Tempo di lettura: 4 minutiIl World Diabetes Day, appena concluso, si è incentrato sull’importanza di conoscere il proprio rischio di sviluppare il diabete. Con 62 milioni di persone affette in Europa, di cui più di 4 milioni in Italia, il diabete è la quarta causa di morte. Sono infatti 80mila le morti solo nel nostro Paese, pari a 9 decessi evitabili ogni ora. Secondo i numeri, dal 2000 a oggi i casi sono raddoppiati. Inoltre si stima che ci siano almeno un milione di persone con diabete non diagnosticato.
L’evento annuale
Il World Diabetes Day (ogni 14 novembre) è la più grande campagna di awareness al mondo, lanciata nel 1991 dalla International Diabetes Federation e dall’OMS. Le iniziative in Italia sono promosse in collaborazione tra FeSDI e Intergruppo parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili. “I numeri dimostrano la necessità di risposte ed azioni tempestive ed efficaci sia assistenziali, ma anche capaci di produrre un cambiamento culturale”. Lo ha sottolineato il Ministro della Salute Orazio Schillaci nell’incontro al Ministero della Salute. “Grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e alle recenti misure previste nella manovra finanziaria, potremo realizzare un nuovo modello organizzativo di medicina territoriale che assicurerà ai diabetici quella multidisciplinarietà che è cruciale per una gestione ottimale della malattia e per prevenire l’insorgenza di complicanze. Ma la sfida non facile che ci attende è anche quella di promuovere la cultura della prevenzione primaria e secondaria, di accrescere la consapevolezza nei nostri concittadini dell’importanza dell’adozione di stili di vita sani e di eseguire controlli periodicamente”.
Come prevenire
Un adulto su dieci nel mondo soffre di diabete. Oltre il 90 per cento soffre di diabete di tipo 2. Quasi la metà non è ancora stata diagnosticata. In molti casi, il diabete di tipo 2 e le sue complicanze possono essere ritardati o prevenuti con abitudini sane. Conoscere il rischio è un mezzo per supportare la prevenzione, la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo. Può spingere a monitorare i livelli di zucchero nel sangue, controllare il colesterolo e la pressione arteriosa, sottolineano gli specialisti.
Diabete aumenta rischio di ospedalizzazione
In Italia nel 2021 sono stati registrati 15.205 ricoveri legati alle complicanze del diabete, con un tasso medio di ospedalizzazione stabile rispetto al 2020 (Rapporto Esiti Agenas 2022). Tuttavia, permane una criticità nei ricoveri ‘potenzialmente evitabili’. Si spendono infatti oltre 50 milioni di euro per ricoveri legati all’ipoglicemia.
Il diabete aumenta il rischio di ospedalizzazione per diversi fattori. Un rischio che è due volte maggiore, rispetto alle persone senza diabete. Il 20-25 per cento dei pazienti viene ricoverato almeno una volta durante l’anno e, mediamente, la durata del ricovero aumenta del 20 per cento in presenza di diabete.
Aumenta il rischio di altre patologie
Il diabete aumenta anche il rischio di altre malattie non trasmissibili come neoplasie e broncopneumopatia cronica ostruttiva. Oggi rappresenta un’epidemia globale, causata dall’aumento ponderale, la sedentarietà e cattivi stili di vita. “La pandemia ha peggiorato le cose, ma c’è ancora tanto da fare sul piano culturale”, ha ribadito Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali, intervenuto nell’incontro pomeridiano al Senato. “È un tema che sento da vicino – ha proseguito – perché proprio in questi giorni la Sardegna ha superato la Finlandia in termini di incidenza nella popolazione. In Sardegna un bambino ogni 150 è affetto da diabete”. Il dato è indipendente da fattori strutturali, ha spiegato.
Nel quadro generale, invece, le grandi differenze a livello regionale creano delle difficoltà nell’esercizio del diritto alla salute, ha ribadito. “Il Sistema Sanitario italiano è un’eccellenza nel mondo per il suo principio universalistico – ha continuato – ma facciamo i conti con 21 sistemi regionali che viaggiano a velocità diverse”.
“Oggi la sfida si gioca soprattutto su due assi: ricerca e prevenzione”, ha continuato Cappellacci. “In questa direzione va una proposta di legge a mia firma per inserire nei programmi scolastici l’alfabetizzazione sanitaria”. Poi ha ricordato la recente approvazione della legge che introduce lo screening diabetico di tipo 1 e della celiachia in età pediatrica. “Una norma che ci fa distinguere sul piano mondiale – ha dichiarato – in termini di innovazione e di cambio di paradigma. Questo è il primo passo, ora bisognerà renderla operativa e metterla in attuazione. Il Ministero insieme all’Istituto di sanità sta lavorando sui decreti attuativi”. La salute è un ambito che unisce tutti, indipendentemente dal partito, ha ricordato. “Una sfida che si vince se si ha la capacità di far proprio e declinare in termini operativi il senso della comunità, il senso del gioco di squadra e il senso della collaborazione”, ha concluso.
Formazione dei medici e accesso equo
“Dobbiamo portare avanti un lavoro su più fronti”, ha detto la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili e Vicepresidente della X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale del Senato. “Assicurare ai sanitari formazione e risorse adeguate per prestare la migliore assistenza e diminuire il ‘carico di malattia’. Garantire l’accesso ai servizi, alle terapie e alle informazioni, per tenere sotto controllo i livelli glicemici e rallentare la progressione della malattia verso stadi più severi, consentire un accesso equo per tutti alle strutture di diabetologia”.
