Donald Trump, tornato alla Casa Bianca, ha firmato un ordine esecutivo per avviare il ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La decisione, già tentata nel 2020 durante il suo primo mandato, era stata bloccata dall’amministrazione Biden. Ora, con un nuovo decreto, il processo viene riattivato, sollevando dubbi sulle implicazioni per la salute pubblica globale e il futuro dell’organizzazione.
Cosa fa l’Oms
L’Organizzazione Mondiale della Sanità è l’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite. Fondata nel 1948, coordina la risposta internazionale a emergenze sanitarie come epidemie di Ebola, poliomielite e mpox (ex vaiolo delle scimmie). Tra i suoi compiti principali ci sono la distribuzione di vaccini e forniture mediche, il supporto ai paesi poveri e la definizione di linee guida su malattie croniche e mentali.
L’OMS opera grazie ai contributi finanziari dei suoi 194 Stati membri. Gli Stati Uniti, con un impegno di circa 1,1 miliardi di dollari nel biennio 2022-2023, rappresentano il maggiore finanziatore, coprendo quasi il 20% del bilancio complessivo.
Il portavoce dell’organizzazione, Tarik Jasarevic, ha espresso «rammarico» per la decisione americana, auspicando un dialogo per mantenere la collaborazione con gli Usa.
Il precedente del 2020
Già nel 2020 Trump aveva annunciato l’intenzione di lasciare l’OMS, accusandola di cattiva gestione della pandemia di Covid-19 e di essere troppo influenzata dalla Cina. Il 6 luglio di quell’anno, l’amministrazione aveva notificato ufficialmente l’intenzione di ritirarsi, un processo che richiedeva un preavviso di un anno e il pagamento delle quote arretrate, come stabilito dal Congresso Usa al momento dell’adesione iniziale nel 1948.
La decisione aveva suscitato proteste da parte di esperti e leader globali e 750 leader del mondo accademico, scientifico e giuridico si erano mossi esortando il Congresso degli Stati Uniti a bloccare il tentativo di Trump. Lawrence Gostin, professore di salute pubblica alla Georgetown University, aveva definito il ritiro «illegale e pericoloso», pubblicando un articolo su Lancet dal titolo: «Il ritiro degli Stati Uniti dall’OMS è illegale e minaccia la sicurezza globale e degli Stati Uniti».
Quando Joe Biden è entrato in carica nel gennaio 2021, ha bloccato il processo, riportando gli Usa nell’organizzazione.
I motivi del ritiro
L’ordine esecutivo firmato da Trump attribuisce il ritiro alla cattiva gestione della pandemia, alla mancata indipendenza dell’OMS dall’influenza politica di alcuni Stati membri e agli elevati contributi finanziari richiesti agli Usa.
Nel testo si legge che l’OMS avrebbe fallito nell’adottare le riforme necessarie e che i fondi statunitensi sono «eccessivamente onerosi» rispetto a quelli di altri paesi. Trump aveva già accusato l’organizzazione di essere troppo «filocinese» nella gestione del Covid-19, critica che torna centrale anche nel nuovo provvedimento.
Le conseguenze del ritiro
Secondo un’analisi pubblicata su Science, il ritiro degli Stati Uniti rappresenterebbe un colpo pesante per l’OMS, sia sul piano finanziario sia su quello scientifico. Gli Usa contribuiscono con circa 110 milioni di dollari all’anno in quote associative e con donazioni volontarie che ammontano a oltre un miliardo di dollari.
Un’uscita americana taglierebbe il 20% del bilancio dell’organizzazione, compromettendo la capacità di rispondere a crisi sanitarie globali e di sostenere programmi essenziali nei paesi più poveri.
Inoltre, verrebbero interrotti i rapporti con istituzioni scientifiche di riferimento come i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e la Food and Drug Administration (FDA), che collaborano con l’OMS fornendo indicazioni tecniche e ricevendo dati cruciali in cambio.
Secondo Jeremy Konyndyk, presidente di Refugees International, perdere il sostegno degli Usa limiterebbe la capacità dell’OMS di agire rapidamente nelle emergenze. Una situazione che avrebbe conseguenze per la salute pubblica globale.
L’impatto sugli Usa
La decisione potrebbe danneggiare anche gli Stati Uniti. L’OMS coordina la risposta globale alle emergenze sanitarie e supporta programmi contro malattie infettive come malaria, tubercolosi e HIV/AIDS. Senza l’OMS, gli Stati Uniti perderebbero l’accesso a informazioni cruciali e la capacità di influenzare le politiche sanitarie globali.
Ashish Jha, ex coordinatore per il Covid-19, ha definito il ritiro «un errore strategico» che danneggerebbe la sicurezza sanitaria nazionale. Lawrence Gostin, esperto di salute pubblica e professore alla Georgetown, aveva dichiarato in un commento pubblicato su Lancet dopo il primo tentativo che una simile decisione rappresentava una minaccia per la salute e la sicurezza globale e indeboliva la leadership americana.
Secondo molti, la mossa potrebbe compromettere i progressi fatti nella lotta contro malattie infettive e minare la capacità globale di prevenire future pandemie.
La risposta dell’Oms
L’OMS in una nota, diffusa oggi, ha ricordato i risultati ottenuti con il sostegno degli Stati Uniti, come l’eradicazione del vaiolo e i progressi contro la poliomielite. «Per oltre sette decenni, l’OMS e gli Stati Uniti hanno salvato innumerevoli vite e protetto gli americani e tutte le persone dalle minacce sanitarie.Insieme, abbiamo debellato il vaiolo e portato la poliomielite sull’orlo dell’eradicazione. Le istituzioni americane hanno contribuito e beneficiato della loro adesione all’OMS. Con la partecipazione degli Stati Uniti e degli altri Stati Membri, negli ultimi sette anni l’OMS ha implementato il più ampio programma di riforme della sua storia, trasformando la responsabilità, l’efficienza economica e l’impatto nei paesi in cui opera. Questo lavoro prosegue».
Senza i fondi statunitensi, l’OMS potrebbe essere costretta a ridurre programmi essenziali, colpendo soprattutto i paesi più vulnerabili.