Cure personalizzate passano dai dati sanitari, il paper dei pazienti
Cure personalizzate passano attraverso l’ascolto, la condivisione e l’utilizzo dei dati sanitari lungo l’intero patient journey. I dati generati dai pazienti possono di conseguenza migliorare la ricerca clinica, la programmazione sanitaria e la sostenibilità dell’SSN. Per farlo, però, serve un utilizzo sistematico e strutturato. Da questo presupposto parte un’indagine condotta nel contesto del progetto PATH con la collaborazione delle Associazioni di Pazienti. I risultati rivelano che per 3 pazienti su 4 la condivisione e l’utilizzo dei dati sanitari è fondamentale per un percorso di cura più efficace. Nella giornata di ieri è stato presentato alle Istituzioni un paper messo a punto dalle Associazioni del gruppo PATH con proposte operative. Il percorso di PATH, avviato nel 2021, ha portato alla generazione e presentazione alle Istituzioni di un Documento programmatico con le proposte dei pazienti per la riorganizzazione della Sanità del futuro, focalizzate su 5 temi chiave: Co-creazione, Territorio, Efficacia, Telemedicina ed Evidence Generation e Data Privacy. L’edizione 2023 si è concentrata sul quinto tema, relativo al valore dai dati generati dai pazienti. Il progetto, realizzato da Roche con 50 Associazioni e Federazioni di pazienti vuole promuovere il coinvolgimento dei pazienti nei processi decisionali.
Raccolta dei dati sanitari e alfabetizzazione
Ascoltare la voce del paziente per migliorare i percorsi di cura attraverso l’utilizzo efficace dei dati sanitari. Per farlo occorrono alfabetizzazione e coinvolgimento di pazienti e dei professionisti della salute, oltre alla sistematizzazione e interoperabilità (interconnessione) degli strumenti di raccolta dei dati sanitari. Questi punti chiave sono al centro delle richieste delle Associazioni di Pazienti del gruppo “PATH – Join our future” alle Istituzioni. Lungo l’intero percorso di cura i dati del paziente possono dare informazioni preziose su esiti di cura e bisogni di salute anche sociali e psicologici dei pazienti stessi. Dall’analisi emerge che il 75% dei pazienti italiani ritiene decisivo utilizzare i dati sanitari per migliorare il percorso di cura, sebbene al momento emerga una certa carenza di informazione (il 46% non conosce il tema).
Dati sanitari, oltre il fascicolo elettronico
Tra i vari strumenti di raccolta dei dati sanitari, il più conosciuto è il Fascicolo Sanitario Elettronico, noto all’82% dei partecipanti alla survey. Seguono i Registri di Patologia (36%) e i Patient Reported Outcomes – PROs (12%). L’ascolto attivo del paziente è una sfida per il Sistema Salute che deve rispondere ai cambiamenti della società e all’avanzare delle nuove tecnologie mediche. Una sfida ancora più attuale alla luce dell’agenda istituita dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che ha tra i suoi obiettivi la crescente digitalizzazione del Sistema Sanitario. Tuttavia, i registri elettronici devono essere accessibili in modo omogeneo in tutte le regioni italiane, per poter essere interoperabili e riportare, oltre i dati sanitari, l’esperienza dei pazienti lungo tutto il percorso di cura. Un approccio che per le associazioni rappresenta la via elettiva nel perseguire una Sanità più integrata, digitale e centrata sul paziente.