Diabete e obesità malattie croniche
“Il diabete, come anche l’obesità, sono malattie croniche con gravi ripercussioni sulla qualità della vita di chi ne è affetto. Portano spesso allo sviluppo di ulteriori complicanze e hanno un impatto importante sull’economia del Paese con costi diretti, sociali, economici e clinici e costi indiretti legati alla perdita di produttività”, ha spiegato l’On. Roberto Pella, Presidente Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili e Vicepresidente Vicario di ANCI. “Occorre un impegno sinergico nel mettere il tema al centro dell’agenda politica e garantire alle persone con diabete gli stessi diritti delle persone sane”.
Anche il Prof. Angelo Avogaro, Presidente FeSDI e SID ha ribadito l’importanza di individuare fattori come familiarità o stili di vita che possono predisporre alla malattia. “Il diabete mellito di tipo 2 è una malattia complessa, che, complici stili di vita non salutari, prosegue inesorabile la sua crescita, colpendo persone di età sempre inferiore e che, spesso vivono in condizioni di vita precarie, ma che resta prevenibile”, ha specificato il Prof. Riccardo Candido, Vicepresidente FeSDI e neo Presidente Nazionale AMD. “Conoscere il rischio di insorgenza della malattia, insieme agli strumenti di prevenzione primaria, consente di intervenire tempestivamente e ridurne l’impatto potenziale”, ha concluso.
Tumore ovaio, intelligenza artificiale predice esito terapia
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneUn tool basato sull’intelligenza artificiale predice il successo della terapia nell’80% delle pazienti con tumore ovarico. In sostanza è in grado di valutare la riduzione volumetrica delle lesioni tumorali, con una accuratezza dell’80%, cioè di gran lunga superiore a quella dei metodi usati oggi in ambito clinico. Lo strumento si chiama IRON (Integrated Radiogenomics for Ovarian Neoadjuvant therapy) e analizza le caratteristiche cliniche della paziente, tra cui il DNA tumorale circolante nel sangue (biopsia liquida). Inoltre valuta le caratteristiche generali (età, stato di salute, etc), i marker tumorali e le immagini della malattia acquisite con la TAC. Sulla base di tutte queste informazioni, esprime una previsione sulle chance di successo della terapia.
Lo studio
I risultati dello studio sono stati appena pubblicati sulla rivista “Nature Communications”. La ricerca ha coinvolto 134 pazienti con tumore dell’ovaio di alto grado ed è stata coordinata dalla professoressa Evis Sala, Ordinario di Diagnostica per immagini e radioterapia alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, e Direttrice del Centro Avanzato di Radiologia, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS. Lo studio è stato portato avanti dall’Università di Cambridge.
Tumore dell’ovaio
Il tumore dell’ovaio colpisce ogni anno più di cinquemila donne in Italia. Alle nuove diagnosi si aggiungono oltre trentamila casi già in trattamento terapeutico. Questa neoplasia nelle fasi precoci non dà sintomi specifici, per questo la diagnosi arriva quando la malattia è già a uno stadio avanzato. Il carcinoma ovarico sieroso di alto grado è una delle forme più aggressive. Rappresenta circa il 70-80% dei tumori ovarici e spesso dà resistenza ai farmaci chemioterapici. Tuttavia, oggi la risposta alle terapie si può predire con una accuratezza massima del 50%.
A complicare il quadro di questo tumore sono i pochissimi biomarcatori ad oggi noti, quindi clinicamente utilizzabili. Uno degli ostacoli è l’elevato grado di eterogeneità della malattia che si diversifica molto da paziente a paziente. Da qui nasce l’idea di sviluppare uno strumento basato sull’intelligenza artificiale in grado di predire la risposta alla chemioterapia.
Prospettive future
“Da un punto di vista clinico, il framework proposto affronta l’esigenza insoddisfatta di identificare precocemente i pazienti che probabilmente non risponderanno alla terapia neoadiuvante e potrebbero essere indirizzati a un intervento chirurgico immediato – sottolinea la professoressa Sala –. “Il tool potrebbe essere applicato per stratificare il rischio della singola paziente anche in future ricerche cliniche che stiamo portando avanti al Policlinico Gemelli con la collaborazione del gruppo del professor Giovanni Scambia, Ordinario di Ginecologia dell’Università Cattolica e Direttore Scientifico della Fondazione Gemelli IRCCS”.
Diabete, 9 decessi evitabili ogni ora. Schillaci: accrescere consapevolezza
Associazioni pazienti, Economia sanitaria, Eventi d'interesse, News Presa, Prevenzione, Stili di vitaIl World Diabetes Day, appena concluso, si è incentrato sull’importanza di conoscere il proprio rischio di sviluppare il diabete. Con 62 milioni di persone affette in Europa, di cui più di 4 milioni in Italia, il diabete è la quarta causa di morte. Sono infatti 80mila le morti solo nel nostro Paese, pari a 9 decessi evitabili ogni ora. Secondo i numeri, dal 2000 a oggi i casi sono raddoppiati. Inoltre si stima che ci siano almeno un milione di persone con diabete non diagnosticato.
L’evento annuale
Il World Diabetes Day (ogni 14 novembre) è la più grande campagna di awareness al mondo, lanciata nel 1991 dalla International Diabetes Federation e dall’OMS. Le iniziative in Italia sono promosse in collaborazione tra FeSDI e Intergruppo parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili. “I numeri dimostrano la necessità di risposte ed azioni tempestive ed efficaci sia assistenziali, ma anche capaci di produrre un cambiamento culturale”. Lo ha sottolineato il Ministro della Salute Orazio Schillaci nell’incontro al Ministero della Salute. “Grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e alle recenti misure previste nella manovra finanziaria, potremo realizzare un nuovo modello organizzativo di medicina territoriale che assicurerà ai diabetici quella multidisciplinarietà che è cruciale per una gestione ottimale della malattia e per prevenire l’insorgenza di complicanze. Ma la sfida non facile che ci attende è anche quella di promuovere la cultura della prevenzione primaria e secondaria, di accrescere la consapevolezza nei nostri concittadini dell’importanza dell’adozione di stili di vita sani e di eseguire controlli periodicamente”.
