In Italia, la popolazione over 65 è in costante crescita e rappresenta oltre il 23% dei cittadini. Con l’invecchiamento aumentano le patologie croniche e, di conseguenza, l’uso quotidiano di più farmaci. Si parla di politerapia quando un paziente assume almeno cinque farmaci contemporaneamente: una condizione che riguarda oltre il 60% degli anzianiitaliani, secondo i dati della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG).
I rischi della politerapia
Assumere molti farmaci può sembrare una prassi necessaria, ma presenta rischi significativi:
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Interazioni farmacologiche: uno su quattro anziani ha interazioni potenzialmente gravi tra i farmaci assunti.
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Effetti collaterali evitabili: fino a un terzo dei ricoveri ospedalieri in Italia (circa 3 milioni l’anno) sono causati da reazioni avverse a farmaci, spesso evitabili.
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Errore di automedicazione: oltre il 50% degli over 65 modifica da solo dosaggi o sospende medicinali, aumentando il rischio di complicanze.
Uno studio pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society ha dimostrato che la politerapia è associata a un aumento del rischio di cadute, deterioramento cognitivo e mortalità precoce.
Farmaci inappropriati: una tendenza in crescita
I dati SIGG sono allarmanti: il 24% degli anziani assume almeno un farmaco potenzialmente inappropriato, in crescita rispetto al 20% di dieci anni fa. Tra i più frequentemente prescritti senza indicazione adeguata ci sono:
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Inibitori di pompa protonica (per gastrite o reflusso, spesso senza sintomi).
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Benzodiazepine (per l’ansia o il sonno, con alto rischio di dipendenza e cadute).
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Antipsicotici (usati per gestire disturbi comportamentali anche in assenza di diagnosi psichiatrica).
Nel contempo, terapie necessarie vengono spesso omesse: meno della metà degli anziani con fibrillazione atriale riceve una corretta profilassi antitrombotica.
Revisione delle terapie: cos’è e perché è cruciale
La revisione periodica della terapia farmacologica (medication review) è una procedura clinica fondamentale. Consiste nel rivalutare farmaci in uso per verificare:
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L’effettiva necessità terapeutica.
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L’adeguatezza del dosaggio rispetto all’età e alla funzionalità renale.
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Le possibili interazioni.
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L’aderenza del paziente alla terapia.
Questa revisione, se effettuata con cadenza almeno annuale, consente di avviare il processo di deprescribing, ovvero la sospensione controllata dei farmaci non più necessari o dannosi.
Il ruolo del medico di famiglia e del farmacista
Secondo le linee guida AIFA e le raccomandazioni della SIGG, medici di famiglia, farmacisti e geriatri dovrebbero collaborare per garantire:
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La corretta prescrizione.
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L’informazione al paziente su benefici e rischi.
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Il monitoraggio costante dell’efficacia e della tollerabilità.
Un progetto pilota condotto in Emilia-Romagna ha mostrato che il coinvolgimento attivo dei farmacisti nelle revisioni ha ridotto del 20% l’uso di farmaci inappropriati e del 30% gli accessi in pronto soccorso.
L’importanza dell’educazione dei pazienti anziani
Formare gli anziani e i caregiver sul corretto uso dei farmaci è fondamentale. Le campagne promosse dall’Istituto Superiore di Sanità e dalle ASL locali puntano a prevenire l’autosospensione dei farmaci, promuovere l’aderenza terapeutica e ridurre la frammentazione dell’assistenza. La politerapia è spesso inevitabile, ma non deve diventare una condanna. Una gestione razionale e periodica delle terapie può ridurre eventi avversi, migliorare la qualità della vita e abbattere i costi sanitari.
Serve un approccio integrato tra medico, farmacista e paziente, basato su valutazioni cliniche regolari, monitoraggio continuo e informazione chiara. In un Paese che invecchia rapidamente, è questa la vera medicina preventiva.
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