Alfabetizzazione, registri dedicati e questionari, le richieste dei pazienti
I punti sono stati raccolti nel paper presentato dal gruppo di Associazioni di Pazienti “PATH – Join our future”. Riguardano l’alfabetizzazione dei pazienti e dei professionisti della salute in merito all’utilizzo dei dati sanitari e l’istituzione di un registro dedicato ad ogni patologia affinché si possa realizzare una programmazione sanitaria sostenibile. Inoltre viene richiesta l’adozione dei questionari per la raccolta degli esiti di cura e delle esperienze col Servizio Sanitario riportati direttamente dal paziente: PROMs e PREMs. Si tratta di strumenti per l’ascolto diretto dei pazienti, standardizzati e divulgati, anche attraverso le Associazioni, a pazienti e operatori sanitari. Uno dei punti chiave è ampliare l’aspetto decisionale dei pazienti in termini di privacy, per renderli capaci di scegliere quali dati condividere e con chi. Le nuove sfide richiedono competenza digitale e politiche strutturate sulla condivisione e tutela dei dati. Con l’obiettivo di spingere le Istituzioni ad impegnarsi in modo effettivo nella realizzazione delle istanze presentate, le Associazioni nel corso dell’evento hanno chiesto loro di firmare il manifesto con i punti chiave del paper. Un gesto che simboleggia l’impegno istituzionale ad ascoltare la voce dei pazienti e realizzare le loro richieste.
Il punto di vista delle Associazioni di Pazienti
Ivan Gardini, Presidente Associazione Epac ETS: “Trovo incoraggiante che un paziente su tre conosca i Registri di Patologia. È un sogno nel cassetto poter disporre di registri dove sono raccolti i dati di tutti i pazienti per ogni singola patologia. L’impatto sulla Sanità pubblica sarebbe estremamente positivo. Il punto di riferimento potrebbe essere il Fascicolo Sanitario Elettronico, all’interno del quale creare sezioni e schede per ogni patologia che, a loro volta ed in automatico, alimentano dei veri e propri registri separati”.
Elisabetta Iannelli, Segretario Generale FAVO e Vicepresidente AIMAC: “Il valore aggiunto di strumenti come i PROs (Patient Reported Outcomes) è quello di rendere oggettivo un dato soggettivo, ossia espresso direttamente dal paziente. Oggettivizzare vuol dire rendere il dato misurabile: questa è la strada per costruire una Sanità a misura di paziente”.
Salvo Leone, Direttore Generale AMICI: “È opportuno comunicare ai pazienti che condividere i propri dati sanitari può significare ricevere una miglior cura e che questi saranno trattati in maniera rispettosa della loro opinione e delle leggi. A tal proposito è necessario: organizzare corsi di formazione per il personale sanitario sulla protezione dei dati e sulla legislazione relativa alla privacy; implementare tecnologie avanzate per garantire la sicurezza dei dati nel FSE, come la crittografia end-to-end e l’autenticazione a più fattori; informare i pazienti sui loro diritti relativi alla privacy dei dati e su come i loro dati sono protetti e utilizzati all’interno del Sistema Sanitario. È importante che il paziente sappia che i dati che mette a disposizione saranno custoditi e che, laddove decidesse di non condividerli più, il suo diritto all’obiezione sarà rispettato”.
Loredana Pau, Vicepresidente Europa Donna Italia: “Il Fascicolo Sanitario Elettronico è un grande facilitatore ma occorre diffonderne l’impiego sull’intero territorio nazionale. La condivisione e l’utilizzo dei dati sanitari non può prescindere dalla digitalizzazione. Interconnettendo gli strumenti di raccolta dati tra tutte le regioni il paziente può avere sotto controllo l’intera sua storia clinica. Il FSE deve però tutelare le situazioni di fragilità onde evitare che diagnosi impattanti sulla vita dei pazienti vengano lette semplicemente accedendo e leggendo il referto sul fascicolo. Sapere di avere un cancro per averlo letto sul referto caricato sul FSE non è certamente una buona soluzione per una comunicazione consapevole”.
Davide Petruzzelli, Presidente La Lampada di Aladino ETS: “L’intento di tutelare la propria privacy può costituire un limite all’utilizzo dei dati. I pazienti si domandano chi sono i destinatari dei dati, come vengono trattati e per quale utilizzo. Occorre, pertanto, un cambiamento culturale su questo tema: noi Associazioni di Pazienti possiamo dare un contributo importante, informando e rassicurando i pazienti”.