Come prevenire
Un adulto su dieci nel mondo soffre di diabete. Oltre il 90 per cento soffre di diabete di tipo 2. Quasi la metà non è ancora stata diagnosticata. In molti casi, il diabete di tipo 2 e le sue complicanze possono essere ritardati o prevenuti con abitudini sane. Conoscere il rischio è un mezzo per supportare la prevenzione, la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo. Può spingere a monitorare i livelli di zucchero nel sangue, controllare il colesterolo e la pressione arteriosa, sottolineano gli specialisti.
Diabete aumenta rischio di ospedalizzazione
In Italia nel 2021 sono stati registrati 15.205 ricoveri legati alle complicanze del diabete, con un tasso medio di ospedalizzazione stabile rispetto al 2020 (Rapporto Esiti Agenas 2022). Tuttavia, permane una criticità nei ricoveri ‘potenzialmente evitabili’. Si spendono infatti oltre 50 milioni di euro per ricoveri legati all’ipoglicemia.
Il diabete aumenta il rischio di ospedalizzazione per diversi fattori. Un rischio che è due volte maggiore, rispetto alle persone senza diabete. Il 20-25 per cento dei pazienti viene ricoverato almeno una volta durante l’anno e, mediamente, la durata del ricovero aumenta del 20 per cento in presenza di diabete.
Aumenta il rischio di altre patologie
Il diabete aumenta anche il rischio di altre malattie non trasmissibili come neoplasie e broncopneumopatia cronica ostruttiva. Oggi rappresenta un’epidemia globale, causata dall’aumento ponderale, la sedentarietà e cattivi stili di vita. “La pandemia ha peggiorato le cose, ma c’è ancora tanto da fare sul piano culturale”, ha ribadito Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali, intervenuto nell’incontro pomeridiano al Senato. “È un tema che sento da vicino – ha proseguito – perché proprio in questi giorni la Sardegna ha superato la Finlandia in termini di incidenza nella popolazione. In Sardegna un bambino ogni 150 è affetto da diabete”. Il dato è indipendente da fattori strutturali, ha spiegato.
Nel quadro generale, invece, le grandi differenze a livello regionale creano delle difficoltà nell’esercizio del diritto alla salute, ha ribadito. “Il Sistema Sanitario italiano è un’eccellenza nel mondo per il suo principio universalistico – ha continuato – ma facciamo i conti con 21 sistemi regionali che viaggiano a velocità diverse”.
“Oggi la sfida si gioca soprattutto su due assi: ricerca e prevenzione”, ha continuato Cappellacci. “In questa direzione va una proposta di legge a mia firma per inserire nei programmi scolastici l’alfabetizzazione sanitaria”. Poi ha ricordato la recente approvazione della legge che introduce lo screening diabetico di tipo 1 e della celiachia in età pediatrica. “Una norma che ci fa distinguere sul piano mondiale – ha dichiarato – in termini di innovazione e di cambio di paradigma. Questo è il primo passo, ora bisognerà renderla operativa e metterla in attuazione. Il Ministero insieme all’Istituto di sanità sta lavorando sui decreti attuativi”. La salute è un ambito che unisce tutti, indipendentemente dal partito, ha ricordato. “Una sfida che si vince se si ha la capacità di far proprio e declinare in termini operativi il senso della comunità, il senso del gioco di squadra e il senso della collaborazione”, ha concluso.
Formazione dei medici e accesso equo
“Dobbiamo portare avanti un lavoro su più fronti”, ha detto la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili e Vicepresidente della X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale del Senato. “Assicurare ai sanitari formazione e risorse adeguate per prestare la migliore assistenza e diminuire il ‘carico di malattia’. Garantire l’accesso ai servizi, alle terapie e alle informazioni, per tenere sotto controllo i livelli glicemici e rallentare la progressione della malattia verso stadi più severi, consentire un accesso equo per tutti alle strutture di diabetologia”.
Diabete e obesità malattie croniche
“Il diabete, come anche l’obesità, sono malattie croniche con gravi ripercussioni sulla qualità della vita di chi ne è affetto. Portano spesso allo sviluppo di ulteriori complicanze e hanno un impatto importante sull’economia del Paese con costi diretti, sociali, economici e clinici e costi indiretti legati alla perdita di produttività”, ha spiegato l’On. Roberto Pella, Presidente Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili e Vicepresidente Vicario di ANCI. “Occorre un impegno sinergico nel mettere il tema al centro dell’agenda politica e garantire alle persone con diabete gli stessi diritti delle persone sane”.
Anche il Prof. Angelo Avogaro, Presidente FeSDI e SID ha ribadito l’importanza di individuare fattori come familiarità o stili di vita che possono predisporre alla malattia. “Il diabete mellito di tipo 2 è una malattia complessa, che, complici stili di vita non salutari, prosegue inesorabile la sua crescita, colpendo persone di età sempre inferiore e che, spesso vivono in condizioni di vita precarie, ma che resta prevenibile”, ha specificato il Prof. Riccardo Candido, Vicepresidente FeSDI e neo Presidente Nazionale AMD. “Conoscere il rischio di insorgenza della malattia, insieme agli strumenti di prevenzione primaria, consente di intervenire tempestivamente e ridurne l’impatto potenziale”, ha concluso.
