Ossigeno-ozono terapia, così si potenziano le cure
Si chiama ossigeno-ozono terapia e a quanto pare può essere molto ulite nel trattamento dei pazienti affetti da coronavirus. A spiegare che esiste un’evidenza scientifica in questo senso è stato il presidente della Società italiana di ossigeno ozono terapia (Sioot), Mariano Franzini, in audizione in commissione Affari sociali della Camera. Il dato inconfutabile è che «oltre 100 pazienti con Covid sono stati trattati in 15 ospedali in Italia con l’ossigeno-ozono terapia e tutte le loro cartelle cliniche hanno coinciso nel valutare l’efficacia della terapia ed il miglioramento della malattia». Ecco perché la terapia può essere un grande aiuto e sicuramente potenzia l’effetto dei farmaci.
ANTIVIRALE
Franzini ha spiegato che grazie all’appoggio di 15 ospedali in Italia è stato possibile inviare ad usare l’ossigeno-ozono terapia in pazienti i diverse fasi della malattia. L’ ossigeno-ozono è un antivirale, antibatterico e antinfiammatorio. Si è osservato che la parte glico-proteica del virus viene in pratica sciolta e che questa terapia ha determinato un +100% dei linfociti del sistema immunitario ed un -50% nei valori infiammatori. È anche bene chiarire che non si tratta un’alternativa alle cure, ma di un potenziamento della terapia farmacologica. E la cosa che da speranza è che anche nei casi più gravi, vari pazienti sono stati salvati quasi in punto di morte. Inoltre, «si è visto che la terapia negativizza molto in fretta i pazienti» e offre molti altri vantaggi: «Costa poco, circa 15 euro a seduta, è facile da praticare, non ha controindicazioni e gli effetti si vedono in 15 giorni. Inoltre – ha rilevato Franzini – è una terapia naturale e dunque non dà problemi allergici». Ad oggi, sono circa 1400 gli studi pubblicati, anche sull’utilizzo di tale terapia in relazione ad altre patologie. È però cruciale il trattamento precoce: se il paziente si tratta prima che sia in condizioni gravi, il risultato è migliore, tanto che ne sosteniamo l’utilizzo anche nel trattamento domiciliare del malato e prima che arrivi in ospedale.