Paola Zaratin, Direttore Ricerca Scientifica AISM-FISM: “Il coinvolgimento delle Associazioni di Pazienti è fondamentale per un cambiamento di paradigma: occorre trasferire ai clinici e ricercatori la voce del paziente per trasformarla in progresso scientifico. Sono proprio le Associazioni che ci consentono di coinvolgere un campione di pazienti “rappresentativo” e sufficientemente numeroso. È proprio questa “rappresentatività” che ci permette di trasformare i dati in risultati dal valore scientifico per tutti gli attori del Sistema Salute”.
Il punto di vista degli esperti e delle Istituzioni
Fidelia Cascini, Professore di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Esperto di Sanità digitale del Ministero della Salute. Delegato nazionale sul regolamento europeo dello Spazio Dati Sanitari: “Interoperabilità vuol dire trasferimento di informazioni. Oggi le tecnologie rendono possibile questo trasferimento per creare un unico ecosistema sanitario. Resta così traccia nella storia del paziente, che ha sempre a disposizione le informazioni sulla sua situazione clinica, mentre il professionista ha accesso immediato a questa storia e alla sua evoluzione in tempo reale. Per raggiungere l’obiettivo, tutti gli attori del Sistema devono lavorare in sinergia, ispirandosi ad altri Paesi più evoluti da questo punto di vista”.
Elena Bonetti, Deputata membro XII Commissione Affari Sociali: “Il Sistema Sanitario ha mostrato in particolare nella pandemia una inadeguatezza rispetto alla raccolta e all’utilizzo dei dati sanitari. Manca una banca dati condivisa tra le diverse regioni l’interoperabilità dei dati. Per questo abbiamo posto questo come obiettivo strategico del PNRR. Solo attraverso l’interoperabilità tra differenti sistemi di raccolta dei dati è possibile realizzare un percorso di cura più efficace. Occorre, poi, formare medici e pazienti: questi ultimi devono divenire consapevoli delle modalità di impiego dei dati”.
Vanessa Cattoi, Deputata membro V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione: “Il percorso di PATH rappresenta un ottimo esempio di come le Associazioni di Pazienti, unite nello stesso obiettivo, possano giocare un ruolo attivo nel miglioramento del Sistema Salute e dei percorsi di cura. Il loro coinvolgimento è imprescindibile, e come coordinatrice alla Camera dell’Intergruppo parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro” stiamo lavorando affinché divenga strutturale la loro presenza ai tavoli ministeriali che si occupano di miglioramento della Sanità”.
Simona Loizzo, Deputata membro XII Commissione Affari Sociali: “Penso che la chiave di lettura per la gestione dei dati sanitari sia il rapporto con le Associazioni di Pazienti. Un supporto, quello delle Associazioni, utile anche nel dialogare con altri stakeholders come AIFA. La mozione che presentiamo raccoglie una serie di temi importanti legati anche a quanto discusso in Commissione Europea sullo Spazio Europeo dei Dati Sanitari. Le Associazioni devono essere di supporto per rilevare le disomogeneità in termini di utilizzo degli strumenti di raccolta dei dati sul territorio, e porle all’attenzione del Legislatore”.
Ilenia Malavasi, Deputata membro della XII Commissione Affari Sociali: “L’utilizzo dei dati sanitari non è un problema esclusivamente di risorse, ma anche di educazione dei cittadini e formazione degli operatori del Sistema Sanitario. L’82% dei pazienti conosce il Fascicolo Sanitario Elettronico, che è senz’altro un ‘contenitore’ importante. Ma viene utilizzato male. Noi tutti dobbiamo fare meglio, e di più”.
Elisa Pirro, Senatrice membro della X Commissione permanente Affari sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza sociale: “È importante che le Associazioni di Pazienti siano accanto alla politica per indicare la direzione da seguire. È un discorso valido sia a livello nazionale che regionale. I dati generati dai pazienti sono una risorsa imprescindibile, senza di questi è impossibile effettuare scelte ragionate”.