Peste suina: rischi per la salute e nuove misure
Contenere la peste suina africana, salvaguardare la produzione e garantire il rispetto delle norme sanitarie. Con queste priorità, il Ministero della Salute ha prorogato fino al 15 settembre le misure di biosicurezza negli allevamenti suinicoli italiani, aggiornando il piano di sorveglianza che sarebbe dovuto scadere il 19 agosto.
Peste Suina Africana, rischi per l’uomo
La peste suina africana è un’infezione virale che colpisce i suini domestici e selvatici, ma non è trasmissibile all’uomo. Al momento, quindi, non esiste un motivo di allarme per la salute umana. Tuttavia, la peste suina africana è altamente contagiosa, risulta spesso mortale per gli animali colpiti e determina gravi perdite produttive ed economiche. Ad oggi non esistono vaccini, né cure per l’infezione. Il virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, ha un’elevata resistenza nell’ambiente esterno, rimanendo infettante a lungo.
Proroga delle misure e nuova valutazione epidemiologica
La proroga delle misure è stata formalizzata nelle ultime ore con una nota ministeriale. Il prolungamento, valido fino a metà settembre, non riguarda solo le misure già in atto ma introduce aggiornamenti pensati per contrastare con più efficacia la diffusione della peste suina africana. Si attende una nuova valutazione epidemiologica complessiva, che definirà eventuali ulteriori proroghe o modifiche a partire dal 15 settembre. Il testo specifica che Regioni e Province autonome, sulla base di un’attenta valutazione del rischio, possono adottare misure più restrittive anche in aree non direttamente interessate dalla peste suina, estendendo così le misure di controllo e prevenzione.
Il piano del Ministero punta anche a intensificare i controlli, soprattutto negli impianti di macellazione, per monitorare il rispetto delle norme, con un focus particolare sugli obblighi di segnalazione della mortalità, sul corretto utilizzo dei mezzi di trasporto e sulle misure di biosicurezza. L’obiettivo è evitare qualsiasi irregolarità che possa compromettere la lotta alla peste suina e mettere a rischio il settore.
Obblighi stringenti per gli allevatori
La nota ministeriale ribadisce l’obbligo per tutti gli allevamenti di adottare specifiche misure di biosicurezza, tra cui l’uso di vestiario monouso per chiunque entri nella zona pulita degli impianti. Chi non rispetta le regole rischia non solo sanzioni amministrative, ma anche la perdita del diritto agli indennizzi in caso di focolaio. Le conseguenze potrebbero essere anche penali, soprattutto se l’inosservanza delle norme viene considerata come un fattore di diffusione della malattia.
Restrizioni, controlli severi e contenimento dei focolai
Uno dei punti centrali del nuovo piano riguarda la regolamentazione delle movimentazioni degli animali, in particolare nelle regioni maggiormente colpite come Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia. Le movimentazioni degli animali ‘da vita’ sono permesse solo all’interno delle zone di protezione e sorveglianza, e solo previa autorizzazione. Il trasferimento deve avvenire tra livelli di rischio equivalenti o superiori, per ridurre al minimo il rischio di contagio.
La gestione dei focolai sospetti e confermati è un altro tassello del piano. Le nuove direttive prevedono una rapida notifica dei casi sospetti, un’indagine epidemiologica accurata e un flusso controllato dei campioni per evitare che il virus della peste suina si diffonda ulteriormente.
Raccomandazioni su tutto il territorio nazionale
In tutto il Paese, le nuove regole impongono che i mezzi agricoli utilizzati per attività non collegate all’allevamento non possano entrare nelle strutture suinicole. Chiunque entri in un allevamento deve fornire un dettagliato resoconto delle proprie attività precedenti, incluse le visite ad altri allevamenti e le ragioni di tali spostamenti. Queste misure si applicano anche ai trasportatori, per evitare il rischio di diffusione della malattia tra diversi allevamenti.
Il Ministero della Salute insiste inoltre sull’importanza di evitare lo scambio di personale, attrezzature e mezzi tra un allevamento e l’altro. Al contrario, promuove attività formative specifiche in materia di biosicurezza, rivolte non solo agli allevatori ma anche a tutto il personale coinvolto nelle operazioni, dai veterinari privati ai trasportatori, fino ai rappresentanti commerciali.