie che, altrimenti, non avrebbero accesso a cure specializzate. La collaborazione tra l’Ospedale della Santa Sede e l’Ospedale Italiano di Karak rappresenta un esempio tangibile di come la solidarietà e l’impegno possano migliorare concretamente la vita delle persone più vulnerabili. Con l’ampliamento del progetto e il continuo supporto di associazioni come l’Associazione Alessandro Parini, il futuro per molte famiglie a Karak appare più luminoso e promettente.
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