Herpes Zoster: aumenta rischio cardiovascolare per 12 anni. Lo studio
L’Herpes Zoster è un’eruzione cutanea causata dal Varicella-Zoster-Virus (VZV). Si tratta dello stesso virus che provoca la varicella in età pediatrica, capace di rimanere inattivo nel tessuto nervoso e riattivarsi ad anni di distanza, scatenando quello che comunemente è definito Fuoco di sant’Antonio.
Si stima che circa il 90% della popolazione italiana abbia contratto la varicella almeno una volta nella vita (in genere nell’infanzia), tra questi il 10% decenni più tardi avrà una recidiva con una riattivazione del virus sotto forma di herpes zoster.
L’incidenza dell’infezione aumenta con l’età. Tra le conseguenze non vi è solo la nevralgia posterpetica, ma anche un aumento del rischio cardiovascolare. A confermarlo è un’analisi dell’Istituto di Ricerca Health Search della SIMG che ha dimostrato lo stretto rapporto tra questa infezione e un meccanismo infiammatorio a livello vascolare arterioso.
Herpes Zoster e rischio cardiovascolare
Recenti studi americani dimostrano la correlazione tra l’infezione da Herpes Zoster e le malattie cardiovascolari. Il virus della varicella che si riattiva in età adulta nella forma spesso nota come “Fuoco di Sant’Antonio” aumenta infatti il rischio di questo tipo di complicanze, soprattutto nei pazienti a rischio. Questi dati, analizzati dall’Istituto di Ricerca Health Search della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie – SIMG, rafforzano l’importanza delle coperture vaccinali.
L’analisi degli studi sulle complicanze dell’infezione da Herpes Zoster è stata presentata alla stampa dal Dott. Francesco Lapi, Direttore Ricerca Health Search®, Istituto di Ricerca SIMG, Firenze, e dal Dott. Alessandro Rossi, Responsabile Patologie Acute SIMG, nel corso della conferenza moderata dal giornalista scientifico Daniel Della Seta.
La vaccinazione contro l’Herpes Zoster
“L’Herpes Zoster ha un’incidenza di circa 8 casi per mille abitanti per anno, che aumenta con l’età, tanto che a 80 anni si ha il 50% di possibilità in più di incorrere in questa patologia – ha spiegato il dott. Alessandro Rossi – L’Herpes Zoster comporta una fastidiosa fase acuta e delle sequele, tra cui la più nota è la nevralgia post-erpetica, un dolore che colpisce la zona dove si è manifestata l’infezione e che persiste anche per mesi. La letteratura scientifica più recente ha evidenziato anche complicanze cardio e cerebro-vascolari. Esiste infatti un rapporto stretto tra questa infezione virale e un meccanismo infiammatorio a livello vascolare arterioso. La varietà e la gravità di queste conseguenze ci inducono a raccomandare fortemente la prevenzione, che può essere attuata grazie alla vaccinazione. In particolare, è disponibile un vaccino ricombinante adiuvato, che ha dimostrato un rapporto rischio/beneficio nettamente favorevole, oltre che una persistenza d’effetto nel tempo, che raggiunge i 10 anni. Tale vaccino, inoltre, può essere somministrato anche nei pazienti immunocompromessi, che sono insieme alla popolazione anziana ed ai pazienti affetti da patologie croniche i più esposti all’infezione e rappresentano pertanto i destinatari più indicati per la somministrazione della vaccinazione”.
Rischio cardiovascolare permane per 12 anni
Tra gli studi più significativi che hanno rilevato la relazione tra Herpes Zoster e rischio di eventi cardiovascolari come stroke e infarto, vi sono quelli delle Università di Harvard e Buffalo. Questi studi hanno riportato stime di rischio relative all’insorgenza di stroke post-erpetico in specifiche finestre temporali. I dati prodotti sono stati oggetto di attenzione da parte dell’Istituto di Ricerca Health Search della SIMG, che ha potuto analizzare per la prima volta la variazione mese dopo mese del rischio di stroke in chi incorre nella malattia da Herpes Zoster.
“Gli studi americani individuano specifiche finestre temporali in cui la relazione Zoster-stroke esplica la massima forza di associazione – ha sottolineato il dott. Francesco Lapi – Il rischio è due volte superiore rispetto ai soggetti che non presentano la malattia nel primo mese dopo l’infezione. Resta presente fino a 12 anni dall’infezione, sebbene vada progressivamente diminuendo il suo peso. Nella finestra 9-12 anni, il rischio di stroke in chi ha avuto l’Herpes Zoster si mantiene più elevato del 28%”.
“I dati dell’Istituto di Ricerca Health Search della SIMG attestano che nei primi 6 anni dell’infezione ci sono due picchi del 30% di aumento del rischio di stroke rispetto a chi non presenta la malattia, uno nel primo anno dall’infezione e uno nel sesto anno. Nell’intervallo temporale tra questi due picchi vi è una riduzione del rischio, ma si mantiene la significatività della correlazione – aggiunge Lapi – Poi l’andamento cala nel tempo, fino al 12°-13° anno dall’infezione. Solo a quel punto perde di significatività. Da questi dati si evince che non solo la vaccinazione è importante per evitare l’infezione, ma anche per ridurre sensibilmente il rischio di queste complicanze e per esserne protetti a lungo nel tempo”.
Diabete aumenta rischio
Tra i pazienti a rischio vi sono i pazienti diabetici. “Il diabete è una malattia ad elevato impatto socio-sanitario, la cui incidenza è in aumento in tutti i paesi occidentali – ha proseguito il dott. Alessandro Rossi – Il diabete è già una malattia che determina un aumento del rischio cardiovascolare, ma dobbiamo essere consapevoli che il paziente diabetico ha un rischio superiore del 30% di incorrere nella malattia da Herpes Zoster rispetto alla popolazione generale, soprattutto se affetto da comorbilità (es. scompenso cardiaco). Alla luce dei recenti studi che rilevano le complicanze cardiovascolari dell’infezione da Zoster fino a 12-13 anni dall’insorgenza della stessa, si può intuire l’ulteriore rischio elevato di questi pazienti rispetto alla popolazione generale. Questo riafferma l’importanza della vaccinazione nelle popolazioni interessate, in particolare nei soggetti con malattie croniche. Sull’importanza di questa vaccinazione e sull’attenzione da dedicare ai soggetti a cui andrebbe somministrata con priorità, la SIMG sta lavorando a una mappa decisionale, che sarà presto offerta come strumento guida a tutti i medici di famiglia sul territorio nazionale”.