Mense da incubo nelle scuole italiane
Adolescenti, Alimentazione, Bambini, News PresaMense da incubo. Non è un nuovo reality tv, bensì la dura realtà. A portare a galla la situazione sono state le verifiche fatte nei confronti dei servizi di ristorazione e imprese di catering assegnatarie della gestione delle mense presso gli istituti scolastici. I controlli effettuati dal Comando Carabinieri per la tutela della salute, d’intesa con il Ministero della Salute, hanno fatto emergere una situazione che farebbe gelare il sangue a qualunque genitore.
Irregolari
I problemi più ricorrenti sono legati ad alimenti mal conservati, scarsa igiene nei locali dove vengono prepararti i pasti. Ma anche presenza di umidità, muffa e persino insetti ed escrementi di roditori. Addirittura una mensa su quattro è risultata irregolare. Le verifiche, svolte nell’ultimo mese, hanno interessato circa 1.000 aziende di ristorazione collettiva: tra le ditte controllate 257 hanno evidenziato irregolarità, pari al 27%.
Sanzioni
Sono state sequestrate 13 cucine e accertate 361 violazioni penali e amministrative. Sono state accertate 361 violazioni penali e amministrative, con conseguente irrogazione di sanzioni pecuniarie per 192mila euro, contestate a causa di violazioni nella gestione e conservazione degli alimenti e nelle condizioni d’igiene nei locali di preparazione dei pasti, con problemi di qualità e quantità ai requisiti prestabiliti dai capitolati d’appalto.
Umidità
È stata disposta la sospensione dell’attività o il sequestro di 13 aree cucina-depositi alimenti per rilevanti carenze igienico-sanitarie e strutturali, come la presenza diffusa di umidità, di formazioni di muffe, di insetti ed escrementi di roditori. Tra questi è stata eseguita la chiusura di un asilo nido in provincia di Taranto, peraltro non censito, il cui approvvigionamento idrico avveniva con acqua non idonea per usi alimentari.
Sequestri
Complessivamente sono stati sequestrati oltre 700 kg di derrate alimentari (carni, formaggi, pane, pasta, acqua minerale) riscontrate in assenza di tracciabilità, scadute di validità e custodite in ambienti inadeguati. Situazioni particolari hanno riguardato il deferimento all’Autorità Giudiziaria di 18 gestori dei servizi-mensa, ritenuti responsabili di frode ed inadempienza in pubbliche forniture per aver confezionato pasti in qualità e grammatura inferiore a quello pattuito, in violazione ai capitolati contrattuali.
Nessuna tracciabilità
La maggioranza delle irregolarità hanno invece riguardato carenze strutturali e gestionali nella preparazione dei pasti, la mancanza della tracciabilità degli alimenti e l’omessa comunicazione della presenza di eventuali allergeni, essenziale per la prevenzione di possibili episodi di reazione allergica, in particolare nelle fasce sensibili delle utenze scolastiche.
Oltre ogni limite
Inoltre durante un controllo eseguito presso un centro di preparazione pasti della provincia di Reggio Emilia, sono state rilevate carenze igienico-sanitarie per la presenza di carcasse di tipo insetti blatte, anche all’interno delle celle frigo adibite allo stoccaggio delle materie prime, nonché escrementi riconducibili a roditori e pavimentazione danneggiata e tubature divelte nel reparto di lavorazioni carni. Una situazione, insomma, insostenibile e genitori – che per i loro figli vorrebbero cibi sani– comprensibilmente allarmati.
Stress, ansia e depressione, l’altra faccia del diabete
Eventi d'interesse, PsicologiaIl diabete è una malattia cronica che non concede pause. L’impatto che può avere sulla salute mentale dei pazienti è un tema ancora poco discusso. Secondo i dati disponibili, una persona su quattro con diabete di tipo 1 e una su cinque con diabete di tipo 2 soffre di stress e ansia. Due condizioni che possono portare a depressione, burnout e a un rapporto complicato con il cibo e con i farmaci, soprattutto l’insulina. Un disagio che interessa quasi 1 milione di persone in Italia, ma quasi la metà di questi casi non viene individuata. In occasione della Giornata Mondiale del Diabete che si celebra il 14 novembre di ogni anno, Roche Diabetes Care ha lanciato la campagna social internazionale “#ConnectingWhatCounts between diabetes and mental well-being”. L’iniziativa vuole porre l’attenzione sui lati invisibili della convivenza con il diabete e i pregiudizi che sono spesso alla base di molti disturbi di natura psicologica.
Diabete e complicanze
“Il diabete influisce su tutti gli aspetti della vita delle persone che vi convivono, trattandosi di malattia cronica impegnativa da gestire. Richiede un monitoraggio costante e può causare complicanze a lungo termine se non adeguatamente controllata, come retinopatia, patologie renali e cardiovascolari. Per questo per avere un successo terapeutico è fondamentale non guardare solo il quadro clinico, ma la qualità di vita complessiva del paziente”. Lo ha sottolineato Dario Pitocco, Direttore Unità Operativa Dipartimentale di Diabetologia Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Università Cattolica del Sacro Cuore.
“Per fortuna – ha continuato – oggi la tecnologia offre diverse soluzioni per semplificare e migliorare la gestione della malattia. Per esempio, i sensori per il monitoraggio in continuo del glucosio che permettono di conoscere costantemente il valore della glicemia possono avere un forte impatto nella vita delle persone con diabete. Il coinvolgimento come attori con un ruolo attivo nella cura e prevenzione favorisce l’aderenza terapeutica e una miglior personalizzazione nella cura”.
