Fuoco di Sant’Antonio, il vaccino che nessuno conosce
Chi lo ha sperimentato da che il fuoco di Sant’Antonio (principale complicanza dell’herpes zoster porta un dolore forte, costante o intermittente, veramente insopportabile. Oggi però esiste una soluzione, un vaccino monodose, che però è sconosciuto in buona parte d’Italia. Addirittura, tre italiani su quattro non conoscono questa opportunità. Eppure il foco di Sant’Antonio colpisce 157mila persone in Italia ogni anno, con una durata media che va dai 5 ai 7 mesi e con un costo complessivo di 42milioni di euro sul Sistema Sanitario Nazionale. Insomma, una nevralgia post erpetica che veramente cambia (in peggio) la qualità di vita di centinaia di migliaia di pazienti. Gli esperti stimano che il fuoco di Sant’Antonio colpisca circa il 20% di quanti entrano in contatto con lo Zoster. Il tema è stato oggetto di un importante dibattito romano, nel quale si è discusso proprio del «Dolore neuropatico da fuoco di Sant’Antonio» grazie alle testimonianze dei pazienti dell’Istituto Don Luigi Sturzo.
Qualità di vita
Una recente indagine di Doxapharma, che ha coinvolto oltre 200 persone fra i 60 e i 70 anni colpite dall’herpes zoster rivela come il 43% dei pazienti ha avuto ripercussioni sul lavoro, con 13 giorni persi di media, mentre il 55% non è stato autonomo nelle più semplici attività quotidiane. Eppure, come detto, il dolore da nevralgia post erpetica potrebbe essere evitato grazie a un vaccino in unica dose, con alto grado di tollerabilità, in grado di prevenire l’insorgenza dello zoster e della neuropatia che ne consegue, gratis per i 65enni e per alcune categorie (diabetici, ammalati cronici, affetti da neoplasie, che hanno molte più chances di essere colpiti dallo Zoster rispetto ai soggetti sani) del nuovo Piano nazionale prevenzione vaccinale.
Resistente alle terapie
«Il dolore della nevralgia post erpetica – spiega Sandro Giuffrida, direttore dell’unità operativa complessa di Igiene e Sanità Pubblica dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria – ha la particolarità di essere molto resistente alle comuni terapie antalgiche, solo un paziente su due riferisce infatti una attenuazione del dolore a seguito dell’utilizzo di farmaci. Per questo motivo, la prevenzione è determinante, ma su questa patologia c’è un gap comunicativo reale e rilevante: la percezione del rischio di ammalarsi di zoster è elevata solo nelle persone che hanno conosciuto la malattia per averla contratta personalmente o averla sperimentata attraverso un familiare o un amico». Chi non ha la percezione del rischio non sa nemmeno che esiste un vaccino che può prevenire la malattia. Per questo motivo è importante che si faccia informazione, anche circa il maggior rischio che si corre oltre i 60 anni, o se affetti da patologie croniche, di contrarre l’herpes zoster. Allo stesso tempo è importante far sapere che, grazie alla vaccinazione, è possibile ridurre di molto le probabilità di contrarre la malattia.
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