A Pozzuoli e nell’area della Solfatara non si fa altro che parlare di Co2. Nei giorni scorsi, l’INGV ha lanciato un allarme sull’area dei Campi Flegrei, evidenziando il rischio derivante dal degassamento del sottosuolo in zone caratterizzate da bradisismo. In queste aree, il rilascio naturale di Co2 può portare a pericolosi accumuli in ambienti bassi e poco ventilati, come cantine, garage o locali seminterrati. Abbiamo analizzato le cause, i sintomi e le misure da adottare per ridurre i rischi di un eventuale avvelenamento da Co2, basandoci sulle indicazioni fornite dall’ASL Napoli 1 Centro e dell’ASL Napoli 2 Nord.
Cause principali dell’accumulo di Co2
Il documento individua diverse fonti e situazioni che possono portare a un pericoloso accumulo di Co2. Non solo legate al bradisismo, ma anche a fenomeni di combustione e altro:
- Degassamento dal sottosuolo: In aree con fenomeni di bradisismo, come nei Campi Flegrei, il suolo rilascia gas attraverso fratture o fessurazioni. Essendo il Co2 più denso dell’aria, tende ad accumularsi in ambienti bassi e poco ventilati.
- Scarsa ventilazione: Locali chiusi con limitato ricambio d’aria favoriscono la concentrazione di gas pesanti, in particolare se non sono presenti sistemi di ventilazione meccanica.
- Processi di decomposizione organica: In ambienti con elevata umidità e presenza di materiale organico in decomposizione, come legno o rifiuti, la produzione di Co2 può aumentare.
- Combustione incompleta: Caldaie, stufe o generatori che operano in condizioni non ottimali possono produrre Co2 oltre a gas ancora più pericolosi come il monossido di carbonio.
- Infiltrazioni da cavità sotterranee: In zone caratterizzate da grotte o cavità naturali, il gas può infiltrarsi dall’interno del sottosuolo.
Sintomi dell’avvelenamento da Co2
Interessante, e anche molto utile per chi vive in aree a rischio, è la lista dei “campanelli d’allarme” ai quali prestare attenzione. L’esposizione a concentrazioni elevate di Co2, misurate in parti per milione (ppm), può causare infatti una serie di effetti sulla salute. E, come sempre, i sintomi variano in base al livello di esposizione:
- 400-1000 ppm (livello normale): Questi valori sono tipici dell’aria esterna e degli ambienti ben ventilati, senza effetti sulla salute.
- 1.000-2.000 ppm (moderatamente elevato): Possibile sensazione di sonnolenza, affaticamento e lieve mal di testa, con una riduzione della capacità di concentrazione.
- 2.000-5.000 ppm (elevato, rischio moderato): Si possono manifestare mal di testa, vertigini, nausea, aumento della frequenza cardiaca e una sensazione generale di disagio, oltre a un peggioramento della qualità del sonno.
- 5.000-10.000 ppm (molto elevato, rischio grave): L’esposizione può condurre a un’intossicazione cronica da CO₂, con affaticamento marcato, difficoltà respiratorie, soffocamento e alterazioni cognitive come confusione mentale.
- Oltre 10.000 ppm (pericoloso per la vita): Livelli così elevati possono causare perdita di coscienza, ipossia, convulsioni e, in esposizioni prolungate, arresto respiratorio e morte.
Misure per ridurre i rischi da Co2
Molti si chiedono, giustamente, come si fa a mettersi al sicuro? Quali azioni di prevenzione si possono realizzare per evitare di correre rischi? Per proteggere la salute pubblica e prevenire incidenti dovuti all’accumulo di Co2, il documento suggerisce una serie di interventi e strategie operative:
- Monitoraggio continuo della Co2: Installare sensori di gas in grado di rilevare concentrazioni anomale e attivare allarmi acustici e visivi. Utilizzare sistemi di monitoraggio fissi con sensori multipli, collegati a sistemi di allarme centralizzati, per garantire una rapida identificazione di eventuali accumuli pericolosi.
- Migliorare la ventilazione: Lo si può fare in modo naturale, creando aperture e griglie di aerazione in punti strategici per favorire il ricambio dell’aria. Banalmente, facendo areare in modo costante gli ambienti a rischio. Esiste poi la ventilazione forzata e si ottiene installando ventilatori o estrattori d’aria per espellere il gas accumulato, soprattutto in ambienti confinati o in presenza di sistemi che generano Co2.
- Isolamento e sigillatura: Sigillare crepe e fessure nel pavimento e nelle pareti per evitare infiltrazioni di gas dal sottosuolo. In zone a rischio, come quelle interessate da bradisismo, eseguire indagini geologiche periodiche e predisporre sistemi di ventilazione di emergenza con alimentazione indipendente.
Cosa fare in caso di malessere?
Per quelli che sono gli attuali livelli di rischio, così come ce li hanno descritti dall’INGV, il pericolo maggiore è legato a cavità, locali seminterrati, cantine e spazi poco areati. In caso di un malessere riconducibile a livelli pericolosi di Co2 è fondamentale allontanare le persone dall’area contaminata e spostarsi verso zone aperte e ben ventilate. Messa in sicurezza la persona è necessario chiamare i soccorsi.
Nessun allarme, ma restare informati
L’allarme lanciato dall’INGV sull’area dei Campi Flegrei ci ricorda quanto sia cruciale vigilare sull’accumulo di Co2, soprattutto in ambienti poco ventilati e in zone geologicamente attive. Va detto, comunque, che c’è chi afferma che il pericolo possa riguardare anche i piani più alti. Le cause principali – dal degassamento del sottosuolo alla scarsa ventilazione – richiedono un approccio multidisciplinare che combini monitoraggio costante, miglioramento delle strutture di ventilazione e procedure di emergenza ben definite.
Adottare le misure preventive, quali l’installazione di sensori di monitoraggio, il potenziamento della ventilazione e la formazione del personale, può ridurre significativamente i rischi per la salute umana, prevenendo sintomi che variano da lievi affaticamenti fino a gravi conseguenze, come l’asfissia. In un contesto di crescente attenzione alla sicurezza in aree a rischio, un approccio integrato che coinvolga esperti, autorità e cittadini si rivela fondamentale per garantire ambienti sicuri e protetti. L’allarmismo non è mai un buon compagno, l’informazione sì.
Leggi anche:
Campi Flegrei, psicologi in campo per ridurre ansia e stress