Tecnologia dà potere ai pazienti
Grazie alla collaborazione tra Personalive e le Associazioni Pazienti in ambito diabetologico è stata condotta l’indagine “Indicatori di usabilità dei sistemi di monitoraggio in continuo del glucosio: il punto di vista delle persone con diabete”. Il progetto, con il contributo non condizionante di Roche Diabetes Care Italy, ha indagato il percepito delle persone con diabete e il loro rapporto con i sistemi di monitoraggio in continuo del glucosio (CGM), per realizzare una fotografia del contesto italiano. I risultati sono stati presentati al XXIV Congresso Nazionale AMD che si è appena concluso a Firenze.
“L’evoluzione tecnologica può essere davvero di grande aiuto per le persone con diabete. permette di poter tenere costantemente monitorata la glicemia e poter disporre di una serie di informazioni utili sia per il paziente sia per il medico curante per personalizzare la terapia e ottenere un miglior controllo metabolico. Questi aspetti, insieme ad altri vantaggi come la possibilità di poter posizionare il sensore in zone non visibili o di personalizzare gli allarmi, sono importanti per la quotidianità e quindi per il benessere mentale delle persone con diabete che possono condurre la propria vita senza limitazioni. Queste tecnologie restituiscono “empowerment” al paziente, cioè senso di maggiore controllo sulla sua patologia, aumentando quindi la motivazione ad essere coinvolti attivamente nel miglioramento del loro stile di vita e nell’aderenza terapeutica”, ha commentato Guendalina Graffigna, Professore Ordinario di Psicologia dei Consumi e della Salute, Direttore di EngageMinds HUB, Università Cattolica del Sacro Cuore, Cremona.
L’intelligenza artificiale contro il tumore del pancreas
News Presa, Ricerca innovazioneUn software di intelligenza artificiale per analizzare le immagini TAC del pancreas e un tumore duttale troppo piccolo per essere individuato dall’occhio umano. È questo il principio guida del progetto di sperimentazione in corso all’Ospedale Cardarelli di Napoli, sviluppato insieme al Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Killer silenzioso
Il carcinoma duttale del pancreas ad oggi in Italia registra circa 14.300 nuove diagnosi e presenta un’aspettativa di vita estremamente esigua, se confrontata con altre patologie oncologiche. Difatti solo il 3% dei pazienti sopravvive alla malattia a 10 anni dall’esordio e molti pazienti sono inoperabili già quando sviluppano i sintomi.
Risultati incoraggianti
L’esame TAC consente una diagnosi accurata del carcinoma duttale del pancreas ed è la metodica diagnostica indicata nel sospetto clinico di questa patologia. Purtroppo, anche con l’utilizzo di apparecchiature TC di ultima generazione, nel 27% dei casi le neoplasie di dimensioni inferiori a 2 centimetri possono non essere correttamente diagnosticate. L’algoritmo realizzato grazie ai Radiologi del Cardarelli consente all’intelligenza artificiale di superare i gap dell’occhio umano e i primi dati appaiono estremamente promettenti. « I primi riscontri ci sembrano estremamente interessanti e promettenti e già oggi l’intelligenza artificiale ci permette di fornire valutazioni innovative rispetto a quelle tradizionali», spiega Luigia Romano, Direttore dell’UOC Radiologia Generale e di Pronto Soccorso del Cardarelli.
FIASO
l progetto è stato presentato nel corso del Convegno per i 25 anni della Federazione Italiana Aziende Sanitarie ed Ospedaliere (FIASO) che si è tenuto a Roma. Nello stesso contesto l’Ospedale Cardarelli ha presentato altre tre diverse esperienze di alto rilievo: il protocollo innovativo per il trattamento farmacologico dell’ICTUS già nella fase diagnostica, realizzato dalla UOC di Neurologia; il monitoraggio ospedale-territorio della Broncopneumopatia, realizzato dalla UOC di Pneuomologia; il miglioramento dell’efficienza nel trattamento dei pazienti, realizzato dall’UOC di Neurochirurgia. Un chiaro esempio di come l’innovazione possa cambiare le cose a beneficio della salute.
Diabete: perché è in aumento, riconoscerlo e prevenire
Alimentazione, PrevenzioneIl diabete colpisce quasi quattro milioni di persone solo in Italia, secondo i dati Istat. Viene considerata una pandemia silenziosa con costi sociali e umani. Ad oggi colpisce il 6,6 per cento della popolazione generale. Si tratta di una patologia cronica e l’incidenza è in costante aumento in tutto il mondo, anche tra gli under 18. Questa malattia può portare a complicanze, tra cui problemi cardiovascolari, danni ai nervi, ai reni e agli occhi. Eppure oltre un milione di casi restano ancora senza una diagnosi. Il diabete può essere di tipo 1 e di tipo 2: due forme strettamente legate all’età. In genere, il tipo 1 insorge nell’infanzia o nell’adolescenza. Il tipo 2 è legato all’avanzare dell’età e allo stile di vita. Solitamente compare dopo i 40 anni, sebbene possa manifestarsi anche prima a causa di abitudini di vita scorrette.
Pre-diabete
Diabetici non si diventa da un giorno all’altro. Quando si parla di diabete di tipo II le premesse che conducono alla malattia in genere vanno avanti per diversi anni. secondo i numeri, oltre quattro milioni di italiani, si trovano in una condizione di pre-diabete, si tratta soprattutto di donne. Almeno una persona su quattro scivolerà verso il diabete conclamato entro cinque anni. Nell’11 per cento dei casi non trattati, la malattia arriva entro tre anni e nel 25 per cento entro cinque anni.
