Incidenti stradali: se tecnologie impedissero uso dei cellulari?
Sono 3.419 le persone morte a causa di incidenti stradali in Italia nel 2015 (2.748 uomini e 671 donne), 246 mila sono rimaste ferite.
In tutto 170mila gli incidenti, con un costo sociale stimato dal ministero dei Trasporti intorno ai 17,5 miliardi di euro. Le principali vittime sono giovani di 20-24 anni, ma aumentano anche gli adulti e gli anziani. Muoiono soprattutto centauri e pedoni.
Come nel nostro Paese, anche nell’Unione europea i morti per incidenti sono aumentati tra il 2014 e il 2015 (+1,3% la media Ue28, +1,1% in Italia). La crescita dei decessi coinvolge tutti i Paesi tranne Danimarca, Estonia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Svezia dove invece si registra una diminuzione.
Tra le cause principali c’è la violazione dei limiti di velocità (44 per cento dei casi) e l’uso del cellulare alla guida.
Non è facile quantificare un numero, ma un dato dell’ISTAT aiuta a capire l’entità del fenomeno: rispetto all’anno precedente, nel 2015 c’è stato un aumento del 20 per cento delle sanzioni da parte della Polizia Stradale per “uso improprio di telefoni cellulari” a bordo dei veicoli. Come in Europa, anche negli Stati Uniti le cose non vanno meglio e da tempo si discute sulla possibilità di introdurre tecnologie capaci di rendere inutilizzabili i cellulari quando si è al volante.
Ne ha parlato il New York Times in un lungo articolo ripreso anche dal Post in Italia, in cui analizza lo scarso interesse, da parte dei produttori e degli operatori, ad applicare nuovi sistemi contro l’uso del cellulare alla guida. In una recente causa avviata in Texas, Apple è stata accusata di non avere fatto abbastanza per disincentivare l’uso dei suoi iPhone. La vicenda riguarda un incidente stradale avvenuto nel 2013: una donna alla guida, mentre controllava i messaggi ricevuti sul suo iPhone, è finita contro un veicolo e ha causato la morte di due persone e la paralisi di un bambino.
La donna è stata condannata a cinque anni di carcere, da scontare in libertà vigilata, ma le famiglie delle vittime hanno avviato una causa contro il colosso statunitense. La maggior parte degli esperti legali consultati pensa che la causa non abbia basi per proseguire, anche perché è impossibile provare con certezza che sia stato un iPhone la causa dell’incidente. Intanto le prove raccolte per organizzare la causa hanno dimostrato che Apple e altre aziende stanno pensando da tempo alla creazione di un sistema, su base obbligatoria o facoltativa, capace di limitare l’uso degli smartphone al volante. Apple ha fatto domanda per il riconoscimento di un brevetto di questo tipo già nel 2008, ottenendo la sua registrazione nel 2014.
Ma il brevetto non è preciso, spiega il New York Times, e parla di una tecnologia per “escludere” solo chi sta guidando, attraverso dei sensori che consentono al sistema operativo degli iPhone di capire se un telefono sia in uso da una persona al volante.
Ma in campo tecnologico, molte aziende registrano migliaia di brevetti ancora prima di avere avviato le loro ricerche, per assicurasi di arrivare prima della concorrenza o di poter contestare tecnologie simili fatte con la stessa idea da qualcun altro, inconsapevole del brevetto. Anche gli operatori telefonici negli Stati Uniti hanno ideato sistemi per arginare la guida distratta a causa dei cellulari, con applicazioni che per esempio sospendono la ricezione degli SMS fino a quando non vengono disattivate. Altri propongono di aggiungere una funzione simile alla modalità aereo, quella che disattiva tutte le antenne degli smartphone, sui sistemi operativi come iOS (Apple) e Android (Google) per fare in modo che il dispositivo possa essere utilizzato solo per il navigatore e per le chiamate in entrata. Queste soluzioni lascerebbero comunque la decisione al guidatore, che dovrebbe attivare la modalità guida prima di intraprendere un tragitto in auto.
Secondo studi recenti, per molte persone, una notifica sullo smartphone è irresistibile. Una ricerca commissionata dall’operatore AT&T avrebbe addirittura rilevato che le notifiche e la visualizzazione dei contenuti portano a un aumento di dopamina, un neurotrasmettitore implicato nei meccanismi di stimolazione e ricompensa nel cervello. Resistere non sarebbe dunque facile e anche le persone meglio intenzionate e disciplinate al volante finirebbero per trasgredire.
Divieti di legge e applicazioni opzionali non sarebbero a quanto pare sufficienti per ridurre il problema, ma i produttori di cellulari non hanno interesse a fare il passo successivo attraverso limitatori che blocchino i loro dispositivi quando si è alla guida. Nessuno se la sente di rischiare di perdere clienti in un settore altamente competitivo. Prendendo come esempio i due principali produttori di smartphone al mondo: se Apple decidesse di introdurre un limitatore sui suoi iPhone, molti potrebbero decidere di passare a Samsung. Uno stallo di questo tipo potrebbe essere superato solo nel caso di un accordo tra produttori e operatori telefonici, tramite un consorzio o sotto la spinta di iniziative governative negli Stati Uniti e comunitarie nell’Unione Europea.
Per ora non c’è un sistema a prova di errore ma alcune piccole società americane ad esempio ci lavorano da tempo. La statunitense Cellcontrol ha ideato un dispositivo da attaccare al cruscotto dell’automobile, che rileva con sensori la presenza di un cellulare sul sedile del guidatore, bloccando alcune funzioni dello smartphone, come la possibilità di ricevere e inviare SMS. Il problema è che non sempre il dispositivo funziona a dovere e talvolta blocca anche i telefoni dei passeggeri.
Ma ci sono anche altri fattori oltre all’uso del cellulare che possono causare una distrazione alla guida. Cambiare stazione dell’autoradio, impostare il navigatore, cercare un fermaglio o un accendino nel cruscotto, mangiare o accendersi una sigaretta possono essere sufficienti per causare un incidente stradale. Resta il fatto che chi usa il cellulare alla guida ha un rischio quattro volte superiore di causare un incidente rispetto a chi non lo utilizza.