Virus respiratori, dai nuovi vaccini alle terapie innovative
L’allungamento della vita grazie ai progressi della scienza comporta l’invecchiamento costante della popolazione. Aumentano le cronicità e i soggetti fragili, cioè più a rischio di complicanze. Otre agli anziani, in questa fascia rientrano anche i pazienti oncologici, immunocompromessi, con malattie respiratorie o cardiovascolari. Secondo le evidenze scientifiche, oggi i vaccini sono la protezione più efficace contro le complicanze delle infezioni per influenza, Covid, Pneumococco, Herpes Zoster, Virus Respiratorio Sinciziale. A ricordarne l’importanza e i numeri sono gli infettivologi della Simit.
Il Virus Respiratorio Sinciziale provoca oltre 420mila ricoveri ogni anno e 29mila decessi negli adulti, mentre il virus dell’Herpes Zoster è presente in oltre il 90% della popolazione. “L’RSV può esacerbare condizioni come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), l’asma e l’insufficienza cardiaca cronica e può portare a esiti gravi, come polmonite, ospedalizzazione e morte” spiega Roberto Parrella, Presidente Simit.
Pazienti fragili a rischio
Gli specialisti raccomandano la protezione preventiva per le fasce più fragili e i vaccini restano ad oggi il primo mezzo di prevenzione. Infatti, le condizioni di salute o il controllo della malattia possono essere peggiorati da malattie invece prevenibili o trattabili con vaccini, anticorpi monoclonali e antivirali a seconda dei casi e delle necessità. “I pazienti fragili appartengono a diverse popolazioni – sottolinea il Prof. Andrea Antinori, Direttore Divisione Immunodeficienze Virali, INMI Spallanzani. Si tratta delle persone più anziane, perché il sistema immunitario invecchia con l’età. Vi sono poi coloro che sono affetti da comorbidità concomitanti, come patologie cardiovascolari, malattie polmonari croniche come la BPCO o la fibrosi polmonare, insufficienza renale, epatopatia cronica, diabete, obesità”.
“A queste categorie – prosegue – negli ultimi anni si è aggiunto un crescente numero di persone con deficit del sistema immunitario, pazienti oncologici o oncoematologici, pazienti trapiantati o in attesa di trapianto d’organo, persone sottoposte a terapie immunosoppressive, o con immunodeficienze di varia natura. Inoltre vi sono le persone con infezione da HIV, in particolare quelle che per effetto di una diagnosi avanzata e un’insufficiente risposta alla terapia hanno anche un deficit immunitario e infine altri pazienti con malattie croniche. Questo ampio gruppo di persone trae beneficio dalle vaccinazioni contro Herpes Zoster, Pneumococco, influenza, Virus Respiratorio Sinciziale, SARS-CoV-2. I vaccini sono sicuri ed efficaci – ribadisce lo specialista – consentono di evitare le manifestazioni più severe della patologia e in alcuni casi proteggono dalla stessa infezione. Contestualmente al vaccino per l’influenza, la cui campagna è in corso in queste settimane, si può procedere anche alla co-somministrazione di queste altre vaccinazioni”.
Virus respiratorio sinciziale, le categorie più a rischio
Il Virus Respiratorio Sinciziale – RSV è un virus comune e contagioso che colpisce i polmoni e le vie respiratorie. Può dare complicazioni nei bambini sotto i due anni e negli anziani e immunocompromessi. Nei Paesi industrializzati, negli adulti, provoca oltre 420mila ricoveri ogni anno e 29mila decessi. Se finora non erano disponibili terapie e vaccinazioni, da poco in Italia c’è il primo vaccino per gli adulti, efficace anche nei soggetti con patologie concomitanti. Nello studio cardine ha mostrato una riduzione del 94,1% della malattia grave da RSV e un’efficacia complessiva del vaccino dell’82,6%.
“I soggetti fragili che contraggono il Virus Respiratorio Sinciziale sono ad alto rischio di malattie gravi a causa del declino dell’immunità correlato all’età e delle condizioni sottostanti – spiega Roberto Parrella, Presidente SIMI. Se infatti la maggior parte delle persone guarisce entro una o due settimane, il virus può assumere una forma grave nelle persone vulnerabili, come gli anziani e coloro che hanno malattie polmonari o cardiache e diabete. L’RSV può esacerbare condizioni come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), l’asma e l’insufficienza cardiaca cronica e può portare a esiti gravi, come polmonite, ospedalizzazione e morte. In generale, chi ha patologie pregresse rischia un aggravamento delle proprie condizioni e va incontro a tassi di ospedalizzazione più elevati. Recenti studi americani rilevano come ogni anno ci siano da 60mila a 120mila ricoveri dovuti all’RSV, di cui circa 6-8mila decessi. Da questi dati si evince l’importanza che può rivestire uno strumento preventivo come il vaccino”.
Virus Herpes Zoster
Tra le patologie infettive, l’Herpes Zoster è una delle principali minacce per gli adulti. L’incidenza è di circa 8 casi per mille abitanti per anno, ma aumenta con l’età, tanto che a 80 anni si ha il 50% di possibilità in più di incorrere in questa patologia. Un rischio che riguarda soprattutto i pazienti fragili, immunocompromessi e coloro che sono affetti da patologie oncologiche o oncoematologiche.
“Il vaccino contro l’Herpes Zoster è prioritario perché questa infezione è presente in oltre il 90% della popolazione – sottolinea il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT. La riattivazione del virus è legata proprio all’immunodeficienza legata all’età o alla malattia di base”.
“L’Herpes Zoster comporta una fastidiosa fase acuta e delle sequele, tra cui la più nota è la nevralgia post-erpetica, prosegue lo specialista. Un dolore che colpisce la zona dove si è manifestata l’infezione e che può persistere anche per mesi. La letteratura scientifica più recente ha evidenziato anche complicanze cardio e cerebro-vascolari. La varietà e la gravità di queste conseguenze ci inducono a raccomandare fortemente la vaccinazione. Il vaccino ricombinante adiuvato, da poco disponibile, ha dimostrato un rapporto rischio/beneficio nettamente favorevole, oltre che una persistenza d’effetto di 10 anni. Tale vaccino, inoltre, può essere somministrato anche nei pazienti immunocompromessi, che sono i più esposti all’infezione e rappresentano pertanto i destinatari più indicati per la somministrazione della vaccinazione”.
Monoclonali contro il covid
Per i pazienti fragili immunocompromessi, oltre alla vaccinazione contro il covid – i cui dati sull’adesione alla campagna vaccinale sono ancora molto bassi – è disponibile un trattamento precoce per ridurre ospedalizzazioni e decessi. Si tratta di un nuovo anticorpo monoclonale in grado di prevenire gli effetti più gravi della malattia. Inoltre, ha anche un’azione immunomodulante, per cui potenzia la risposta immunitaria anche nei pazienti immunocompromessi, a differenza degli altri monoclonali precedenti che hanno solo un effetto neutralizzante.
Oltre ai dati virologici e al meccanismo d’azione, ci sono anche aspetti farmacocinetici che compensano la riduzione di efficacia in vitro, in virtù dei quali recenti studi di real world evidence internazionali hanno dimostrato l’efficacia del nuovo farmaco anche nelle più recenti varianti Omicron. Difatti, alcune linee guida europee come quelle inglesi lo raccomandano come alternativa all’antivirale orale laddove questo non possa essere utilizzato.