Diabete. L’aumento dei casi
Sono 400mila i casi in più dopo i due anni di pandemia da Covid-19. Si stima, infatti, che la prevalenza del diabete sia cresciuta del 14 per cento nella popolazione tra il 2019 e il 2022. L’aumento è legato al continuo invecchiamento della popolazione, ma anche a fattori di rischio peggiorati durante la pandemia, tra cui sedentarietà e aumento di peso. Inoltre sui numeri incidono anche le diagnosi più precoci.
Diabete. Sintomi
Il diabete può rimanere silente a lungo oppure dare sintomi nei casi acuti, come: stanchezza, maggiore frequenza urinaria con conseguente sete, perdita di peso, dolori addominali, aumento dell’appetito, nausea, vomito e visione offuscata. A lungo termine, l’iperglicemia può portare a complicanze gravi come la retinopatia, la nefropatia, la neuropatia e le malattie cardiovascolari.
Cause del diabete
Secondo i dati a disposizione, il diabete di tipo 1 è causato da fattori ereditari o anche alcune infezioni virali. Per il diabete di tipo 2, invece, oltre a incidere la familiarità, influisce uno stile di vita sedentario, un’alimentazione con troppi grassi e zuccheri, il sovrappeso e l’obesità.
Prevenzione
Il diabete di tipo 1 oggi non può essere prevenuto. Uno stile di vita sano può, invece, prevenire quello di tipo 2. Per ridurre il rischio le linee guida raccomandano una dieta a basso contenuto di grassi e calorie, ricca di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre. Il sovrappeso e l’obesità sono due gravi fattori di rischio per il diabete di tipo 2, per questo l’esercizio fisico regolare è un mezzo di prevenzione importante.
Giornata Mondiale del Diabete, un’onda blu sui monumenti di Roma
Associazioni pazienti, Eventi d'interesseIl diabete colpisce circa 3,9 milioni di persone, solo nel nostro Paese. Si tratta di una pandemia silenziosa in crescita in tutto il mondo, con costi sociali e umani. In particolare, ai dati Istat che fanno riferimento al 2022, vanno aggiunti i casi non diagnosticati. Secondo le stime sarebbero circa 1 milione e mezzo i malati inconsapevoli.
Giornata Mondiale del Diabete
La Giornata mondiale del Diabete si celebra domani e ricorre ogni 14 novembre. L’evento è promosso dall’International Diabetes Federation dell’OMS che per prima, nel 1991 ha lanciato l’iniziativa. La giornata nasce sensibilizzare sulla malattia che nel mondo interessa 1 persona su 10. Nel 2006 una risoluzione Onu aveva esortato i governi di tutto il mondo a contrastare un’epidemia ormai divenuta globale e in continuo aumento. La data del 14 novembre coincide con la nascita di Frédéric Grant Banting, nato nel 1891 che scoprì l’insulina nel 1921 insieme al collega Charles H. Best.
L’iniziativa per sensibilizzare sul diabete
Un’onda blu illuminerà alcuni monumenti della Capitale questa sera, lunedì 13 novembre, alla vigilia della Giornata Mondiale del Diabete. Anche per il 2023 il messaggio è #knowyourrisk, knowyourresponse (conosci il tuo rischio, conosci la tua risposta). Il cerchio blu è il simbolo universale della malattia. L’obiettivo della giornata non è solo ricordare i pazienti ma sollecitare la politica e sostenere la ricerca. Le iniziative in Italia sono promosse in collaborazione tra FeSDI – Federazione delle Società Scientifiche Diabetologiche Italiane, costituita da SID – Società Italiana di Diabetologia e AMD – Associazione Medici Diabetologici, e Intergruppo parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili.
A Roma si passeranno il testimone diversi luoghi iconici, illuminati ad intervalli di 20 minuti ciascuno: Ospedale Fatebenefratelli, Isola Tiberina, Arco Di Giano, Tempio Di Portuno, Tempio Di Ercole, Teatro Marcello, Colosseo, Statua Mazzini, Fontana Dell’acqua Paola, Arco Di Costantino, Cerchio Galleria D’arte Moderna, Piazza Della Repubblica, Piramide Cestia, Statua Garibaldi e Tempio Di Saturno.
Il ricordo
L’illuminazione dell’Isola Tiberina e dell’Ospedale è anche l’occasione per ricordare la dottoressa Simona Frontoni, socia SID, docente dell’Università di Roma Tor Vergata, recentemente scomparsa.
Fand incontra Papa Francesco
La Fand, Associazione Italiana Diabetici, sarà accolta in udienza da Papa Francesco il 15 novembre in occasione della Giornata Mondiale del Diabete che ricorre il giorno precedente. L’incontro è un’occasione per promuovere l’attenzione sulla malattia, sui pazienti e sull’impegno dell’associazione che rappresenta i diabetici in Italia ed è medaglia d’oro al merito per la sanità pubblica.
Indi Gregory è morta, non ci sono più speranze
News PresaIndi Gregory. Non c’è più nulla da fare per la piccola Indi Gregory, deceduta nel corso della notte dopo che le autorità del Regno Unito avevano confermato la volontà di staccare le macchine che sino a quel momento l’avevano tenuta in vita. La conferma è arrivata dall’avvocato Simone Pillon e Iacopo Coghe di Pro vita, componenti del team legale della famiglia Gregory. La bimba era affetta da una malattia per la quale secondo i medici non esistevano cure risolutive.
