Scuola, per i pediatri deve restare chiusa
Sulle scuole la polemica in Campania sembra non finire mai. Un tira e molla che sino ad oggi ha visto da un lato i genitori e dall’altro le istituzioni regionali. Oggi a questa querelle si aggiungono anche i pediatri, spaccati sulle misure da adottare e sulla possibilità di tornare o meno all’attività in presenza. Secondo un gruppo di 50 pediatri, le scuole dell’infanzia e primarie non sarebbero un problema in termini di contagio, e quindi bisognerebbe permettere ai ragazzi di tronare tra i banchi. La risposta non ha tardato ad arrivare da parte della Federazione Italiana dei Medici Pediatri. «Non sono un rischio di per sé, ma aprirle oggi sarebbe un grave errore. Non ci si può nascondere dietro dati parziali, bisogna considerare il contesto di riferimento», dicono Antonio D’Avino e Giannamaria Vallefuoco (rispettivamente vice presidente nazionale e segretario regionale campano FIMP). «Qualunque pediatra – continua D’Avino – sa bene quanto sia importante la scuola per i bambini e nessun pediatra di famiglia potrebbe mai accettare che si limiti il diritto allo studio, ma soprattutto alla socializzazione, dei più piccoli. Ciò nonostante sarebbe un errore riaprire le scuole ora, il virus non ce lo consente e non si può liquidare la faccenda guardando solo ai dati della diffusione tra i bambini o alle misure di sicurezza delle scuole».
PROBLEMA DI CONTESTO
Il problema, insomma, non può essere banalizzato. Per i pediatri FIMP la scuola è un aggregatore sociale e, pur prendendo atto del numero limitato di contagi che può avvenire all’interno delle classi, bisogna tener presente il rischio che il contagio avvenga all’esterno dei plessi scolastici, in attesa dell’inizio delle lezioni o all’uscita, quando decine e decine di studenti entrano in contatto con gli adulti che accompagnano o vengono a prendere i propri figli a scuola. Peraltro è ben nota l’oggettiva difficoltà nell’adozione di adeguate misure di contenimento soprattutto nella scuola dell’infanzia, dove non vi è obbligo di mascherina. Di qui l’invito a comprendere le ragioni per le quali aprire le classi sarebbe un errore. «Come tutti i virus anche il Covid si nutre di interazioni sociali – dice Vallefuoco – . È così che questo agente patogeno buca le nostre difese e si insinua nelle nostre case. Non è in discussione né l’importanza della scuola per i bambini, né il sistema di contenimento messo in atto negli istituti. Il problema è “l’indotto di relazioni sociali” e le interazioni che inevitabilmente si generano con l’apertura in presenza delle classi». In sostanza, per i pediatri di famiglia della FIMP si è ormai ben oltre la soglia di contenimento che rende possibile tenere sotto controllo la diffusione della Covid».
LA CAMPANIA
Per i pediatri di famiglia è evidente che la Campania -sia ad un passo dal lockdown e non si deve mai dimenticare che l’unico modo per limitare la propagazione del virus è ridurre drasticamente i contatti sociali. «Tra qualche settimana, oltre il SARS-CoV-2, circoleranno tanti altri virus, responsabili dell’influenza e di malattie respiratorie anche severe, come le polmoniti e le bronchioliti, che richiederanno un impegno sempre maggiore dei pediatri del territorio, già allo stremo per l’assistenza svolta. In questo contesto, mai prima d’ora rilevato, la consueta diffusione delle patologie respiratorie all’interno delle scuole metterebbe in ginocchio il Servizio Sanitario regionale, in questo momento sull’orlo del precipizio».