Madri penalizzate da stereotipi e welfare, genitorialità in Italia
Essere madri in Italia rappresenta ancora un sfida. I dati mostrano come il benessere delle donne venga messo a rischio dopo la nascita di un figlio. La maternità impatta sul percorso professionale, fino a determinare in molti casi l’abbandono del posto di lavoro, a causa di stereotipi di genere che vedono la donna come principale responsabile della cura. Una tendenza che impatta negativamente sulla salute delle donne e sulla natalità del Paese che si trova a fare i conti con un minimo storico di nascite. I temi sono stati affrontati nel primo evento organizzato da Winning Women Institute che ha messo al centro il divario salariale di genere e la gestione della genitorialità. Da queste due sfide dipende l’equità di genere nel contesto lavorativo italiano.
Gender Pay Gap in Italia
Il Gender Pay Gap, ossia la differenza retributiva tra uomini e donne a parità di lavoro, rimane una realtà diffusa in Italia. Con un divario del 7,8%, il nostro Paese si colloca al 14° posto su 27 nell’Unione Europea. Un dato che evidenzia la persistenza di disuguaglianze retributive di genere e l’urgenza di interventi mirati.
Sfide della genitorialità nel mercato del lavoro
La genitorialità è un’ulteriore sfida per la parità di genere. Le donne continuano a svolgere la maggior parte dei compiti di cura dei figli e della famiglia, con ripercussioni negative sulla loro carriera lavorativa. Le difficoltà nel conciliare vita professionale e familiare spingono molte donne a rinunciare al lavoro o a sacrificare opportunità di crescita professionale.
Paola Corna Pellegrini, Presidente di Winning Women Institute, ha sottolineato l’importanza strategica della parità di genere anche dal punto di vista economico. Le aziende che investono nella parità di genere diventano più competitive e resilienti, stimolando l’innovazione e l’inclusione.
Enrico Gambardella, Managing Director di Winning Women Institute, ha evidenziato la necessità di un impegno concreto da parte delle aziende per colmare il Gender Pay Gap. Questo non solo per una questione di equità, ma anche per attrarre e trattenere talenti e rimanere competitivi sul mercato.
Sonia Malaspina, Presidente del Comitato Scientifico di Winning Women Institute, ha sottolineato l’importanza del supporto alla genitorialità come pilastro fondamentale per ottenere la certificazione per la parità di genere. Le aziende devono investire in politiche e programmi che favoriscano un migliore equilibrio tra vita lavorativa e vita familiare.
Madri in Italia. Report di Save the Children
In occasione della festa della mamma è stata diffusa la nona edizione del rapporto “Le Equilibriste, la maternità in Italia” di Save the Children. La pubblicazione mette in luce le sfide che le donne in Italia affrontano quando diventano madri. Una difficoltà che impatta sul benessere delle donne e che è responsabile del calo delle nascite e un tasso di fecondità in diminuzione. Il mercato del lavoro infatti sconta ancora un forte gap di genere, con un tasso di occupazione femminile del 52,5%, ben al di sotto della media dell’UE.
Occupazione femminile fa aumentare natalità
Il calo della natalità è strettamente legato a un mercato del lavoro che sconta ancora un gap di genere fortissimo. I dati, infatti, rivelano che più aumenta la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, più aumenta il tasso di fecondità. In Italia il tasso di occupazione femminile (età 15-64 anni) è stato del 52,5% nel 2023, un valore più basso della media dell’Unione Europea (65,8%) di ben 13 punti percentuali.
La differenza tra il tasso di occupazione degli uomini e delle donne nel nostro Paese, nello stesso anno, era di 17,9 punti percentuali, ben più marcata rispetto alle differenze osservate a livello EU27 (9,4 punti percentuali) e seconda, di pochissimo, solo alla Grecia, dove la differenza è di 18 punti percentuali. Il principale ostacolo per le donne è riuscire a bilanciare tra lavoro e famiglia, per chi svolge un lavoro di cura non retribuito.
Ruolo degli stereotipi di genere
Gli stereotipi di genere fanno scivolare sulle madri tutta la responsabilità della cura. Le donne così affrontano enormi difficoltà nel conciliare impegni familiari e lavorativi. Come dimostra il numero di donne occupate di età compresa tra i 25 e i 54 anni. A fronte di un tasso di occupazione femminile del 63,8%, le donne senza figli che lavorano raggiungono il 68,7%, mentre solo poco più della metà di quelle con due o più figli minori ha un impiego (57,8%). Per gli uomini della stessa età, invece, i numeri seguono la tendenza opposta dopo la nascita di un figlio. Il tasso di occupazione totale per gli uomini è dell’83,7%, con una variazione che va dal 77,3% per coloro senza figli, fino al 91,3% per chi ha un figlio minore e al 91,6% per chi ne ha due o più.
Disparità territoriali e dimissioni volontarie
Le disparità territoriali nel mercato del lavoro penalizzano le donne del Sud Italia, con un tasso di occupazione significativamente più basso rispetto al Nord e al Centro. Le dimissioni volontarie post genitorialità, principalmente delle madri, mostrano come la nascita di un figlio influenzi il lavoro femminile. La nuova legge di bilancio 2024 introduce interventi mirati per sostenere le lavoratrici madri, inclusi esoneri contributivi e bonus asilo nido. Tuttavia, alcune decisioni peggiorative, come l’aumento dell’IVA su prodotti per la prima infanzia, sollevano dubbi sulla coerenza delle politiche.
Il rapporto evidenzia la necessità di interventi strutturali e politiche concrete per affrontare le sfide delle madri nel mercato del lavoro italiano. L’esperienza di altri Paesi europei dimostra come è possibile gestire il cambiamento demografico con politiche che mettano al centro le esigenze dei neo-genitori e trattengano le donne nel mercato del lavoro.