Il messaggio
La breve vita della bimba è finita alle all’1.45 ora inglese. Lo ha scritto anche il papà di Indi in un messaggio ai suoi legali: «La vita di Indi è finita all’01:45, io e Claire siamo arrabbiati, con il cuore spezzato, pieni di vergogna. Il servizio sanitario nazionale e i tribunali non solo le hanno tolto la possibilità di vivere, ma le hanno tolto anche la dignità di morire nella casa di famiglia a cui apparteneva».
Fino all’ultimo
Dean Gregory scrive poi che Claire l’ha tenuta con sé per i suoi ultimi respiri. «Sono riusciti a prendersi il corpo e la dignità di Indi, ma non potranno mai prendersi la sua anima. Hanno cercato di sbarazzarsi di Indi – ha aggiunto – senza che nessuno lo sapesse, ma noi ci siamo assicurati che fosse ricordata per sempre. Sapevo che era speciale dal giorno in cui è nata».
Commozione
La storia della bimba ha tenuto con il fiato sospeso il Regno Unito e l’Italia, perché alla bambina era stata concessa la cittadinanza con la speranza che i giudici inglesi potessero rivedere la loro decisione e permettere un trasferimento al Bambin Gesù di Roma, dove i medici si erano offerti di accoglierla. Dal mondo reale ai social si è scatenata la commozione di quanti sino all’ultimo hanno sperato e che ora puntano il dito contro una decisone che ritengono ingiusta. Resta da chiedersi se realmente si sia fatto tutto il possibile, la verità è che a questa domanda domanda nessuno potrà rispondere in modo definitivo.
Salute mentale, crescono disagi. Strategie per preservarla
Benessere, News Presa, Prevenzione, PsicologiaLa salute mentale è strettamente connessa alla salute fisica, tuttavia molte persone non riconoscono di avere un disagio psicologico. Altre provano un senso di vergogna, tanto da scegliere di ignorare i segnali per paura di essere discriminate. Ancora oggi sul disagio mentale permane lo stigma. La salute mentale rappresenta una delle principali emergenze, secondo l’Oms. Le diagnosi per questi disturbi sono cresciute di circa il 30 per cento, anche per effetto della pandemia.
I giovani
Nel mondo oltre un adolescente su sette, tra i 10 e i 19 anni, vive con un problema di salute mentale diagnosticato. I dati li ha ricordati di recente l’Unicef in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale. Il suicidio è la quarta causa principale di morte tra i ragazzi fra i 15 e i 19 anni. Sono quasi 46mila gli adolescenti che decidono di mettere fine alla propria vita ogni anno, più di uno ogni 11 minuti.
Preservare la salute mentale
Il Covid è ormai un problema lasciato alle spalle per molti, ma le guerre scoppiate di recente, la crisi climatica e i prezzi alle stelle non creano un contesto facile, soprattutto per chi è più vulnerabile. Per questo gli specialisti suggeriscono di costruire una maggiore resilienza psicologica trovando le strategie giuste per combattere stress e ansia e individuando i segnali precocemente.
Attenzione ai segnali di esaurimento
Il corpo può comunicare di essere esausto e aver superato il limite in molti modi. Può manifestarlo attraverso mal di testa, insonnia, stanchezza, ma anche mal di stomaco e mancanza di appetito. I sintomi sono simili a quelli della depressione che è un vero e proprio disturbo psichico, catalogato e descritto. L’esaurimento, invece, è una sindrome conseguente a stress cronico. Può essere comunque necessario l’aiuto di un professionista per affrontarlo, mettendo in atto una strategia.
Distinguere il burnout dalla depressione
Il burnout è una condizione di stress cronico legato al lavoro. Come per la depressione, il burnout può interferire con il ciclo del sonno (dormire troppo o troppo poco) e rendere difficile la concentrazione. Tuttavia, la depressione è una condizione medica diagnosticabile, al contrario dell’esaurimento. Il burnout può portare anche ad avere atteggiamenti cinici e risentimento nei confronti del lavoro. La depressione, invece, porta spesso a isolarsi, a perdere interesse anche per i propri hobby e a trascurare la propria vita.
Strategie per preservare la salute mentale
Alcune semplici abitudini possono aiutare a preservare la salute mentale e ad alleggerire il carico dello stress. Il primo suggerimento è quello di ritagliarsi uno spazio per camminare nella natura, anche prediligendo percorsi con più verde durante i tragitti a piedi. Secondo le ricerche gli ambienti urbani sono collegati a maggiore rischio di ansia, depressione e altri disturbi di salute mentale, inclusa la schizofrenia. Un recente studio condotto in Germania ha messo in luce i cambiamenti che avvengono nel cervello anche dopo solo un’ora trascorsa in mezzo agli alberi, dimostrando una ridotta attività nell’amigdala. Quest’ultima è una piccola struttura al centro del cervello che si attiva in fasi di allarme e stress. L’amigdala è coinvolta nell’elaborazione dello stress, nell’apprendimento emotivo e nella risposta di lotta o fuga.
Perfezionismo
Un altro pericolo che, secondo gli specialisti, mette a rischio la salute mentale è il perfezionismo. Infatti pretendere sempre uno standard di perfezione in tutto assicura delusioni e bassa autostima. Gli specialisti suggeriscono invece di definire obiettivi più raggiungibili, accogliendo errori.
Emozioni represse
La padronanza delle proprie emozioni è un altro tema strettamente legato alla salute mentale. Diversi studi hanno scoperto che la rabbia repressa è associata a sintomi di depressione. Esprimere le emozioni negative è quindi necessario secondo gli specialisti, ma solo nel modo più opportuno, cioè assertivo. Anche riuscire interiormente a perdonare dà benefici alla salute mentale.
Pensieri ossessivi e isolamento
Altri nemici della salute mentale sono i pensieri negativi ripetitivi. Rimuginare gli stessi pensieri porta corpo e cervello in uno stato di stress. Il respiro e la frequenza cardiaca accelerano e il corpo rilascia adrenalina e cortisolo (gli ormoni dello stress). La respirazione profonda e consapevole può essere un mezzo valido per gestirli. L’isolamento sociale è un altro fattore che aumenta il rischio di disagio mentale. Sono, invece, le relazioni forti a proteggere contro la depressione. Per questo è importante circondarsi da persone care e favorire interazioni sociali costanti.
Attività fisica protegge salute mentale
L’attività fisica, oltre a essere un mezzo di prevenzione per la salute in generale, sostiene il benessere psichico. Il movimento, infatti, allontana depressione e ansia. Secondo gli studi, anche piccoli incrementi nell’attività fisica, come camminare 15 – 20 minuti al giorno, sono associati a un miglioramento dell’umore. Un altro suggerimento degli psicologi è quello di accettare ciò che accade. Non significa rassegnarsi, ma affrontare le difficoltà come qualcosa di normale che può succedere a tutti.
Scompenso cardiaco, infarto e aritmie: con digitale meno ricoveri
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneLa tecnologia digitale corre in sanità e rivoluziona ogni ambito, tra cui la cardiologia. Intelligenza artificiale, big data, telemedicina e fascicolo sanitario elettronico sono alcuni dei punti da cui fa leva il futuro. In cardiologia, il monitoraggio costante limita infarti, aritmie e lo scompenso cardiaco, che oggi è la prima causa di ricovero in ospedale negli over 65. L’Intelligenza Artificiale analizza i dati, supporta le diagnosi e le terapie.
Scompenso cardiaco prima causa di ricovero over65
In Italia lo scompenso cardiaco colpisce circa 600mila persone e si stima che la sua prevalenza raddoppi a ogni decade di età (dopo i 65 anni arriva al 10% circa). In Europa la prevalenza è stimata 1.36% tra i 25 e 49 anni, 2.93% tra 50 e 59 anni, 7.63% tra 60 e 69 anni, 12.67% tra 70 e 79 anni e 16.14% oltre gli 80 anni. Nella popolazione generale si stima invece tra lo 0,4 e il 2%, mentre la mortalità è in aumento.
Telemonitoraggio
“Telemonitorare il paziente a domicilio significa inviare ai medici di riferimento continue informazioni su frequenza cardiaca, pressione arteriosa, saturometria in vari momenti della giornata”. Lo ha sottolineato il Dott. Antonino Nicosia, Direttore UOC Cardiologia, Ospedale Giovanni Paolo II, Ragusa, in occasione del convegno “La Cardiologia digitale: una nuova idea di Sanità”. “Lo specialista – ha proseguito – può valutare l’andamento della terapia e intervenire se necessario. Il paziente sarà convocato in ospedale in caso di reali necessità o per controlli regolari. Così si evitano accessi inutili in ospedale e pronto soccorso, ricoveri non necessari, assiepamenti di folle e barelle, riducendo anche la diffusione di infezioni nosocomiali.”
Aritmie e scompenso cardiaco
“Per le aritmie – ha spiegato Nicosia – oltre al classico holter, è possibile vedere la situazione del paziente con dispositivi come defibrillatori, pacemaker, loop recorder che sono collegati con wifi o bluetooth e comunicano prontamente eventuali problemi. La patologia più importante che si giova di queste innovazioni è lo scompenso cardiaco. Grazie al monitoraggio garantito da queste device e alle immediate comunicazioni si possono cogliere precocemente i segnali di un riacutizzarsi della patologia evitando una riospedalizzazione. Tuttavia, resta un problema di sottoutilizzo di queste risorse. In Sicilia la telemedicina si usa al 15-18%; in regioni più all’avanguardia si arriva al 30% circa. Cifre ancora molto basse rispetto alle potenzialità di queste risorse”.
Intelligenza artificiale
Le applicazioni delle innovazioni tecnologiche agevolano diagnosi precoci e medicina personalizzata. “La cardiologia spazia da strumenti semplici come il fonendoscopio a interventi complessi come le valvole transcatetere, e sono tutti impattati dalla digitalizzazione.” Lo ha ribadito il Prof. Italo Porto, Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare, Università di Genova. “Con l’Intelligenza Artificiale – ha continuato – ad esempio, possiamo analizzare un’amplissima mole di dati. Oggi valutiamo questi dati sulla base di un progetto mentale e analizziamo quelli che ci interessano per un determinato scopo. Ciò però riduce l’accesso ad alcune informazioni, che restano nascoste nella massa di dati. L’IA, non avendo un’idea preconcetta (il cosiddetto “black box”), permette una visione più ampia. La cartella clinica digitale, integrata con tutti i servizi, permette con un clic di mettere a disposizione tutti i dati utili per i progressivi controlli”.
Dispositivi indossabili
“Vi sono poi i dispositivi indossabili – ha ricordato Porto– che sono già a disposizione di tutti noi. Con un tipo particolare di smartwatch, ad esempio, si può ottenere dovunque ci si trovi un elettrocardiogramma anche a 12 derivazioni, la cui attendibilità è stata confermata da studi scientifici. Servono ancora dei passi avanti. Manca una cultura del digitale, sia tra gli utenti che tra gli operatori, che è fondamentale per governare la tecnologia, visto che chi la utilizza deve essere più smart della tecnologia stessa. Inoltre – ha concluso – è necessario anche un apporto legislativo e un contributo delle società scientifiche per definire la gestione dei dati, il regolamento della privacy, le misure di sicurezza e, non ultima, la cornice etica”.